lunedì 30 settembre 2013

Nicotera: Il caos nelle poste ripropone il problema della toponomastica da rifare.



Nicotera. Posta in tilt nella cittadina costiera. Il cambio della guardia dei postini ha generato un nuovo caos: i portalettere neoassunti faticano a consegnare correttamente la posta, i cittadini infuriati si recano presso gli uffici postali a reclamare la propria corrispondenza e, ovviamente, anche a protestare per il grave disservizio che ha gettato nella confusione la quotidiana consegna di lettere bollette da pagare con tanto di scadenza.
La cittadina costiera sta però vivendo in questi giorni un “deja vu”, infatti una situazione analoga si è già verificata circa tre anni fa, quando l’ennesimo cambio dei postini ha generato lo scompiglio più totale nella consegna della corrispondenze. C’è da scommettere che situazioni del genere si riproporranno anche in futuro, giusto il tempo infatti che i nuovi postini imparino a riconoscere zone di Nicotera e destinatari, che si effettuerà il nuovo cambio degli assunti con le annose problematiche di sempre. Ora non è dato sapere quali logiche sorreggano la scelta dei vertici delle Poste di sostituire così repentinamente i portalettere, certo è che per questi ultimi il loro lavoro diviene molto più complesso rispetto ad altri centri, e ciò perché Nicotera ha una toponomastica decisamente lacunosa, anzi necessita un vero e proprio rifacimento.
Sui muri di Nicotera non vi sono affissi i nomi delle vie e, a volte, nemmeno i numeri civici delle abitazioni o dei locali commerciali. A Nicotera vi sono ampie zone che portano un’unica denominazione. Si pensi ad esempio a via Filippella o a via Foschea. Circa 800 persone abitano tutte in un’unica via e, considerato che esistono moltissimi casi di omonimie, ciò diventa per le nuove leve una fatica immane, vista l’ampia estensione delle vie, i cui bracci interni portano la stessa denominazione della via principale. Missive recapitate all’indirizzo sbagliato, postini frastornati, uffici postali presi d’assalto dai tanti cittadini che invocano ordine e chiarezza: sono scene già viste. Urge quindi il rifacimento della toponomastica.
Eppure non occorrerebbe fare una grossa fatica per ristabilire l’ordine, per il semplice fatto che la nuova toponomastica già esiste. E’ stata elaborata nel 2006 e ora giace in qualche cassetto di uno degli uffici della sovrintendenza alle belle arti di Cosenza. In teoria basterebbe che l’amministrazione comunale si attivasse a sollecitare gli uffici periferici del Ministero dei Beni culturali al fine di riconsegnarla al Comune di Nicotera. I costi, per attuare la nuova toponomastica, si aggirano intorno alle 20 mila euro. Una cifra non esorbitante, ma a fronte del lavoro che è stato svolto per realizzare il progetto e dei sicuri vantaggi pratici che ne scaturirebbe, probabilmente ne varrebbe la pena.
Anche i benefici che ne trarrebbe la cultura sono evidenti: l’opera infatti è stata realizzata cercando di dare risalto ai nomi dei tanti nicoteresi illustri che si sono distinti nel corsi dei secoli. Ce ne sono parecchi, anche se sconosciuti ai più. Nel 2005, su iniziativa dell’allora segretario della consulta comunale Giovanni Durante, la commissione straordinaria che governava la città approvò il regolamento per la toponomastica fino ad allora inesistente. I commissari, con una delibera del 19 gennaio 2006, nominarono tre esperti la cui finalità doveva essere quella di ridisegnare la toponomastica nicoterese, tenendo presente la storia e le personalità che si erano distinte nel corso della storia della città. I tre esperti erano: il professor Pasquale Barbalace, il preside Pino Neri e il preside Calogero, i tre periti scelti dai commissari erano coadiuvati dal compianto geometra Lello Di Leo.
Il lavoro dei tre cattedratici e del geometra, che curava la parte tecnica, durò quasi un anno. Fu un lavoro intenso e certosino, alla fine del quale gli esperti consegnarono ai commissari la nuova toponomastica della città, nella quale figuravano ben 92 nuovi toponimi. Mancavano tuttavia alcuni passaggi di rito che di norma imprimono lo stigma dell’ufficialità, ed infatti nel novembre del 2006 l’opera fu inviata alla Commissione di storia patria di Reggio Calabria, che aveva il compito di visionare e concedere il nullaosta al prospetto.
La Commissione diede parere favorevole.  Senonché, l’allora commissario prefettizio Palmieri comunicò ad alcuni funzionari della sovrintendenza alle belle arti di Cosenza, che un giorno, per puro caso, si trovavano di passaggio a Palazzo Convento, che c’era pronta una nuova toponomastica. Costoro invitarono il commissario ad inviare loro il lavoro, per una ulteriore supervisione. Da allora l’opera si trova in quel di Cosenza e della nuova toponomastica non se ne è saputo più niente.
A questo punto diventa necessario mettere ordine nella vie di Nicotera, assegnare i numeri civici alle abitazioni, suddividere le estese vie piene di ramificazioni con precisi indirizzi. In tal modo, anche per i neo postini, sarebbe più semplice identificare i destinatari, guidati da vie e numeri civici, senza rischiare di perdersi nel dedalo di zone senza nome, in cui è facile perdere la bussola.
Enza Dell’Acqua

