Nicotera.
“Questione di rispetto”. Questo il titolo del libro presentato ieri sera da
Gaetano Saffioti, l’imprenditore 58enne che nel 2002 ha deciso di denunciare i
suoi estorsori, facendo arrestare 48 persone, tutte esponenti dei clan più
potenti della mafia del territorio reggino. Una storia di coraggio, la sua, ma
soprattutto una storia molto bella, di riscatto, di rivincita delle persone
oneste sulla logica del malaffare e della brutalità della mafia. L’evento, che
è stato organizzato da Libera, con la collaborazione dell’associazione Nicotera
Nostra, rientra nella rassegna
itinerante della nota associazione antimafia dal titolo, non casuale,
“Tarallucci e vino”. Infatti, come ha specificato il referente Giuseppe
Borrello, nel discorso d’apertura, «nel corso delle varie serate è possibile
degustare il vino del Salento e i taralli pugliesi prodotti con il marchio
“Libera Terra” dalle Cooperative che lavorano i terreni confiscati alle mafie».
Un pubblico attentissimo, nel chiostro di palazzo Convento, ha seguito in religioso
silenzio il racconto di Saffioti. L’imprenditore, intervistato dal giornalista
Antonio Ricottilli, ha ripercorso la sua vita e quella della sua famiglia,
un’esistenza segnata dalle soperchierie degli ndranghetisti, finchè il
collaboratore di giustizia ha deciso di dire basta. Presenti all’evento il
prefetto di Vibo Valentia, Francesco Zito; il questore Annino Gargano: il
Colonnello della Guardia di Finanza Roberto Prosperi; il Colonnello dei Carabinieri
Gian Filippo Magro; il Capitano del Comando dei Carabinieri di Tropea Carmelo
Alimonda; il Comandante della stazione di Nicotera, Luca Caravaglio; segretario
generale della Cgil dell’area centro Raffaele Mammoliti; il direttore di
Confindustria Anselmo Pungitore, il sindaco di Vibo, Maria Limardo. Tra le
vittime della mafia: i genitori di Stefano Piperno e di Matteo Vinci; Carmine
Zappia, l’imprenditore vittima di usura che con la sua denuncia ha fatto
arrestare i suoi persecutori; Domenico Luppino, ex sindaco di Sinopoli, oggetto
di gravi intimidazioni da parte della cosca Alvaro, e attualmente sotto scorta;
l’imprenditore Vito Antonio Pata, la cui azienda ha recentemente subìto un
grave attentato da parte della criminalità organizzata.
«Non è un caso se siamo
qui a Nicotera- ha detto Giuseppe Borrello- la nostra rassegna itinerante si è
fermata qui per rendere omaggio all’imprenditore Carmine Zappia. Zappia e
Saffioti sono esempi di coraggio e di ribellione- ha aggiunto- ma questi atti non
devono restare isolati». Un ricordo doveroso è stato rivolto all’imprenditore
Libero Grassi, di cui, lo scorso 29 agosto, sono ricorsi 28 anni della sua
morte. Il prefetto Francesco Zito ha offerto al pubblico, come spunto di
riflessione, le parole della figlia dell’imprenditore assassinato: «“Buona
parte della gente continua a negare di essere vittima del pizzo oppure lo trova
conveniente. Purtroppo lo sappiamo, non è cambiato. Ma è cambiata una cosa: ora
puoi decidere da che parte stare”». «Essere qui- ha aggiunto il rappresentante
governativo- significa aver deciso da che parte stare: dalla parte giusta». La
parola è, dunque, passata all’ospite della serata. La sua storia ha colpito ed
emozionato i presenti, perché egli ha saputo farsi portatore di un messaggio di
riscatto e liberazione dalle catene della criminalità organizzata. La parola
“speranza” è bandita dal suo vocabolario, «perché l’implica l’attesa di un
aiuto, una forma di passività che non è ammessa per chi si ribella alla mafia».
«La mia- ha rivendicato- è una storia bella; non è una storia triste. E’ quando
si denuncia che la vita migliora, non certo quando si vive sotto scacco dei
mafiosi». Incalzato dal giornalista Ricottilli sul tema della paura che può
accompagnare chiunque scelga di mettersi contro ai clan, ha rimarcato: «non
bisogna aver paura di morire, ma paura di non vivere la vita. Si deve e si può
reagire», anche perché, ha sottolineato Saffioti, questo sistema di
taglieggiamento presente in Calabria non finirà mai se tu lo alimenti pagando».
L’imprenditore ha inoltre voluto ricordare il magistrato Roberto Pennisi che
nella sua vicenda ha avuto un ruolo chiave. «Non ci si deve rifugiare dietro un
alibi, dicendo che denunciare non serve a niente», ha precisato.
Una bella serata per la
cittadina costiera, all’insegna del desiderio di riprendersi la propria dignità
e di sputare in faccia ai mafiosi, certi che la liberazione è possibile. Ad
allietare la serata il coro “Musica Nova”, di Nicotera, accompagnato dal
maestro Donato Arcuri e condotto dal direttore artistico e maestro Romolo Calandruccio.
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