lunedì 28 novembre 2016

La giunta Pagano, la legalità e Peppino Valarioti (con un intervento di Lia Staropoli)



Nicotera. Già dalla prossima settimana si insedierà a palazzo Convento la terna commissariale che guiderà il paese per i prossimi 18 mesi, salvo proroghe. La città parrebbe allo stato dei fatti ostaggio della criminalità organizzata, da troppo tempo capace di controllare la vita pubblica nicoterese. Un coacervo di legami tra politica e mafia così ben radicato può trovare la sua forza in una forma di consenso sociale passivo, per così dire. La vita politica e sociale naviga sulla superficie di un lago che nasconde un nido di serpi. Nicotera pare fatta di due piani. C’è il male supremo che affligge il territorio: è la mafia, resa sempre più forte da connivenze politiche e istituzionali. Al di sopra c’è la vita sociale di una città che si rifiuta di fare i conti con se stessa. Chiusa nella rassegnazione e nel silenzio nei suoi momenti cruciali, quando un sussulto d’orgoglio avrebbe potuto cambiare il corso delle cose. Ma capace di darsi da fare in tempi non sospetti, organizzando convegni sulla legalità o sui martiri della mafia. Peppino Valarioti, assassinato nel 1981, era il martire e il mito dell’amministrazione Pagano: ogni anno, al giovane politico rosarnese ucciso dalla ndrangheta, l’ex sindaco dedicava un sontuosissimo convegno. Un’occasione, per la compagine amministrativa ora sciolta per mafia, per parlare di legalità. Discorsi altisonanti. Gli stessi discorsi che fluivano dai vari convegni, sempre sull’abusato tema della legalità. Un fiume di parole. Ma la contraddizione non tardava ad arrivare. Il 23 giugno del 2013 la città fu scossa al terribile attentato al sindaco; il 14 settembre scorso l’arcinota storia dell’atterraggio dell’elicottero. Circostanze difficili, per Nicotera, che hanno visto impallidire tutte le buone intenzioni e le belle parole pronunciate nei convegni; nessuno, né politici o associazioni o comitati civici, era disposto a spendere due parole per la dignità ferita della città, nessuno era disposto a parlare di mafia, quando la mafia si è fatta concreta, e ha mostrato il suo potere, quando è uscita dai convegni salottieri per trasferirsi nella realtà. Il silenzio ha vanificato in un colpo solo ogni nobile intendimento. Il povero Peppino Valarioti rimase un santino di carta da affiggere sul petto. Sembra che il paese, pur vivendo la criminalità organizzata, pur subendo le pesanti sanzioni dello Stato, si rifiuti di guardare in faccia il problema vero, preferendo incamminarsi nel sentiero dell’ipocrisia. E così l’ex sindaco Pagano, pur celebrando Valarioti e il suo tragico destino, si è ben guardato di costituire la città parte civile nei processi contro la cosca egemone. Scelte comode che non possono non destabilizzare i cittadini, che hanno bisogno di forza e di certezze: dai rappresentati delle istituzioni, dalla politica e anche dalle associazioni antimafia. Così Libera, nella persona di don Fiorillo, sedeva spesso accanto al sindaco nei famosi convegni su Valarioti, benedicendo una celebrazione  priva di sbocchi concreti nel tessuto sociale di Nicotera.
 A tal proposito abbiamo raccolto la dichiarazione dell’avvocatessa Lia Staropoli, presidente dell’associazione Condivisa e rappresentante del Movimento antimafia “Ammazzateci tutti”. Da sempre impegnata nell’attività di denuncia sul territorio insieme ai poliziotti del sindacato Coisp e Sap.
«Le associazioni antimafia devono operare gratuitamente, a sostengo della legalità e dalla giustizia, in perfetta sinergia con gli operatori delle Forze dell’Ordine, per  strutturare insieme iniziative idonee a contrastare il consenso sociale alla ‘ndrangheta, e per incitare i residenti a segnalare e a denunciare, perché la sicurezza deve essere uno scopo comune tra cittadini e Forze dell’Ordine.  Invece- ha aggiunto la Staropoli- ogni volta che segnaliamo delle condotte, quantomeno sospette, ci troviamo contro anche certi “antimafiosi”, che anziché aderire alla nostra denuncia, si schierano dalla parte dei responsabili, indicandoli come “esempi di legalità”. Le indagini delle Forze dell’Ordine confortano sempre le nostre denunce, presto o tardi questi comuni vengono sciolti, ma non comprendiamo il ruolo di queste associazioni che invece si adoperano per riabilitare l’immagine di queste amministrazioni. Esponendo,  peraltro, ad ulteriori rischi e ritorsioni le persone che denunciano».

sabato 26 novembre 2016

Comune. Infiltrazioni mafiose. Terzo scioglimento del consiglio in dieci anni.



