Nicotera. E’ deceduto venerdì scorso, Antonio
Carrà, 45 anni, a causa di un male incurabile. Il suo nome è legato a un fatto
di cronaca che nel 2013 scosse l’opinione pubblica nella cittadina medmea. Era
il 28 settembre di quell’anno. La quiete di quell’afoso pomeriggio fu spezzata
dal rumore di un colpo di pistola, precisamente una calibro 7,65, che uccise
Roberto La Rosa, 37 anni. A sparare era stato proprio Carrà, all’epoca
dei fatti 39enne. Aveva ucciso il La Rosa perché questi intratteneva una
relazione con l’ex moglie. L’uomo si era anche trasferito in quella che era
stata la casa dei coniugi Carrà, al quarto piano di uno stabile in via Dispensario.
Da quel matrimonio era nata una figlia, all’epoca dei fatti adolescente, che
fin dal primo momento ha scelto di andare a vivere con il padre. Secondo la
ricostruzione dei fatti da parte degli inquirenti, Antonio Carrà si era recato
dall’ex moglie forse per incontrarla o prelevare degli oggetti, ma vi aveva trovato
il suo nuovo compagno. Tra i due sarebbe sorta una colluttazione a cui è
seguito il fatale colpo di pistola. Roberto La Rosa è stato attinto al capo e
per lui non c’è stato nulla da fare. Carrà si era immediatamente dato alla
macchia. Una latitanza che finì il 22 novembre di quello stesso anno, quando
l’operaio si presentò presso il Comando dei Carabinieri di Tropea.
Il 12
marzo del 2015 era stato condannato a 15 anni e 6 mesi di reclusione, al
termine del processo con rito abbreviato, escludendo le aggravanti. In appello
i giudici hanno riconosciuto le attenuanti generiche e avevano decurtato la
pena a 12 anni e 6 mesi. Ma già dal gennaio del 2015 il Carrà aveva ottenuto
gli arresti domiciliari in un luogo diverso del comune di appartenenza e con
l’applicazione del braccialetto elettronico. Il provvedimento del giudice era
scaturito dal fatto che il difensore dell’imputato, Francesco Sabatino, aveva
presentato dei referti medici che indicavano che il suo assistito era affetto
da una grave patologia. La morte di Carrà, nonostante la vicenda di cronaca che
l’ha riguardato, ha sortito in paese grande commozione, perché ritenuto dalla
comunità un onesto lavoratore e un bravo padre di famiglia, ma segnato da un
destino impietoso.
Nessun commento:
Posta un commento