mercoledì 11 gennaio 2017

Comune. Le motivazioni dello scioglimento.



Nicotera. Con i nomi dei funzionari governativi che comporranno la terna commissariale, e che guideranno il comune costiero per i prossimi 18 mesi, sono arrivate anche le motivazioni dello scioglimento del consiglio comunale. Sono 38 lunghe pagine, che raccontano in modo preciso e dettagliato perchè il prefetto di Vibo ha inoltrato al Viminale richiesta di scioglimento del consiglio comunale. Il lavoro della commissione di accesso agli atti, durata più di sei mesi, ha prodotto un rapporto in cui non vi è aspetto dell’amministrazione Pagano che non sia stato passato ai raggi X. Le indagini non si sono soffermate solo sui componenti del consiglio comunale e sugli atti da esso prodotti. Passati al setaccio anche molti dipendenti comunali. I lavori svolti  dalla commissione di indagine hanno preso in esame, «oltre all’intero andamento gestionale dell’amministrazione, la cornice criminale ed il contesto ove si colloca l’ente, con particolare riguardo ai rapporti tra gli amministratori e la criminalità organizzata», così si legge nella relazione del Ministro dell’Interno. E proprio il capitolo sulle frequentazioni dei componenti della giunta Pagano con esponenti del clan egemone dei Mancuso, o con soggetti a loro riconducibili, è ricchissimo. Infittito da particolari circostanziati, come la presenza, da parte di due consiglieri di maggioranza, alla partecipazione del funerale di un pluripregiudicato assassinato «in un agguato con modalità tipicamente mafiose», o il fatto che il sindaco Franco Pagano abbia festeggiato il compleanno della figlia in una struttura ricettiva di proprietà di uno stretto congiunto di un capoclan. E non solo: da avvocato, si legge nel documento, ha assistito una persona organica alla consorteria dei Mancuso. Ma a decretare lo scioglimento del consiglio comunale non sono solo state le assidue frequentazioni del sindaco e dei consiglieri con persone “controindicate”. Alla base della determinazione del Governo vi sono anche la gestione dei lavori pubblici. Ad esempio, «le procedure di somma urgenza e gli incarichi diretti, nonché l’esecuzione di lavori in economia, forniture di beni, prestazioni di servizi, determine di impegno spesa e di liquidazione adottate dall’area tecnica». In tutti questi aspetti gli investigatori hanno ravvisato un vero e proprio modus operandi costellato di molteplici “anomalie” ed “irregolarità” quali «l’acquisizione di un unico preventivo, la presenza di preventivi privi di data certa o dei dati identificativi dell’impresa offerente, la mancanza di una adeguata motivazione a supporto del ricorso all’affidamento diretto, la liquidazione del corrispettivo sulla scorta delle sole fatture presentate dalle imprese affidatarie, l’assenza di un atto con data certa attestante la regolare esecuzione dei lavori».
Nella relazione del Ministro dell’Interno è entrato a pieno titolo il famoso episodio dell’atterraggio dell’elicottero. Lo sposo, Antonio Gallone, è considerato soggetto controindicato per le numerose frequentazioni con esponenti di spicco della consorteria locale, nonché legato da stretti vincoli parentali ad una persona «contigua con la predetta consorteria e già condannata per aver favorito la latitanza di un capoclan». Il sindaco e il vicesindaco (Francesco Mollese), nonché alcuni loro parenti, hanno partecipato al ricevimento nuziale. Mentre il sindaco, in relazione all’avvenimento, risulta indagato per abuso d’ufficio. Al centro dell’attenzione degli inquirenti sono finiti anche l’avvocato dell’ente, Salvatore Campisi, congiunto di una persona arrestata per associazione a delinquere di stampo mafioso. Al vaglio degli investigatori anche le posizioni degli esponenti più giovani dell’amministrazione Pagano, quali gli assessori Federico Polito e Salvatore Cavallaro, per frequentazioni con soggetti riconducibili al clan egemone dei Mancuso. Nella lista due donne della maggioranza: Pinuccia Stilo e Mariella Calogero; la prima, ancora una volta, per frequentazioni con soggetti controindicati e per un precedente di polizia per molestia e disturbo alle persone; la seconda per un precedente di polizia per diffamazione.

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