mercoledì 10 giugno 2015

Allarme rosso per le casse comunali: il comune sul ciglio del dissesto economico.



Nicotera. Hanno dieci giorni di tempo i responsabili di aree del Comune per elaborare una relazione dettagliata sulla situazione finanziaria dell’Ente e, i particolare sulla situazione debitoria. Una volta acquisita tale relazione sarà poi il responsabile del servizio finanziario, produrre una ulteriore relazione inerente il riscontro effettuato a seguito delle relazioni dei colleghi e delle risultanze contabili emerse. Tali resoconti serviranno all’ente per stabilire se il comune versa in una condizione di disavanzo tecnico e conseguente opportunità di aderire al Piano di rientro previsto dall’articolo 243/bis del Tuel.
Il resoconto delle condizioni di salute della casse deve stabilire «la sussistenza, presso l’area di competenza di debiti fuori bilancio, conti liquidi ed esigibili, nonché la presenza di eventuali debiti potenziali, la sussistenza di debiti fuori bilancio, risorse vincolate».  Questo è quanto si legge nella delibera di giunta numero 71 relativa all’adunanza del 26 maggio scorso. Una terminologia tecnica e il ricorso a un articolo di legge, il 243/bis del Tuel per dire una cosa molto semplice: e cioè che il comune, come più volte sottolineato sulle pagine di questo giornale, marcia ormai da troppo tempo sull’orlo del dissesto finanziario, una marcia che adesso potrebbe complicarsi in quanto l’ente sta scivolando pericolosamente nel buco nero del dissesto finanziario e nelle difficili conseguenze che potrebbe derivarne.
A spiegare ancora meglio le intenzioni dell’amministrazione è proprio l’articolo 243/bis. Come riporta la Gazzetta Ufficiale «il Decreto legge Disposizioni  urgenti  in materia di finanza e funzionamento degli enti  territoriali» ha inserito, nel titolo in merito Enti locali deficitari o dissestati «l'articolo  243-bis  che   prevede   un'apposita   procedura   di riequilibrio  finanziario  pluriennale  per  gli   enti   nei   quali sussistano squilibri strutturali del bilancio in grado  di  provocare il dissesto finanziario». La procedura di riequilibrio finanziario pluriennale, «si  inserisce in un sistema  in  cui  sono  prefigurate,  in  una  graduale articolazione,  le   situazioni   di   precarietà   delle   gestioni amministrative ed in parallelo i rimedi per farvi fronte». 
Le fasi di riequilibrio dei conti potrebbero durare molto tempo, e comportare, ovviamente, una serie di ulteriori sacrifici che andrebbero a ricadere sui contribuenti.
Che la situazione dell’ente sia sempre stata complicata è innegabile. L’amministrazione ha dovuto rapportarsi, fin dal primo giorno del suo insediamento, con la difficile e intricata questione della Sogefil: un buco da otto milioni e passa di euro che ha fiaccato la salute delle casse comunali. L’ente per anni è andato avanti con bilanci infiocchettati dai residui attivi, soldi al condizionale, che in teoria, ma solo in teoria, avrebbero dovuto entrare nelle casse comunali.
Erano cifre virtuali, come quelle con le quali sta procedendo la giunta Pagano, cifre sulla carta che il Comune fatica ad incassare. A ciò si aggiunga la scarsità dei trasferimenti statali, nonché i vari debitori che bussano alle porte dell’ente. In ultimo l’Undis, che reclamerebbe la bellezza di 233 mila euro, e alcune fatture non sarebbero nemmeno state messo in bilancio. Dunque: debiti fuori bilancio, residui attivi che l’ente non riesce a monetizzare mentre i residui passivi non vengono assolti.
Il comune, però, intanto continua a mettere in bilancio nuove spese, alcune  consistenti, come quelle di alcuni lavori da fare nelle frazioni(qualcosa come 70 mila euro), altre più irrisorie come le 800 euro per una serata di festa in onore della Madonna della Scala. Tante spese che si accumulano pericolosamente. Intanto, cresce la preoccupazione tra i dipendenti comunali. Per pagare loro lo stipendio il comune ha dovuto ricorrere ad una anticipazione di cassa, lo scorso gennaio. E di anticipazioni di cassa il comune ne ha chieste ben tre al Tesoriere, in un anno. Senza contare la Tasi ai massimi livelli e l’Imu sui terreni agricoli. Ma i soldi non bastano mai. Ora, si aggiunge anche lo stipendio da pagare alla neo assessora esterna alla Cultura, Mariella Calogero.

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