Nicotera.
4
maggio 2010. La Sogefil, società riscossione tributi, tiene un convegno a
Cosenza. Si parla di novità in materia di tributi. L’incontro era dedicato per
lo più agli addetti ai lavori, perché si sa «che quando si parla di tasse
servono gli esperti», declama il moderatore del dibattito. In quell’occasione le
numerose realtà territoriali partecipanti hanno potuto esaminare i servizi
innovativi in materia di tributi locali e le tecnologie di ultima generazione offerti
dal gruppo Sogefil riscossione S.p.A. Mentre dunque i responsabili della Sogefil
insegnavano da un lato i segreti del mestiere, dall’altro rubavano i soldi di
ignari cittadini, facendo sparire nel nulla, con la maestria di navigati
illusionisti, milioni e milioni di euro.
Poi grazie
all’inchiesta, dal nome significativo “redde rationem” (“rendi conto”), i
finanzieri del Nucleo speciale di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza di
Reggio Calabria, coordinati dalla Procura della Repubblica di Cosenza, con
l’ausilio di militari appartenenti al locale comando provinciale, hanno eseguito
le ordinanze di custodia cautelare nei confronti dei quattro amministratori
della società.
A Nicotera la Sogefil
operò dal 2004 al 2010. Sei lunghi anni in cui gli esattori sottrassero ingenti
risorse ai cittadini. Tutto cominciò nel maggio del 2004, sotto
l’amministrazione Adilardi, quando il comune stipulò una convenzione con la
società cosentina. La stipula seguì alla normale procedura di una gara
d’appalto.
Nel 2007, durante la
prima commissione prefettizia, il contratto giunse a termine. I commissari lo
rinnovarono. Durante la giunta Reggio continuò la solerte attività della
Sogefil. Nel corso del secondo commissariamento,però, qualcuno si accorse che
qualcosa non andava per il verso giusto e che i soldi non giungevano nelle
casse comunali. E così nel 2010 i commissari sporsero denuncia presso la
caserma dei carabinieri. Da qui i responsabili della Sogefil ammisero delle
“anomalie” e tentarono di salvare il salvabile inviando presso il comune di
Nicotera un broker della società di riscossione che propose l’intervento della
Eticofidi che avrebbe dovuto, tramite una polizza fideiussoria, tentare di
recuperare i 3 milioni e 600 mila euro mai giunti nelle casse comunali. Il
resto è storia recente. Ovvero, la magistratura accertò che l’ammanco ammontava
a ben 8 milioni e 500 mila euro.
Domande
L’aver
scoperchiato il vaso dei veleni, da parte della magistratura, conduce però,
inevitabilmente, qualsiasi essere pensante a porsi delle domande. E cioè: com’è
possibile che in questi sei anni di reiterato furto da parte della Sogefil gli amministratori comunali non abbiano colto
un anomalia nella gestione contabile? Che i commissari prefettizi non si siano
mai accorti di nulla, se non nel 2010, anno della denuncia ai Carabinieri? Che
i vari responsabili che si avvicendavano nell’ufficio ragioneria non abbiamo
mai avuto sentore che i soldi dei contribuenti non arrivavano nelle casse
comunali? Nei consuntivi di bilancio, messi agli atti dalle amministrazioni,
niente lasciava presagire che qualcosa non andava? L’unico urlo nel deserto
quello del consigliere d’opposizione, nella giunta Reggio, Mimmo Tripaldi, che
nell’ottobre del 2009 chiese, tra le altre cose, che si procedesse a porre in
essere atti prodromici necessari affinché il comune potesse riscuotere in modo
diretto dei tributi.
Una
Class Action Nasce adesso nei cittadini nicoteresi
il desiderio di avviare una campagna di adesione per presentare una azione
collettiva (class action) nei
confronti dei responsabili del reato. Un’azione legale collettiva dunque per
chiedere soluzione e risarcimento per l’illecito subito.
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