Nicotera.
I
commissari prefettizi hanno fatto ieri mattina il loro ingresso in una Nicotera
sferzata da un vento gelido. Ad accogliere in municipio Adolfo Valenti e
Michela Fabio (in serata è arrivato il funzionario economico-finanziario Nicola
Auricchio), i manifestanti del Movimento 14 luglio, che da due giorni occupavano
la sala consiliare per protestare contro la mancata messa in atto degli interventi
per i disagi relativi alla non potabilità dell’acqua. I due funzionari
governativi non si sono sottratti all’incontro con i cittadini. Nella sala
consiliare, prendendo atto delle istanze del comitato, hanno garantito massima
attenzione alle problematiche rappresentate. Di più, ovviamente, non potevano
dire. Anche perché dovranno prendere contezza della complessa situazione del
comune nicoterese. Le motivazioni dello scioglimento del consiglio comunale,
rese note nella giornata di lunedì, hanno messo in luce un quadro inquietante
della situazione, in specie nella gestione economica e delle opere pubbliche. Rimettere
in ordine i conti dell’ente sarà forse una delle priorità cui dovranno far
fronte i commissari, insieme ad una miriade di problemi che gravano su un
comune gestito con “superficialità”, così tra le molte altre cose, si legge
nella relazione del Ministro dell’Interno. I funzionari governativi hanno
trascorso l’intera mattinata ad incontrare i dipendenti comunali, i
responsabili delle aree strategiche dell’ente, ciascuno con in mano i loro
faldoni, ad attendere il proprio turno, in un via vai di persone che
sottoponevano ai commissari le varie problematiche della città. Intanto
continuano tenere banco nell’opinione
pubblica nicoterese le motivazioni del terzo scioglimento consecutivo del
consiglio comunale. Le ragioni sono tante, e si trovano tutte in quelle 39
pagine che raccontano il volto di un ente non proprio edificante. Raccontano di
amministratori i cui rapporti con i vari rappresentanti del clan egemone dei
Mancuso o dei loro referenti sono strettissimi: i matrimoni e i funerali di
pregiudicati sono entrati a pieno titolo nella relazione, in quanto gli
amministratori vi hanno partecipato. Per ogni esponente della giunta sono
espresse dettagliatamente le varie vicende giudiziarie, i precedenti di polizia
e le frequentazioni. Forse su tutti, a detenere un curriculum “di tutto
rispetto”, è il vice sindaco Francesco Mollese. Ma molto altro ha decretato lo
scioglimento del consiglio comunale. Il capitolo dedicato ai lavori pubblici è
interminabile.
Lavori di somma urgenza affidati a società ritenute vicino al clan egemone; oppure affidati senza una regolare procedura di gara, ovvero mediante affidamento diretto "sulla base di un unico preventivo di spesa, senza ricerca di mercato".
Figura poi il ricorso scriteriato all’istituto delle proroghe: alla scadenza di un contratto, tra il comune e la ditta, o un professionista, subentrava la proroga, che andava di volta in vota a rinnovare il rapporto di collaborazione, senza un nuovo contratto, senza aprire una nuova gara d'appalto. La relazione governativa offre anche degli interessanti esempi: due ditte, scelte dal comune per affidamento diretto, e con il ricorso alle proroghe, hanno percepito, in due anni: una più di 65 mila euro, l'altra più di 130 mila euro. Tra affidamenti diretti, somme urgenze e proroghe il comune ha liquidato a soggetti "controindicati" 620.346,27 euro. Un ruolo non indifferente ha poi la misteriosa storia del furto degli strumenti musicali nell'immobile sequestrato alla mafia, a Nicotera Marina, e che doveva essere utilizzato per fini culturali. Le indagini della commissione di accesso agli atti hanno evidenziato che il comune è responsabile del mancato funzionamento del sistema antintrusione, privo di Sim, quindi inefficace. Un quadro desolante della storia e della gestione dell’ente. Così preoccupante che sorge spontanea una domanda in ogni cittadino di buona volontà: vista la situazione che si protrae da quattro anni, perchè lo Stato ci ha messo così tanto ad intervenire? Anzi, perché ha permesso che taluni soggetti, in odor di mafia, varcassero la soglia di palazzo convento?
Nella foto Adolfo Valenti, commissario prefettizio
Lavori di somma urgenza affidati a società ritenute vicino al clan egemone; oppure affidati senza una regolare procedura di gara, ovvero mediante affidamento diretto "sulla base di un unico preventivo di spesa, senza ricerca di mercato".
Figura poi il ricorso scriteriato all’istituto delle proroghe: alla scadenza di un contratto, tra il comune e la ditta, o un professionista, subentrava la proroga, che andava di volta in vota a rinnovare il rapporto di collaborazione, senza un nuovo contratto, senza aprire una nuova gara d'appalto. La relazione governativa offre anche degli interessanti esempi: due ditte, scelte dal comune per affidamento diretto, e con il ricorso alle proroghe, hanno percepito, in due anni: una più di 65 mila euro, l'altra più di 130 mila euro. Tra affidamenti diretti, somme urgenze e proroghe il comune ha liquidato a soggetti "controindicati" 620.346,27 euro. Un ruolo non indifferente ha poi la misteriosa storia del furto degli strumenti musicali nell'immobile sequestrato alla mafia, a Nicotera Marina, e che doveva essere utilizzato per fini culturali. Le indagini della commissione di accesso agli atti hanno evidenziato che il comune è responsabile del mancato funzionamento del sistema antintrusione, privo di Sim, quindi inefficace. Un quadro desolante della storia e della gestione dell’ente. Così preoccupante che sorge spontanea una domanda in ogni cittadino di buona volontà: vista la situazione che si protrae da quattro anni, perchè lo Stato ci ha messo così tanto ad intervenire? Anzi, perché ha permesso che taluni soggetti, in odor di mafia, varcassero la soglia di palazzo convento?
Nella foto Adolfo Valenti, commissario prefettizio
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