Limbadi.
«Sono
amareggiato e rammaricato», questo lo sfogo di Antonio Reppucci, Commissario
prefettizio alla guida del Comune di Limbadi, in merito alla mancata ammissione
dell’Ente come parte civile nel processo che vede indagati i Di Grillo-Mancuso
per la morte di Matteo Vinci. «E’ il Pm o Gip che dovevano notificare al Comune
le date dell’udienza, una volta individuate le parti civili- spiega- nel caso
in specie non è pervenuta alcuna comunicazione né del Pm né del Gip. Forse
avremmo dovuto apprendere la notizia dalla stampa?», ha osservato con una punta di sarcasmo il
Commissario prefettizio. «Leggere il giornale- rimarca- non equivale alla
ricezione di notifica». Ora che le cose hanno preso questa piega il
rappresentante governativo alla guida di uno dei Comuni più "caldi" della
Calabria vuole smarcarsi di dosso ogni accusa gratuita di non aver agito per
tempo e di non essersi schierato contro i Mancuso. Ad avere un ruolo determinante,
come anche hanno riportato le cronache, “è stata una lunga fase di
tentennamenti, che di fatto ha costituito una perdita di tempo”. Un’esitazione
generale, che ha riguardato non solo il Comune di Limbadi, ma anche
l’Associazione Libera.
«Ora, dunque, nessuno
osi mettere sotto inchiesta il commissario Reppucci», dardeggia il capo della
Terna commissariale. La chiave di tutto starebbe nel comprendere “il perché di
tale incertezza”; e proprio per questo motivo, tiene a ribadire, che “in quella
fase di tentennamenti” in cui erano in corso consultazioni con organi dirigenti
superiori, si è perso del tempo prezioso e che lui, per tale ragione, non è
responsabile di quanto adesso avvenuto. «Nessuno può mettere in dubbio la mia
storia personale,- sottolinea- Mi sono sempre sono schierato contro i Mancuso, ho
sempre detto che Limbadi non è Mancuso-city, che i Mancuso inquinano l’aria e
mortificano il territorio: sono cose che ho detto chiaramente nei convegni
organizzati sul tema della legalità», ribadisce. Spiega ciò che ha fatto per
togliere potere al clan nel territorio: «Nei giorni scorsi mi sono recato in un
terreno coltivato da soggetti riconducibili ai Mancuso per riacquisirlo al
Comune. La mia storia personale- conclude- parla da sola».
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