Nicotera.
In un affaccio del castello Ruffo gremitissimo, come non sempre è accaduto per
motivi connessi alla legalità, il noto magistrato Nicola Gratteri mercoledì sera ha parlato di mafia. Presenti il prefetto di Vibo Guido Longo, il questore
Filippo Bonfiglio, il Colonnello Filippo Magro e, per la politica, la
parlamentare Dalida Nesci. Stimolato dalle domande dal giornalista Alberto
Romagnoli, il giudice ha dato inizio alle “danze” attorno alle 20:30 parlando
della legalizzazione delle droga dall’ottica privilegiata di chi contrasta da
anni il traffico internazionale di sostanze stupefacenti. «Non esiste la
differenza tra droghe leggere e pesanti –ha affermato chiaramente Gratteri- per
motivazioni di carattere scientifico. La cannabis, innanzitutto, non è più
quella dei figli dei fiori perché geneticamente modificata, con un tasso molto
maggiore di thc (principio attivo dello
stupefacente, ndr). Ciò determina un aumento delle patologie psichiatriche
in età adulta anche del 36 %, come da studi effettuati. Ho recentemente
partecipato ad un dibattito in un liceo leccese- ha rammentato il magistrato-
nel quale un deputato affermava che la cannabis non crea dipendenza, citando
uno studio dell’università del Colorado, che io casualmente avevo in borsa.
Citandogli i dati reali il parlamentare è sbiancato ed ha cominciato ad
arrampicarsi sugli specchi. Alla fine ho invitato la preside ad essere più
attenta a chi si fa entrare in un liceo. A chi poi afferma che andrebbe
legalizzata anche la cocaina, bisognerebbe ricordare che questa viene prodotta
illegalmente solo in alcuni stati del sud America. E lo Stato italiano dovrebbe
contrattare con i trafficanti? Ciò senza considerare altre fondamentali
questioni di carattere etico. Vorrei sottolineare l’importanza di parlare di
temi che si conoscono profondamente, senza inventarsi esperti o conoscitori di
materie di cui non si sa nulla». Dopo la dissertazione sulle droghe un
nutrito parterre de roi si è profuso in uno scrosciante applauso, riempiendo di
piacevoli e squillanti sonorità quella stessa piazza silenziosa, vuota ed
inerte dinanzi alle telecamere indagatrici della Rai, che avrebbero dovuto saperne di più,
alcuni mesi orsono, di questo territorio teatro della nota vicenda
dell’elicottero atterrato a pochi metri dal palchetto destinato al magistrato. E
fu proprio il Quotidiano del Sud a sollevare il caso, in perfetta solitudine. Eppure lo stesso Gratteri ha
auspicato la presenza di cronisti scomodi, che sappiano fare domande giuste, vere, ai
politici. Politici che mai pagano per le loro malefatte, però. In Calabria come
altrove. Che lanciano messaggi nemmeno troppo criptici da posizioni
privilegiate ed in vista, direttamente o per mezzo di terzi che non brillano
per indipendenza. La discussione ha poi toccato altri temi condensabili
in una sorta di educazione civica ad uso anche degli adulti, richiamati da
Gratteri a «rioccupare le piazze, a tornare a passeggiare per le vie del paese». Invito non casuale, dato che quello stesso
posto in cui parlava Gratteri lo scorso anno è diventato lo scenario di una
festa privata di persone collegate al clan Mancuso. La presenza di Gratteri è
stata salutata quasi come uno spartiacque nella storia recente di Nicotera;
come quel “magistrato contadino”, com’egli si è definito, che getta nella terra
i semi del rinnovamento. È necessario capire, però, se questo terreno è pronto
ad accogliere il grano del rinnovamento, oppure no. Se è pronto a sputare in
faccia al malaffare. Intanto quello che servirebbe ai nicoteresi è la fiducia
nello Stato, che incarni quei principi sui quali ritiene di fondarsi e
soprattutto che cominci a mondare Nicotera dalle spire della mafia: mandare a
casa una giunta comunale non basta, è necessario epurare gli uffici strategici
del Comune, tenere alla larga della pubblica amministrazione tutti
coloro i quali hanno addosso il tanfo della mafia. E’ necessario, d’altra
parte, aiutare ogni cittadino ad uscire dall’ambiguità, affinchè faccia una
scelta di campo, senza tentennamenti, o atteggiamenti obliqui. In tal senso gli
esempi che giungono dall’alto valgono più delle parole; i convegni sono
importanti, ma non determinanti; né ambivalenza, né infingimenti, ma solo la
concretezza della legge.
Nessun commento:
Posta un commento