Nicotera.
Il
14 novembre del 2008 fu inaugurata la variante Nicotera Limbadi. Grande
l’entusiasmo dei presenti al varo della nuova arteria che doveva collegare
Nicotera Limbadi, bypassando la piccola e stretta frazione di Badia, dove il
traffico si congestionava e creava disagi agli automobilisti che percorrevano
nei due sensi di marcia l’angusta stradina di collegamento tra i due comuni.
Presenti
all’inaugurazione Francesco De Nisi, l’allora presidente della Provincia; il
vice presidente con delega ai lavori pubblici Giuseppe Barbuto; l’assessore
Paolo Barbieri; il dirigente dell’ufficio tecnico provinciale Francesco De
Fina; il direttore dei lavori Francesco Teti, e, naturalmente i sindaci di
Nicotera e di Limbadi.
Insomma, presenti tutte
le autorità, come si conviene quando si inaugura un’opera pubblica. Autorità
che hanno ovviamente espresso plauso e vivo entusiasmo per la realizzazione di
un’opera che Barbuto definì «il punto di partenza per un territorio che ha
grandi potenzialità, la prima delle infrastrutture che saranno messe in opera
in questo comprensorio necessarie alla crescita infrastrutturale, culturale e
sociale». E così, anche con il conforto della benedizione di due sacerdoti, la
variante fu aperta all’uso dei cittadini che così evitavano di ritrovarsi
inscatolati nella strettoia di Badia.
Peccato però che la
strada salutata con grande entusiasmo dalle compiaciute autorità, dopo soli tre
mesi dalla sua inaugurazione cominciò a mostrare segni di cedimenti. Dei veri e propri prolassi del
manto stradale indussero gli amministratori a chiuderla, per porre in atto
degli aggiustamenti. I lavori di risanamento della strada, in realtà, da quel
gennaio 2009, data del primo segno di cedimento, non finirono mai. In questi
anni si sono sempre succeduti dei continui ritocchi perché la variante, specie
in prossimità del fosso Gattota, oltre a mostrare una preoccupante convessità,
tende a sfaldarsi ai due lati.
Ma cosa è andato storto
nella realizzazione della variante? La Provincia intese intervenire e
realizzare la strada su sollecito dei comuni di Nicotera e di Limbadi, nel
tentativo di sanare la criticità della rete viaria di Badia. E così si pensò
alla realizzazione di questa arteria di collegamento, lunga circa 900 metri e
che costò all’ente, e quindi ai cittadini, 853 mila euro. Il percorso sul quale
si snoda è solcato da ben due fossi. Nel primo, il Gattota, oltre a raccogliere
le acque piovane, si sversano anche i reflui fognari della frazione Badia.
L’altro sembra avere una minore portata delle acque, ma è pur sempre un
ricettacolo delle piogge, che, specie durante l’inverno, diventano assai
corpose. Benché siano stati costruiti dei scatolari di cemento armato nel quale
convogliare le acque, e quindi evitare la progressiva erosione del terreno al
di sotto del manto stradale, la variante ha continuato a “prolassare” e a
subire una continua erosione sui lati, specie la parte al di sopra del Gattota:
sembra che il territorio friabile e cedevole che vede lo scorrimento
dell’arteria, sia stato “riempito” con terra di riporto, ciò rende la tenuta
della strada assai precaria. Altra grossa incognita della variante è che gli
scatolari rischiano di ostruirsi, a causa di detriti e vegetazione, creando
anche un rischio idrogeologico. A tal proposito val la pena di ricordare che un
operaio addetto alla disostruzione di uno scatolare è stato travolto dalle
acque e ha rischiato di diventare l’ennesima morte bianca che funesta il mondo
del lavoro.
L’assessore Marasco nel
2004 (giunta Adilardi) aveva proposto di dare inizio al percorso della variante
in un’area antistante l’ingresso di Badia, evitando così di far passare la
strada sul pericoloso Gattota, in tal modo si sarebbe risparmiato anche sui
costi di costruzione. La richiesta di Marasco non fu accolta. Il resto è storia
recente. Storia di frane, cedimenti e dissesti, non solo idrogeologici.
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