Nicotera. E’ arrivata nella tarda serata di giovedì la notizia dello scioglimento del consiglio comunale. Una notizia attesa da tempo. Esattamente dal 12 settembre, quando il prefetto di Vibo, Carmelo Casabona, inviò al Ministero dell’Interno la richiesta di scioglimento nel consiglio. A distanza di due mesi e mezzo il Consiglio dei Ministri, su richiesta del titolare del Viminale, Angelino Alfano, ha deliberato il commissariamento del Comune di Nicotera, “in considerazione dei gravi condizionamenti criminali accertati” dalla commissione di acceso agli atti, insediatasi nel comune di Nicotera il primo febbraio scorso. Si attende ora di conoscere quali sono state le motivazioni che hanno indotto il Governo a commissariare il comune costiero, a cosa si riferiscano, nella fattispecie, i “gravi” condizionamenti criminali alla base di uno scioglimento, il terzo in dieci anni, che mortifica una cittadina che pare non riesca ad emanciparsi dall’influenza ormai invalidante e pervasiva della criminalità organizzata. La giunta Pagano, insediatasi nell’ottobre del 2012, arrivava dopo due scioglimenti consecutivi. Il 2 settembre del 2005 a finire sotto la lente di ingrandimento della prefettura fu la compagine guidata da Princivalle Adilardi. Agli accertamenti investigativi effettuati dalla Commissione di accesso seguì lo scioglimento del consiglio comunale. Stessa sorte toccò all’amministrazione guidata da Salvatore Reggio. Era il 13 agosto 2010 e il comune di Nicotera conosceva per la seconda volta un commissariamento prefettizio, in seguito al secondo scioglimento. Dal 2005 al 2016, dunque, in poco più di dieci anni, la casa municipale nicoterese ha visto un via vai di commissioni di accesso agli atti, commissari prefettizi, carabinieri e finanzieri intenti a reperire atti, delibere, determine. Tutto ciò che poteva servire a completare un mosaico il cui soggetto era sempre lo stesso: un Comune fortemente condizionato dalla criminalità organizzata, in cui la longa manus della cosca egemone dei Mancuso e dei loro referenti ne sovrastava l’attività amministrativa. I commissari antimafia, per come la legge in oggetto è stata concepita, dovrebbero svolgere anche un ruolo etico in seno a una comunità, o per meglio dire, “educativo”, cioè aiutare un comune, e la cittadinanza, a trovare la via delle legalità. Eppure, il caso Nicotera, che detiene adesso l’inglorioso record di tre scioglimenti consecutivi del consiglio, in dieci anni, dimostra che il legame mafia politica non si è mai spezzato. Un legame che pare inscalfibile e che trova il suo collante in quel grosso capitale di voti, sapientemente “gestito” da una regia occulta, ma non troppo, e che incorona il sindaco di turno, deputato, a quanto pare, a servire gli interessi della ndrina. Franco Pagano, eletto nel 2012, a capo di una lista dal nome carico di belle promesse, “Patto per la legalità”, divenne sindaco con 1350 voti, facendo mangiare la polvere ai quattro avversari, con un ampio scarto. Ma la sua vita a palazzo Convento non è stata semplice. Dal misterioso attentato del 23 giugno del 2013 alla recente vicenda dell’atterraggio dell’elicottero in pieno centro storico cittadino- per cui ha incassato un avviso di garanzia- alle dimissioni, il 5 di ottobre. In mezzo una serie di appalti per alcune opere pubbliche finite sotto inchiesta, come il rifacimento del waterfront nella frazione Marina. Lo sfondo del quadro è paradossale: istituzioni che faticano a dare risposte certe ai cittadini, che d’altra parte, le risposte paiono non cercarle, incapaci come sono di ribellarsi alla mafia ma anche all’inefficienza di certe azioni dello Stato.

venerdì 25 novembre 2016

Pizzo Calabro. Ordigno bellico in mare.



