Nicotera.
Con
la fine delle elezioni, arrivano puntuali, da parte di alcuni osservatori
politici, anche le analisi post voto. Tra i commentatori c’è anche un nome
storico della politica nicoterese: Salvatore Rizzo, che è stato sindaco della
città medmea nonchè consigliere provinciale.
Secondo l’ex primo
cittadino, i risultati di queste elezioni meritano di essere analizzati perchè
rivelano delle dinamiche politiche interessanti. La sua esplorazione del voto
parte dalla lista vincitrice: “Rinascita nicoterese”. Rizzo sostiene che
Marasco avrebbe vinto «non certo per merito suo, ma per demerito degli altri,
che non hanno saputo allestire delle
squadre vincenti, anzi gli hanno servito la vittoria su un piatto d’argento». Lo
scorso ottobre Marasco ha perso le elezioni non solo perché correva contro il
quorum, «ma soprattutto perché i nicoteresi non lo hanno votato». Anzi,
aggiunge, «rispetto a sette mesi fa ha perso circa 600 voti dato che all’epoca
ha raggiunto 2100 consensi. I nicoteresi, nelle comunali di ottobre 2018, non
l’hanno voluto come sindaco, quindi, paradossalmente, ad eleggerlo sono stati i
suoi competitori, e non certo i suoi compaesani». Per quanto riguarda la
squadra guidata da Pino Marasco, Rizzo osserva che «è indubbiamente una squadra
giovane, ma purtroppo in politica l’inesperienza non agevola di certo il percorso
amministrativo».
Sulla seconda lista
classificata, Movivento, guidata da Antonio D’Agostino, l’ex consigliere
provinciale parte evidenziando la sonora bocciatura incassata dal Movimento 14
luglio sul suo stesso territorio, la frazione Marina: «il Movimento 14 luglio è
riuscito ad affermarsi esclusivamente grazie al sostegno offerto dai ragazzi di
due associazioni (Abracalabria e Cambiavento)». Il risultato, aggiunge, parla
chiaro: «a detenere veramente il successo elettorale sono queste due
associazioni; sono loro che hanno evitato la debacle completa della lista, anzi
sono proprio loro ad aver permesso che la lista si formasse; l’insuccesso del
Movimento 14 luglio- argomenta- è palese, basta osservare chi sono gli ultimi
in classifica: Mollese, Bellocco, Corigliano, cioè, militanti attivi del
Movimento». Lo strepitoso successo di Maria Adele Buccafusca (prima
classificata con 389 preferenze), anch’essa storica attivista del Movimento,
secondo Rizzo non sconfessa affatto l’analisi del voto fin qui esposta, in
quanto «la prima eletta della lista è riuscita ad imporsi con le “quote rose”,
è stata abile, cioè, ad intrufolarsi nelle preferenze riservate agli uomini,
facendosi votare in quanto espressione della seconda scelta dell’elettore, che,
se intenzionato a votare un uomo e a scegliere un altro candidato
obbligatoriamente doveva optare per una donna,e qui la Buccafusca ha saputo proporsi
come seconda scelta». Tornando al tema della sconfitta del Movimento 14 luglio,
Salvatore Rizzo osserva che «a Nicotera Marina i voti presi dai “marinoti” sono
solo 262, a cui si devono sottrarre gli 89 ottenuti da Filomena Mollese, in
quanto anch’essa espressione di una seconda scelta: i consensi in totale,
dunque, avuti dai militanti di Marina del Movimento sono solo 173. Da questi
dati emerge che l’associazione ambientalista non ha perso solo a Comerconi e a
Badia, ma anche in Marina, bocciato dai Marinoti stessi, perché quei 149 voti che
hanno fatto la differenza non sono certo di “marinoti”, ma di nicoteresi del
centro (Isaia, Mazzitelli, Floccari, Pagano). Si può dunque dire- conclude- che
Marasco con i suoi 233 consensi, ha vinto anche in Marina, pur non essendo di
Marina».
Sulla terza
classificata, la “Lega” di Antonio Macrì, Rizzo evidenzia che «la pesante
sconfitta di questa lista rappresenta davvero un caso curioso e degno di nota: la
Lega a Nicotera è stata silurata dai suoi stessi elettori, altrimenti- si
interroga l’ex consigliere provinciale- come si spiega il fatto che ha ottenuto
800 voti alle Europee e 500 alle comunali. Una tale incongruenza ha del
paradossale e merita un’analisi». Secondo Rizzo, l’elettore, in un momento così
drammatico su vari fronti, premia la Lega a livello internazionale ma la boccia
a livello locale: «cosa non ha funzionato in Macrì?», si chiede l’ex sindaco,
lasciando aperto l’interrogativo.
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