lunedì 29 luglio 2013

Mare: posizioni contrastanti e il team di esperti



Nicotera. Strana vicenda la questione mare a Nicotera. Ormai da un mese si susseguono voci contrastanti in merito alla salute delle acque nicoteresi. La situazione appare complessa e ricca di elementi in palese contraddizione tra di loro.
Dualismo di posizioni Le autorità in genere asseriscono che il mare è pulito. I bagnanti e gli operatori ecologici sostengono il contrario. Quale sarà la verità? Intanto Goletta Verde ha analizzato il mare nicoterese. Verdetto: le acque sono piene di batteri, specie nei pressi della foce del Britto. Dunque, alla tesi di cittadini e turisti si aggiunge adesso (come ogni anno d'altronde) l’autorevole voce degli analisti della nota imbarcazione ambientalista di Legambiente.
Sotto accusa il Mesima, il depuratore della Iam, campeggi e villaggi (accusa, questa, avanzata dal consigliere Pino Dimasi). Eppure in questa girandola di accuse e ipotesi varie, la verità non si lascia catturare, e il tutto rimane nell’aleatorio campo dei forse, e nella terra delle contraddizioni, dove tutto è il contrario di tutto. Qui tuona l’ipse dixit delle autorità della Capitaneria di Porto, che dichiarano che il mare non è inquinato, e invitano anzi chiunque a non imbracciare il megafono degli allarmismi. Vibrano altresì le affermazioni del sindaco Franco Pagano, che assicura, senza ombra di dubbio: «Il nostro male è pulito».
Dall’altra parte abbiamo i cittadini. Costoro sostengono invece che il mare è sporco. O per meglio dire, fino ad una certa ora esso appare pulito, poi ecco comparire una eloquente striscia marroncino. Mentre invece la presenza di una strana schiuma che galleggia sulle acque sarebbe un fenomeno del tutto naturale e per nulla ascrivibile ad uno stato di inquinamento (Diego Tomat docet).
I bagnanti si dichiarano scontenti. Lo stesso stato d’animo è quello che pervade gli operatori turistici, per i quali lo stato di salute del mare è un grave attentato alle loro attività. Chi può dargli torto? Già questa sembra un’estate un po’ sottotono: poche presenze, scarsi guadagni e un diffuso languore contraddistingue una stagione dagli scarsi profitti. A questa letargia degli affari, si aggiunge un mare dall’aspetto non proprio invitante.
Dove alloggi la verità appare piuttosto complicato. Quel che è certo è che in questo scenario estivo, si sono creati due filoni contrapposti, i guelfi e ghibellini: per i primi il mare è inquinato (cittadini, turisti, operatori turistici, Goletta Verde e Pino Dimasi), per  secondi il mare è pulito (Franco Pagano, Diego Tomat e varie autorità).
Il team di esperti In questo manicheismo delle posizioni, mentre il solleone bussa ormai alle porte, i cittadini attendono quel team di esperti annunciato dal sindaco Franco Pagano nella tarda primavera. Era infatti il mese di maggio, quando il primo cittadino convocava la stampa per annunciare al mondo la futura nascita di un team di esperti che avrebbe indagato sulle cause del mare inquinato, e, una volta individuate le cause, avrebbe restituito ai cittadini un favoloso specchio d’acqua.
Ancora la squadra di questi navigati competenti non si è vista. Ma la gente, che ha la memoria lunga, attende ancora fiduciosa.
Intanto ciò che è incontrovertibile è che il mare è il biglietto da visita di una località che abbia ambizioni turistiche.
Nell’era di internet al turista indignato per essersi imbattuto in un mar color marroncino’ basta un click per dire a mezzo mondo come ha visto lo specchio d’acque di fronte alla Marina. Invitare la stampa al silenzio per non danneggiare il business turistico e come cercare di mettere una toppa in una nave piena falle che imbarca acqua da tutte le parti.
Enza Dell’Acqua

domenica 28 luglio 2013

Rimozione tetto d'amianto




Nicotera Mercoledì, nel corso della mattinata, in un’arteria principale della cittadina, ha avuto inizio la rimozione del tetto di eternit di un grosso edificio. La cosa dovrebbe essere di per sé di ordinaria amministrazione, in realtà si rivela un’operazione abbastanza inusuale perché scene di questo genere, ovvero operai specializzati in mascherina e tute bianche alla CSI intenti a rimuovere il temibile materiale, se ne vedono purtroppo ben poche.
La rimozione dei malefici tetti di veleno non avviene di frequente e ciò per una serie di motivi.
Innanzitutto i costi eccessivi della bonifica e del conseguente rifacimento del tetto è completamente a carico del privato, che non beneficerebbe di incentivi economici da parte dall’ente, co

