Nicotera.
Le
urne nicoteresi si sono espresse. Hanno parlato, prima di ogni cosa, della
frammentazione all’interno della politica cittadina. Ciò ha rivelato il volto
di una città che, per atavica consuetudine, non riesce a fare coesione, a
lottare per un unico obiettivo che innalzi la cittadina da uno stato di
letargia sociale ed economica sempre più evidente. La prima cosa che salta
all’occhio, dall’analisi di questo voto, è che quella giunta Pagano, che nelle
comunali di due anni fa è stata incoronata vincitrice delle elezioni, con ben
1350 consensi, sembra aver perso molto la sua influenza sull’elettorato
cittadino. Infatti, pur nella frammentazione, è evidente che non ha più quel
bagaglio di voti che nell’ottobre del 2012 l’ha resa inarrivabile nella
consultazione elettorale, stracciando di almeno 600 voti gli altri candidati in
lizza.
Ora, qualcosa è
cambiato. I numeri sono cambiati. I consiglieri di maggioranza hanno fatto
ciascuno delle proprie scelte, disintegrando ogni più lontana ipotesi di
coesione. Che la maggioranza fosse composta da varie sensibilità politiche lo
si è sempre saputo. Una compagine variegata, nella quale confluiva la sinistra
più moderata, rappresentata dal Pd, e quella della vecchia guardia, il cui
unico rappresentante è Franco Pagano, più volte qualificatosi come
“metalmeccanico” o “operaio del diritto”. Poi la destra. Rappresentata da
Polito, Mollese e Dimasi. Marasco, invece, è sbarcato nell’attuale esperienza
amministrativa senza un preciso colore politico. Avventurosa la sua esperienza
politica pregressa, a sinistra. Lo scorso febbraio la virata a destra, verso
Forza Italia. Ma al partito berlusconiano dirà addio per approvare a Fratelli
d’Italia, sotto la cui egida si è candidato come consigliere regionale. Dunque,
Marasco, simpaticamente chiamato l’”eroe dei due mondi” per l’attività politica
profusa nei due comuni contigui Nicotera e Limbadi, è stato l’unico nicoterese ad ambire ad una
poltrona alla Regione Calabria, ma la sua vocazione a voler rappresentare il
territorio a palazzo Campanella non è stata di certo appoggiata dai suoi amici
e colleghi di giunta di destra, e nemmeno da quelli di sinistra. Scelte
giustificate da una questione di partito. Grande l’amarezza di Marasco, per il
clamoroso abbandono dei suoi. Lo ha rivelato a chiare lettere a mezzo stampa, e
non solo: ha anche promesso dure prese di posizione contro i “traditori”. Ha
marciato da solo e il risultato conseguito, in città, non può certo definirsi
eccellente: 400 voti. Solo 400 voti per un candidato che gioca in casa,
l’unico, che è anche un amministratore locale. Ma di certo è più avvilente il
risultato conseguito dai colleghi di giunta Polito, Mollese e Dimasi, che nelle
pie illusioni di Marasco avrebbero dovuto sostenerlo, ma che invece si sono fortemente
mobilitati per convogliare consensi a Nazzareno Salerno. Un lavoro di squadra
intenso che però non ha portato i risultati sperati: solo 179 voti, infatti,
per il candidato serrese, che attende ancora di sapere quale sarà il suo
destino. La triade di consiglieri dimostra di avere un peso politico che
comincia a farsi sempre più esiguo. Ma lo scarso peso politico della compagine
di maggioranza si era già visto durante le scorse provinciali, quando Polito,
candidato consigliere, fu di fatto lasciato solo dai suoi referenti politici.
Stessa inconsistenza
dimostra d’altro canto il Pd, fronte cuperliano, solo 240 voti per Michele
Mirabello. Un risultato deludente, nonostante tutte le forze in campo
sguinzagliate. Ancora più deludente se si pensa che a “portare” voti a
Mirabello c’erano anche Pino Brosio e Mimmo Pagano, storici volti del partito
socialista cittadino i quali si sono invece prodigati per sostenere il
candidato Pd vincente, e non il candidato socialista Guerriero. La quale cosa
ha creato una seria spaccatura nel psi cittadino.
I rappresentanti della
politica cittadina, dunque, sembrano (in toto) non convincere più l’elettorato.
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