Pizzo. Un ordigno bellico inesploso, verosimilmente della seconda guerra mondiale, è stato individuato dalla Capitaneria di Porto di Vibo Valentia, nello specchio d’acqua prospiciente la cittadina di Pizzo Calabro, corrispondente in linea d’aria con località stazione. Del ritrovamento è stata prontamente informata, dalla stessa Capitaneria, la Prefettura di Vibo Valentia, il 21 novembre. All’Ufficio territoriale del Governo il Capitano di fregata ha chiesto di “disporre le necessarie azioni per la rimozione del presunto ordigno residuato bellico sommerso”. Dal canto suo la Capitaneria si è attrezzata ad emanare le norme necessarie che, “ai fini della sicurezza della navigazione  della salvaguardia della vita umana, interdicano contemporaneamente, la zona di mare” interessata dalla presenza del dispositivo bellico. Questo è quanto si legge nell’ordinanza della Capitaneria che ha dunque predisposto che l’area in questione, dalla data di emissione del provvedimento in specie fino al giorno della rimozione del residuato, è soggetta all’interdizione fino ad un raggio di 300 metri. E’ dunque vietato, nella zona interdetta, navigare, ancorare, o praticare una qualsivoglia tipologia di attività marittima, pena pesanti sanzioni. Non è specificato quando interverranno gli artificieri della Marina Militare a far detonare un ordigno che giace da settant’anni in un tratto di mare ad alta densità turistica, e che rappresenta un pericolo per le persone e per le cose, come i tanti residuati del sanguinoso conflitto mondiale ancora nascosti nel nostro territorio.

Campo polivalente tra acqua e fango.




Nicotera. E’ bastata una giornata di pioggia e il tanto atteso palazzetto dello sport ha mostrato grossi segni di criticità. L’acqua ha circondato la struttura, creando un lago melmoso, mentre il perimetro del palazzetto, formato quasi per intero dal terreno di sbancamento ancora presente in loco dal giorno dell’inizio dei lavori, ha formato cumuli di fanghiglia. Dalla terra bruna sbucano fuori dei tubi, segno che qualcosa  deve essere ancora sistemata. I canali di scolo attendono di essere ultimati. E non è azzardato dedurre che proprio la mancanza di adeguati canali di raccolta dell’acqua piovana abbia causato la criticità in oggetto. Il problema, pare, sia anche da attribuire alla mancata rifinitura della pavimentazione esterna, d’altro canto l’opera non è ancora stata consegnata, e tra i vari step che porteranno alla sua ultimazione vi è anche la fase di collaudo. Non è ancora ben chiaro quando la struttura possa essere ultimata, ma tutto farebbe pensare che ci sia ancora da attendere. Vedere l’opera invasa dalle acque è stato un colpo al cuore per i tanti sportivi nicoteresi che da una vita attendono di avere un posto adeguato dove praticare sport come pallavolo e basket. L’idea di creare un campo polivalente risale al 2010, ed è da attribuire a Sergio Raimondo. L’attuale vice capo di gabinetto era all’epoca presidente del comitato provinciale Fipav (federazione italiana pallavolo). La terna commissariale che guidava il Comune inoltrò la domanda al Ministero dell’Interno per poter accedere ai fondi Pon, nell’ambito di un progetto rieducativo, attraverso lo sport, a beneficio dei comuni in cui forte era l’incidenza della criminalità organizzata. Ad ottenere il finanziamento furono quattro comuni del vibonese, tra cui Nicotera. La somma complessiva ottenuta dal comune costiero è pari a 509.000 euro. L’impresa che si è aggiudicata la gara d’appalto ha offerto un ribasso del 33%, quindi, per la realizzazione della struttura, sono bastati intorno alle 300.000 euro.
Il Campo polivalente si erge in mezzo a una cintura di case, nella minuscola frazione Badia, in uno spazio piuttosto ristretto, quasi angusto, a vederlo pare quasi un enorme fungo cresciuto in mezzo alle casette ornate di fiori. La sensazione è che una struttura del genere, destinata tra l’altro ad ospitare sportivi che giungono in loco a bordo dei pullman, appaia quanto meno in una posizione poco agevole. Ma questo disagio si può gestire, quel che invece suscita perplessità è il fatto che una struttura mostri qualche problema prima ancora di nascere. E il pensiero non può non andare alla famosa riqualificazione del waterfront a Nicotera Marina, opera che, si ricorderà, è stata posta sotto sequestro dalla Guardia di Finanzia, mentre tre persone coinvolte nella realizzazione del waterfront sono state raggiunte da un avviso di garanzia. Tra questi anche il dirigente dell’ufficio tecnico comunale. Anche per i lavori della frazione Marina, come per il campo polivalente di Badia, la ditta che si è aggiudicata i lavori ha proposto un offerta di ribasso del 30%. I sostanziosi ribassi hanno portato le ditte offerenti a stracciare la concorrenza. Ma non è ancora chiaro quale sia il vantaggio per l’ente a fronte di ribassi così notevoli.