munale o regionale.
Com’è ben noto, per rimuovere l’amianto di un tetto è sconsigliabile agire per conto proprio per la pericolosità a cui si va incontro. E’ infatti necessario rivolgersi a delle ditte private. La mano d’opera è attrezzata con tuta, guanti e respiratori idonei e provvede ad effettuare tutte le operazioni necessarie, trattando le lastre e smaltendole in discariche specializzate per tutelare l’ambiente. Ormai dal 1992 è vietato l’uso di amianto in Italia. Esso è altamente cancerogeno: le sue polveri, se respirate, provocano tumori della pleura e il carcinoma polmonare. Il decreto legislativo 257/1992 stabilisce obblighi per gli enti pubblici e per i privati circa gli immobili con presenza di materiale contenente amianto. Questi obblighi sono: da parte dell’ASP di procedere con il censimento tramite mappatura dei fabbricati con presenza del materiale nocivo; da parte dei proprietari di immobili di notificare all’ASP la presenza di amianti in strutture o luoghi.
Ma considerato che non esiste alcun obbligo di legge per la rimozione delle coperture di eternit ( a meno che lo stato in cui si trova non sia fonte di rischio), e considerati gli esosi costi di smaltimento, spesso l’eternit rimane dov’è. Per il PRA (piano regionale amianto) entro il 2016 bisognerà indicare l’intenzione di toglierlo, e non l’obbligo di farlo.
Ad inquadrare bene la situazione è l’architetto Rocco Avignone, responsabile della ditta Ecopiana che mercoledì mattina a Nicotera era intenta a bonificare il tetto del palazzo in pieno centro.
“Comuni, Provincia, Regione, non elargiscono contributi per la rimozione dell’eternit. Si consideri che, oltre alla spesa della rimozione, i privati cittadini devono sostenere la spesa della ricopertura, poi vi sono i costi di impalcatura, ponteggio, ecc. ma a complicare il tutto- ha continuato il Avignone- è un iter burocratico difficoltoso: prima di ottenere l’autorizzazione vi sono una serie di adempimenti che hanno dei costi, ma quello che grava maggiormente è il conferimento in discariche apposite, tali discariche non esistono nel Sud Italia. Sono quindi dei  costi che si sobbarca il proprietario dell’immobile”.  Le discariche dell’eternit si trovano in Toscana, Emilia Romagna, Lombardia.
“La gente è scoraggiata per gli importi esosi,- ha osservato il giovane architetto- l’utile per l’impresa è scarso, i soldi si spendono per adempimenti a volte inutili. Il Comune dovrebbe farsi carico almeno delle spese edili. Un altro problema è che non c’è una mappatura, anzi che nonostante ci sia una legge regionale che obbliga i comuni a fare delle ordinanze per compilare una mappatura dell’eternit presente sul territorio, gli enti che vi hanno aderito sono pochi”.
La mappatura serve per avere il PRAC (piano regionale amianto Calabria) e quindi per avere quanto meno una chiara idea della situazione in Calabria. Ad onor del vero c’è da segnalare che qualche mese fa il comune di Nicotera aveva promosso un censimento dell’eternit presente in città.
“I comuni- ha detto ancora Avignone- non hanno ottemperato anche perché manca la cultura del rispetto dell’ambente. Sarebbe inoltre opportuno informare i cittadini sulla pericolosità dell’amianto”.
Eventuali vantaggi per i cittadini che rimuovono i pericolosi tetti sono di tipo fiscale. I costi di bonifica da amianto rientrerebbero tra le spese che beneficiano delle agevolazioni fiscali previste per le ristrutturazioni edilizie. Con il Decreto salva Italia (6/12/2011 n.201) sono previste delle detrazioni Irpef per le ristrutturazioni edilizie, anche per quanto riguarda la parte dei costi da sostenere per lo smaltimento dei tetti in eternit o di strutture similari in amianto.
Ma il vero problema è che manca il rispetto della salute pubblica, mancano soprattutto i fondi per bonificare l’insidioso materiale. Magari adeguati incentivi farebbero germogliare in qualsiasi cittadino una sana etica ambientale. Quello che non mancano però sono le pietose scene in cui campeggiano lastre di eternit nei letti dei ruscelli o nei pressi delle spiagge.
Enza Dell’Acqua

