Oggi tutte le scuole
del Vibonese resteranno chiuse. Lo hanno deciso le ordinanze sindacali dopo la
scossa di terremoto che ieri mattina, alle 9.24, ha gettato nel panico gli
abitanti fino ad un raggio di trenta kilometri dall’epicentro del sisma, individuato
dai sismografi dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia di Roma, a
due kilometri dal comune di Francica. Il
movimento tellurico ha avuto una magnitudo pari a 3.2 gradi della scala
Richter. Fenomeni che nel sottosuolo calabrese sono molto comuni, ma ieri
mattina la scossa è stata distintamente percepita dalla popolazione, in quanto
poco profonda: solo sei kilometri dalla superficie terrestre. La scelta della
chiusura delle scuole è stata decisa dai sindaci in via precauzionale. Il terremoto
è, per i paesi calabresi, collocati in una delle aree più sismiche d’Europa, un
subdolo nemico con cui fare i conti. La Calabria si trova tra la placca
tettonica europea e quella africana, e nel corso dei secoli ha conosciuto
molti, devastanti, terremoti. Ieri mattina, un nuovo incontro ravvicinato con
il più temibile dei fenomeni naturali. Gli alunni hanno dichiarato di aver sentito
un boato, di aver visto vibrare porte e finestre, mentre le sedie su cui erano
seduti hanno cominciato a muoversi. Nonostante il panico, i ragazzi, coordinati
dagli insegnanti, hanno immediatamente guadagnato la via d’uscita. In un attimo
le zone antistanti le scuole sono state invase dagli studenti, dai più piccoli
delle scuole materne, ai più grandi, delle superiori. A Vibo i ragazzi si sono
ritrovati tutti in piazza Municipio, già notoriamente e incautamente invasa
dalle automobili in sosta. Il caos è diventato ingestibile, nei vari paesi
interessati alla scossa, quando i genitori, in preda all’ansia, si sono precipitati
a scuola a prelevare i propri figli. Un’apprensione più che motivata quella dei
genitori ben sapendo le grandi incognite che gravano sulla questione edilizia
scolastica. Molte scuole risentono di grandi deficit strutturali e, più
specificamente, spesso non sono conformi alle norme antisismiche. La provincia
vibonese detiene, in tal senso, il triste record delle strutture che
necessitano cure massicce. Di tanto in tanto i dirigenti scolastici lanciano
allarmi ai Comuni e alla Provincia, i due enti deputati ad effettuare
interventi in tal senso. Richieste che cadono nel vuoto, o che si scontrano con
la solita motivazione delle casse vuote che non permettono di mettere mani a
questo genere di lavori. Molto spesso sono gli stessi comuni che “dimenticano”
di presentare apposite domande per usufruire dei fondi governativi per
ristrutturare le scuole. E’ il caso, ad esempio, del Comune di Nicotera, che ha
perso lauti finanziamenti per interventi strutturali non avendo presentato in
tempo l’apposita richiesta. Il problema vero è che la questione terremoto non è
finora stata affrontata in tutta la sua gravità e completezza. A nessun livello
amministrativo. Ieri il presidente della Provincia Andrea Niglia ha fatto
sapere che l’amministrazione provinciale «è impegnata costantemente sul fronte della sicurezza degli alunni». «Stiamo
facendo il possibile- ha precisato- per mettere in sicurezza tutti gli edifici
scolastici delle scuole superiori ma mancano i soldi necessari». Servirebbero,
da una sommaria ricognizione delle criticità estese su tutte la provincia, un
milione e mezzo di euro per ogni struttura. In totale, una cifra enorme. Senza contare quella delle scuole elementari
e medie.
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