Nicotera Marina. Acqua. Continuano i disagi.




Nicotera. Le ultime analisi rese note dall’Asp hanno evidenziato che l’acqua sia a Nicotera Marina che a Ricadi è adesso rientrata nei parametri conformi ai limiti di legge. Entrambe le cittadine erano interessate da un’ordinanza di non potabilità, in quanto l’acqua si presentava contaminata da metalli e batteri. In Marina l’ordinanza persiste esattamente dall’1 ottobre del 2014. A Ricadi, e precisamente nelle frazioni di Santa Maria e Santa Domenica, il divieto dell’utilizzo dell’acqua fu emesso il 18 marzo 2016, dalla commissione straordinaria che guidava all’epoca il comune ricadese. Le analisi effettuate dall’Azienda sanitaria provinciale anche in quel caso, come per Nicotera Marina, avevano rilevato una preoccupante presenza di manganese, tanto da indurre la terna commissariale ad emettere, come precisato, l’ordinanza di non potabilità. Ieri, la sindaca Giulia Russo ha ritirato il divieto, in quanto recentissimi esami dell’Asp hanno evidenziato che l’emergenza può dirsi conclusa: il manganese è rientrato nella norma, né sono stati evidenziati altri fattori inquinanti. La soluzione della criticità è ascrivibile ai lavori effettuati dalla Sorical all’acquedotto Medma che, come’è noto, oltre ad approvvigionare la frazione Marina, serve anche Ricadi e parte di Tropea. Tuttavia, mentre la situazione nella città di Capo Vaticano è visibilmente migliorata, a Nicotera i problemi persistono, tali e quali. I cittadini lamentano infatti la colorazione giallognola o scura dell’acqua, spesso caratterizzata da un cattivo odore, che a volte è acre, tipico della candeggina, ma più verosimilmente al cloro, nella fattispecie, clorito di sodio, l’agente chimico usato per bonificare l’acqua da eventuali batteri. Il potente ossidante pare sia alla base della strage dei pesciolini rossi della vasca comunale, sita in via Garibaldi. Fatto verificatosi all’incirca due settimane fa, ma che ha avuto un suo precedente lo scorso anno, quando un surplus di clorito ha causato un’altra morìa dei piccoli abitanti della medesima vasca. Gli esami dell’acqua di Marina, effettuati dal Comune in autotutela, lo scorso settembre, tramite un laboratorio di analisi accreditato, hanno fornito un quadro desolante della situazione: a suscitare timore non era soltanto il già noto manganese, o la già individuata pseudomonas aeriginosa, ma una serie di batteri, come coliformi ed eschilichia e-coli, che rappresentano, unitamente agli altri agenti presenti, un vero e proprio attentato alla salute pubblica. Ora, però le analisi dell’Asp certificano che è tutto a posto. Tuttavia, la popolazione di Nicotera Marina è in grado di documentare esattamente l’opposto. L’acqua non è pulita. E’ sporca. Non può essere usata per lavare le stoviglie, meno che mai per lavare frutta e verdura, o per cucinare. Insomma, nulla è cambiato. Come ciò può essere possibile alla luce degli interventi effettuati dalla Sorical all’acquedotto Medma? Lavori costati 750 mila euro, grazie ai quali l’impianto è stato munito di grandi sistemi di filtraggio, capaci di bloccare materiali inquinanti come il ferro e manganese. Eppure, stranezza vuole che, mentre a Ricadi l’acqua erogata dall’acquedotto arriva pulita a destinazione, tanto da indurre la prima cittadina Giulia Russo a revocare l’ordinanza, lo stesso non può dirsi per Nicotera Marina, dove il disagio non è mai finito. Cosa non funziona nella frazione marittima? Perché l’acqua è ancora sporca? C’entra la rete idrica comunale, oppure no? Forse è ora che qualcuno dia delle risposte ai cittadini.