Incendio in contrada Filippella





Nicotera. Ore di panico in contrada Filippella, verso le 15.30. Un poderoso incendio si è sviluppato nei pressi dell’esteso canneto che delimita alcune villette a schiera.
I molti residenti, sorpresi nel bel mezzo della pennichella pomeridiana dal rumoroso crepitare delle fiamme, affacciandosi dai balconi si sono accorti che le fiamme avevano già lambito la strada, oltre ad aver divorato quell’ampia porzione di sterpaglie nei pressi del cortiletto di alcune case.
Il fuoco, alimentato dalla brezza estiva e dal roveto, nel giro di pochi minuti si è sviluppato con estrema velocità, raggiungendo una ragguardevole estensione. L’arteria di contrada Filippella è una strada a vicolo cieco, ciò ha contribuito a seminare la paura tra i residenti, dato che l’unica via fuga, la strada che si collega alla via principale, era minacciata dal fuoco e resa quasi invisibile dal fumo. Qualcuno, in preda al panico, è salito in macchina e pur di scappare via dal quartiere pericolosamente minacciato dalle fiamme, ha attraversato il percorso d’uscita reso ormai irrespirabile dalle esalazioni delle fiamme. I più coraggiosi invece, munitisi di tubi di gomma e mascherine protettive si sono improvvisati pompieri e hanno provato ad affrontare il mostro incandescente che crepitava con sempre più vigore. Intanto qualcuno aveva già allertato i vigili del fuoco, che, di questi tempi, hanno sempre un gran da fare. Dopo circa mezz’ora è arrivato un mezzo del consorzio di bonifica della protezione civile con tre uomini a bordo, inviati su posto dalla centrale operativa. I tre volontari si sono immediatamente dati da fare per sedare le fiamme che, nonostante la coraggiosa iniziativa dei residenti nel fronteggiare l’incendio, continuavano a crepitare.
Spento il fuoco, sono rimasti l’odore acre del fumo, la confortante sensazione, per i residenti, del pericolo scampato, e le solite problematiche che si ripresentano puntualmente in concomitanza di eventualità del genere.
I cittadini hanno infatti raccontato che ogni anno, nella stessa zona, divampa un incendio. Due anni fa, nel mese di settembre, il fuoco ha lambito i fili della corrente elettrica lasciando al buio buona parte del quartiere. Il problema, dicono i residenti, è che andrebbe pulita da sterpaglie e canneti la vasta area dietro l’ospedale, area che confina con contrada Filippella.
Sempre in tema di incendi, la novità di quest’anno per Nicotera è che la cittadina costiera è stata privata del presidio estivo dei pompieri. Benché l’amministrazione abbia fatto richiesta al Comando dei Vigili del Fuoco e al Prefetto di Vibo Valentia di un distaccamento di un reparto operativo dei Vigili, la richiesta non ha trovato accoglimento. Causa: sempre la stessa, la mancanza di risorse disponibili. Per fortuna Nicotera ha degli eroici e impavidi cittadini, che, in attesa che pompieri giungano da chissà dove,  hanno già provveduto, a loro rischio e pericolo, a sedare le indomite fiamme.
Enza Dell’Acqua

La sentenza del sindaco: "Il mare è pulito!"



