Nicotera.
Uno
degli impegni dei commissari prefettizi insediatisi nel comune costiero il 10
gennaio scorso sarà quello di coinvolgere il più possibile i cittadini, per il
tramite delle associazioni, nella loro attività amministrativa. Un’iniziativa che
rientra, nella volontà dei funzionari governativi, nel tentativo di far
germogliare una cultura della legalità in un paese che, in poco più di dieci
anni, ha conosciuto ben tre scioglimenti del consiglio comunale, per
infiltrazioni mafiose. Posto che il commissariamento di un Comune, nelle
intenzioni del legislatore, non ha una funzione punitiva, ma esclusivamente di
prevenzione, il compito dei commissari straordinari rientra in un progetto
pedagogico della comunità, ovvero un lavoro di educazione alla legalità da
attuare nei vari strati di un contesto dove la cultura mafiosa è attecchita. Un
compito arduo, nella totale assenza, o, per meglio dire, in presenza di una
politica non sempre sana e pulita, ma spesso gustata da affarismi e secondi
fini. Va da sé, quindi, che dai commissari non ci si può aspettare miracoli,
sebbene la loro funzione “preventiva” coincida con la germinazione e la
nascita di una nuova classe dirigente, quella che dovrà guidare il comune
nicoterese alla fine del loro mandato nella città tirrenica. Urge in tal senso
l’esigenza di avvicinare i giovani alla politica, di creare nuove leve, visto e
considerato che l’ultimo ventennio a Nicotera ha dato amministratori la cui
azione è stata fallimentare, deleteria per l’Ente e moralmente deprecabile. A
scorgere la lista degli amministratori che si sono succeduti negli ultimi due
decenni troviamo, con una curiosa frequenza, sempre gli stessi nomi che
rimbalzano con disinvoltura da un esecutivo all’altro, da una giunta all’altra.
La tenacia con cui taluni soggetti non mollavano il Comune ha dato i suoi
frutti perversi traducendosi nello sfacelo politico e morale che si è poi
abbattuto nella cittadina tirrenica. E i tre scioglimenti consecutivi del
consiglio comunale lo certificano. Probabilmente quello che i commissari
chiederanno alle associazioni che vorranno rispondere alla loro chiamata, sarà
una più vigorosa presa di posizione nei confronti del malaffare, e un’opera più
concreta e meno teorica, cioè non basterà un convegno sulla legalità, occorre
più coraggio e l’importanza di chiamare ogni cosa con il suo nome, senza giri
di parole o sotterfugi, e ciò perché ogni associazione è un terreno
prepolitico. L’ambiguità, anche verbale, è una tacita complicità alla mafia. La
chiarezza invece segna già una scelta di campo. Non esiste infatti associazione
nel territorio nicoterese che abbia mai fatto una vera opposizione agli
aguzzini della città. Certi nomi si pronunciano solo a bassa voce, stando bene
attenti a farsi sentire da nessuno. Ma in questo difficile percorso è
necessario che anche lo Stato e la politica facciano la loro parte: nel primo
caso, lo Stato, qui, non ha nessuna verginità da esibire, e il suo ruolo si è
fatto indecifrabile quando non ha mantenuto in città i presidi di legalità,
quando non ha posto in essere provvedimenti contro chi ha depredato l’Ente,
contro chi ha concesso opere di somma urgenza o per chiamata diretta, o quando non ha
cercato di vederci chiaro sulla pratica delle proroghe, anzi, spesso sono stati
propri i commissari prefettizi a perpetuare le discutibili pratiche azionate
dagli amministratori democraticamente eletti. Dulcis in fundo, c’è il ruolo
della politica. Troppe volte i politici hanno dato la loro benedizione a
soggetti candidati nelle liste che correvano per palazzo Convento, candidati
tutt’altro che al di sopra di ogni sospetto. La politica fa finta di non
accorgersi della levatura morale di taluni elementi. E semmai ne prende le
distanze lo fa solo quando le conviene, o quando è troppo tardi. Spesso è essa stessa a permettere che
alcuni soggetti usino un partito come un marchio di una catena di franchising
quotata e credibile. Anzi, spesso la sigla copre ricettacoli di comportamenti
ondivaghi e ambigui, quando non di affari privati, né il politico che conta si
mobilita per rastrellare le migliori e sane forze di un contesto, ma sono
quelle che offrono di più in termini di voti. Questo è accaduto anche a
Nicotera. In questo senso, come si costruisce una nuova classe dirigente
rispettosa della legalità se prima lo Stato e la politica non invertono la
marcia nell’attuale andazzo delle cose?
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