Nicotera. I numeri in merito all’eclatante depauperamento
demografico che ha subito la città medmea negli ultimi dieci anni possono
definirsi allarmanti. La popolazione cittadina, al netto degli stranieri
presenti, è passata dalle 6720 unità del 2001 alle 6242 unità del 2011, con un
calo complessivo di 478 unità. Calo che sembrerebbe essere proseguito sia nel
2012 che nel primo trimestre del 2013.
Il
giornalista Giovanni Durante ha condotto una serie di studi e di ricerche su
temi demografici e emigrazione, e, grazie alla sua collaborazione, possiamo
avere un quadro sinottico chiaro dell’attuale trend demografico nicoterese. Una
vera e propria istantanea della popolazione, dei cambiamenti e delle dinamiche
che l’hanno caratterizzata negli ultimi anni. Partendo da questi dati, non
certo confortanti, si può ipotizzare, per il futuro, una Nicotera abitata esclusivamente
da persone anziane: la bella cittadina, piena di storia e di cultura, potrebbe
trasformarsi in uno di quei paeselli sfioriti e privi dell’ebbrezza della
gioventù, a meno che non intervengano delle precise strategie di sviluppo, delle
riprese economiche e un efficace rinvigorimento socioculturale che possa
frenare questa incredibile emorragia di risorse umane.
In perdita di 478 unità Sulla perdita delle 478 unità, nel corso del decennio
2001-2011, pesa sia il cosiddetto “saldo naturale” (dato dal rapporto tra il
numero dei decessi e quello delle nascite) che ha visto una contrazione di 148
unità (666 decessi contro 558 nascite), sia il cosiddetto “saldo migratorio”
(dato dal rapporto tra il numero degli
iscritti e quello dei cancellati all’anagrafe comunale) che ha visto una
contrazione di 456 unità (1577 cancellati contro 1121 iscritti), solo in minima
parte recuperati con il saldo lievemente positivo di 78 unità registrato dai
rientri di cittadini italiani all’estero.
Un
dato allarmante su cui riflettere è che «per la prima volta dal 2002, in netta
controtendenza col dato provinciale e regionale, la popolazione straniera
residente sul territorio comunale ha registrato una prima flessione, fatto che
deve allarmare- osserva Durante- in quanto l’immigrazione è una risorsa e ha
calmierato un po’ il drammatico calo della popolazione nicoterese».
Indice di vecchiaia Approfondendo la nostra ricerca, troviamo nuove
sorprese, come quella relativa all’indice di vecchiaia (dato dal rapporto tra
la popolazione con più di 65 anni di età e la popolazione con meno di 14 anni),
e scopriamo che la popolazione con meno di quattordici anni- i cittadini e la
forza lavoro di domani- è passata dalle 1139 unità del 2001 alle 838 unità del
2011, mentre la popolazione con più di 65 anni- i cittadini di cui i giovani
dovranno farsi carico- sono passati dalle 1176 unità del 2001 alle 1292 unità
del 2011. «Aumento- precisa Durante- che sarebbe stato ancor più considerevole se, per tragica
ironia, non ci fosse stato un alto tasso di mortalità».
Indice di fertilità Anche qui le cose non vanno meglio. L’indice di
fecondità è dato da rapporto tra la popolazione con meno di cinque anni e la
popolazione femminile in età fertile. Il numero dei bambini con meno di cinque
anni è sceso dalle 305 unità del 2001 alle 288 unità del 2011.
Una
fotografia della popolazione nicoterese che vede insomma una città che si va
spopolando e che perde risorse umane in modo esponenziale.
E’
chiaro che dentro i numeri e gli indici finora snocciolati, albergano i destini
e le vite di centinaia di persone, soprattutto giovani, travolti da logiche
economiche di non semplice identificazione, logiche che dipendono da un
invisibile ma efficace “deus ex machina” che determina i grandi sommovimenti economici,
che, come un meccanismo privo di anima, macina i destini di tanti ragazzi, che
al pari dei loro nonni e bisnonni abbandonano la terra natìa alla ricerca di un
futuro migliore. E quella che sembrava una scena d’altri tempi si ripresenta
più attuale che mai.
Un secolo di migrazione ininterrotta Anzi si può dire, senza tema di smentita, che il
flusso migratorio, iniziato agli inizi del ‘900 in realtà non si è mai fermato.
Nel 1911 infatti la popolazione nicoterese era di 10816 abitanti, dunque, oggi
si è quasi dimezzata, nonostante che, all’epoca, la mortalità infantile fosse
elevatissima, ed erano ben poche le persone che raggiungevano la vecchiaia, a
causa delle scarse possibilità di fronteggiare malattie oggi curabilissime. La
stessa decimazione demografica la si può ravvisare anche in altri comuni del
Vibonese. In generale i comuni montani
hanno avuto la peggio: complessivamente l’area del Poro perde 11.107 abitanti.
Va meglio per l’area costiera, dove gli abitanti persi solo “solo” il 15%
rispetto al 1951. Parghelia è passata dai 2860 unità dal 1901 ai 1371 abitanti
di oggi. Spilinga è passata dai abitanti 3280 ai 1539. Limbadi contava nel
1921 5388 abitanti, adesso ce ne sono 3724. Popolazione dimezzata anche a
Joppolo dove dai 4236 del ’21 si è passati a 2134 abitanti.
Pizzo, Tropea e Nicotera Lievissimo calo invece per i comuni turistici di Pizzo
e Tropea, che hanno sacrificato solo, rispettivamente, il 15% e l’1% della
popolazione rispetto al 1911. A questo punto è doveroso fare un raffronto tra
Nicotera, anch’essa cittadina con vocazione turistica, e le altre due perle
della Costa degli Dei. Deve far riflettere il fatto che, con ogni probabilità,
lo spirito imprenditoriale nel settore turistico dei residenti di Pizzo e
Tropea ha bloccato il flusso migratorio. Cosa che, drammaticamente, non è
avvenuta a Nicotera. Il fatto che Tropea
e Pizzo abbiano mantenuto pressoché invariato il numero dei loro abitanti è da ascrivere alle
efficaci politiche imprenditoriali messe in campo dagli amministratori, e
sapientemente sfruttate dai residenti. Evenienza che non si è verificata a Nicotera,
dove, evidentemente, vi è un deficit di spirito imprenditoriale e produttivo,
in cui le sue grandi risorse, mare e centro storico, non sono mai state
pienamente sfruttate, al fine di trasformarle in grandi risorse in termini di
occupazione.
«Il
costante declino demografico- ha dichiarato Durante- ha avuto delle conseguenze
per la nostra comunità che è facile immaginare: un calo della popolazione di
traduce inevitabilmente in una perdita di risorse e di competenze, nonché in un
danno per la già asfittica economia cittadina».
Enza
Dell’Acqua.
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