Nicotera. A un mese esatto dell’attentato al sindaco, il 26 luglio, si è svolto un consiglio straordinario a Nicotera Marina. Ad ospitare il civico consesso il lido American Bar. L’ordine del giorno è stato, com’è noto, la problematica mare. Non si è parlato di sicurezza, di criminalità, di monitoraggio del territorio da parte delle forze dell’ordine. Non si è parlato dell’agguato accorso presso la villetta del sindaco un mese prima, e nemmeno di come il primo cittadino e la sua giunta intendano procedere. Nulla di tutto questo.
Come un incubo evaporato all’alba Sembra che il terribile attentato che ha sconvolto la città il 26 di giugno sia stato rimosso, e del drammatico evento non sia rimasto che un vago ricordo da ricacciare negli anfratti più segreti della memoria collettiva. Una brutta cosa da dimenticare, e sulla quale si è voluto stendere un velo di silenzio. Da parte di tutti. A cominciare dagli stessi membri dell’amministrazione. Silente anche l’opposizione. Lo stesso silenzio abbracciato dai cittadini. Tutti marciando su un pericoloso precipizio nel quale si rischia di scivolare nella “banalità del male”, per dirla con Hanna Arendt.
Il proclama del sindaco
L’intervento del sindaco Franco Pagano all’inizio dei lavori aveva l’aria di un proclama. «Il mare è pulito», ha ribadito un primo cittadino decisamente seccato dalle voci incontrollate, e, soprattutto non scientificamente suffragate, in merito all’inquinamento dello specchio d’acqua di fronte Nicotera Marina. Per il sindaco chi sostiene che il mare sia sporco parla senza uno straccio di dato di laboratorio in mano, egli invece ha le prove di quanto afferma, prove confermate e suffragate dai rappresentanti delle autorità delle Capitanerie di porto di Vibo e Gioia Tauro, Di Marzio e Tomat, dall’Arpacal, insomma dal fior fiore delle istituzioni. Quindi, in una surreale situazione in cui si sono creare due fazioni contrapposte, una specie di res extensa e res cogitans di cartesiana memoria, Pagano, Tomat e Di Marzio, rappresentano la prima, dunque la scienza.
Nella seconda schiera rientra il vasto popolo (cittadini comuni, giornalisti, operatori turistici) di coloro i quali non sono stati illuminati dal progresso scientifico, e rimasti in una zona d’ombra, dichiarano che il fantasma esiste, ma in realtà non l’hanno mai visto, al limite ne hanno sentito il tintinnìo delle catene.
Forte dei suoi incontrovertibili dati, Franco Pagano ha invitato tutti, in primis la stampa a pesare bene quanto dice.
«Ribadisco con forza che per il futuro non tollereremo messaggi veicolati anche a mezzo stampa tali da inficiare la bontà delle nostre acque. Nel momento in cui ci troveremo degli articoli di stampa che contrastano con i dati oggettivi in nostro possesso andremo a tutelare l’immagine della nostra città».
Dimasi il dissidente Pino Dimasi, il consigliere che la scorsa settimana aveva dichiarato, senza mezzi termini, che il mare è sporco, creando non poco imbarazzo nella maggioranza cui appartiene, nel corso del civico consesso ha preso la parola. Visibilmente dispiaciuto per aver amareggiato il sindaco per quanto affermato, ha cercato di precisare le sue esternazioni.
«Se noi diciamo che il problema è il Mesima, sarebbe un guaio perché da lì il Mesima non lo sposta nessuno, quindi la nostra economia sarebbe finita. Perché questo fenomeno (mare sporco) si presenta da giugno a settembre?» ha tuonato il consigliere, che ha continuato: «da settembre in poi, abbiamo un mare pulitissimo!»
« Io amo il mio paese e non voglio fare allarmismo», ha continuato un Dimasi travolto da un’ondata di sentimentalismo «ma che nessuno si permetta di distruggere ciò che di buono abbiamo! Mi scuso con gli operatori turistici per quanto ho detto la scorsa settimana, ma il loro silenzio è preoccupante, che si facciano avanti per discutere del problema, perché  io voglio il bene di questo territorio e di chi ci lavora».
Il consigliere ha chiosato il suo accalorato discorso con un misterioso ammonimento: « Dico una cosa e chiudo: l’uomo quello che non fa non si sa, ma quello che si fa un giorno si saprà!»
Conclusioni Il mare è pulito. Lo hanno detto le istituzioni. Anche se il suo aspetto può sembrare a tratti poco invitante per via del suo colore sospetto, esso non rappresenta un attentato alla salute pubblica. Sia chiaro a tutti. Protestare non serve a nulla. La scienza ha dato il verdetto. Non ci sono tubi fognari che scaricano in mare, se proprio il cittadino vuole prendersela con qualcuno se la prenda con il Mesima, che, come ha rivelato Dimasi «solo Dio lo può spostare».
Però i tanti paesini di montagna che sversano i loro liquami fognari nell’incriminato fiume, potrebbero anche porre in essere dei sistemi fognari decenti. Spostare il Mesima un amministratore non può, costruire  opere pubbliche urgenti si.
Enza Dell’Acqua