Nicotera. Non sarà
Salvatore Campisi, avvocato del Comune di Nicotera, a rappresentare l’ente
costituitosi parte civile contro la Sogefil nel procedimento penale presso il tribunale ordinario di
Cosenza.
Il Comune,
con precedente deliberazione, lo scorso 30 maggio si è costituito parte civile.
L’avvocato, però, l’11 giugno chiedeva di essere esonerato. Motivazione: “la
mole di lavoro cui è oberato per conto del Comune” e “la brevità del termine di costituzione parte
civile”.
L’ente ha
quindi indicato e nominato l’avvocato Colistra Alessio, del Foro di Vibo
Valentia.
Una vicenda,
questa della Sogefil, assai complessa e a tratti misteriosa, avvolta da una
nebbia che attende ancora di essere dipanata.
L’avvocato Campisi
ha vissuto anch’egli in prima linea l’affaire Sogefil, infatti, in quegli anni oscuri
di cinica ruberia, egli era già avvocato del comune costiero. Nella cronistoria
della vicenda, delineata dalla Procura di Cosenza, si fa menzione delle gravi anomalie in merito al mancato versamento nelle
casse dell’ente da parte della società dei tributi, e di come l’avvocato
Campisi e la collega Giulia Russo avessero scritto delle missive in cui
diffidavano la Sogefil a fornire conto giudiziale per l’anno 2008. Il comune
costiero è, notoriamente, l’ente maggiormente depauperato dalla Sogefil.
8.350. 623
(fatti sparire tra il 2004 e il 2010). Questa la somma che la Sogefil deve al
comune di Nicotera. Volendo essere precisi, 3.600.000 euro è la cifra
indebitamente trattenuta dalla società. 150.425 gli interessi maturati. 4.600.202 euro quale
somma non riscossa dalla Sogefil, al netto dei discarichi.
Allo stato
attuale sussiste scarsa liquidità in quanto le entrate tributarie riescono solo
a finanziare le spese correnti per il mantenimento dell’ente. Gli inquirenti hanno voluto vederci chiaro
fino in fondo, nelle carte dell’inchiesta si legge infatti che: «Al fine di
poter meglio comprendere le motivazioni sottese alla differenza tra le comunicazioni
formulate dalla Sogefil e dal comune di Nicotera, riguardo al credito vantato
da quest’ultimo, nonché per determinare le responsabilità dei mancati
riversamenti ed individuare i relativi responsabili, si è proceduto a svolgere
accertamenti diretti presso l’ente, con l’acquisizione di specifica
documentazione».
Sono, tra le
altre cose, emersi «elementi di criticità anche riguardo alla determinazione
dei residui attivi stralciati nei bilanci delle pregresse annualità dell’ente».
La
documentazione fornita dal comune è definita «frammentaria» dagli inquirenti.
Quel che emerge inoltre dalle carte dell’inchiesta è che in questi sei anni di
criminosa gestione Sogefil dei tributi comunali, si sono viste solo delle
lettere di diffida.
Tiepide
appaiono le reazioni al perpetrato furto da parte dei commissari prefettizi, i
quali si sono limitati a intimare alla Sogefil (notiziando la procura, il
prefetto e la Guardia di Finanza di Vibo, la Corte dei conti di Catanzaro) di
trasmettere, con urgenza, la documentazione relativa a tutte le procedure
avviate e, in particolare, i rendiconti di gestione degli anni dal 2004 al
2010, nonché a riversare con tempestività tutte le somme incassate e non
riversate nel corso del tempo.
In seguito
al dietrofront della Eticofidi, partì finalmente dai commissari la denuncia
–querela alla Sogefil. Era il 21 agosto 2012.
Nonostante
il “sacco”, nel 2008 l’ente aveva in cassa 3.000.000 di euro. Erano questi
fondi destinati a investimenti.
«In
sostanza- si legge nelle carte- parrebbe che l’Ente non abbia vincolato fondi
destinati ad investimenti (verosimilmente accreditati a seguito del
commissariamento) e che, per questo motivo, si sia potuto utilizzarli, ovviando
così ai mancati riversamenti della Sogefil».
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