venerdì 27 settembre 2013

Nicotera e la delibera 108 contro la libertà di stampa.



Nicotera. L’organizzazione non governativa Reporter senza Frontiere ha pubblicato, anche nel 2013, il rapporto annuale sulla libertà di stampa.
Si tratta di una classifica che comprende 179 Paesi, stilata in base al livello di libertà di espressione vigente nelle Nazioni prese in esame. La Finlandia occupa il primo posto, l’Eritrea l’ultimo. L’Italia si trova al 57esimo posto, avendo perso quattro posizioni dall’ultimo rapporto pubblicato dalla famosa organizzazione non governativa. A decretare una posizione nella classifica non proprio edificante per l’Italia è, secondo Reporter senza frontiere, il fatto che «le istituzioni ripropongono pericolosamente leggi bavaglio».
E infatti la cronaca ci ricorda ogni giorno quanto conflittuali siano in Italia i rapporti tra stampa e istituzioni. E se nel microcosmo si proietta il macrocosmo, basta vedere cosa accade nei piccoli comuni per capire perché l’Italia sia miseramente scivolata al 57esimo posto della classifica mondiale della libertà di stampa. Infatti, effettuando una piccola ricerca su internet troviamo una miriade di microcosmi che riflettono una realtà, in merito al diritto di informare, di cui c’è poco da stare allegri: sono infatti tantissimi i comuni che hanno emesso le cosiddette delibere della museruola, che, con il pretesto di tutelare l’immagine della città, nei fatti si fanno promotori di intimidazioni nei confronti dei giornalisti, con buona pace dell’articolo 21 della Costituzione.
A questi comuni (ne menzioniamo qualcuno: Altamura, Diamante, Gallipoli, Riccione) dal 20 settembre scorso si aggiunge anche il comune di Nicotera, il quale, pur avendo prodotto una delibera che ha suscitato non poche polemiche, è in buona compagnia e non si configura un caso isolato. Ma questo di certo non alleggerisce la gravità dell’iniziativa posta in essere dal sindaco Franco Pagano e dai suoi assessori , anzi la rende ancora più intollerabile, perché è un mattone in più su quel muro di silenzio che si vorrebbe alzare intorno alle problematiche e alle criticità che un giornalista ha il dovere di cogliere per la tutela dei cittadini e per la tutela dell’inviolabile diritto alla libertà di espressione.
Tutti i Comuni che scelgono di scrivere delibere del genere scivolano, purtroppo, in un indefinibile dimensione in cui convivono il drammatico e il ridicolo, in cui la pretestuosità dell’affermazione secondo la quale si dovrebbe “tutelare dell’immagine della città”, irrimediabilmente lesa ai giornalisti, è davvero poco convincente, e, cosa ancor più grave, somiglia un po’ a quell’odioso manto nero da gettare sui problemi che si chiama censura.
La delibera di giunta numero 108, ancora visualizzabile nell’albo pretorio del comune, forse finirà negli annali della storia di Nicotera, come la delibera che mette in guardia la stampa nel pesare bene quanto dice e quanto afferma, pena la messa in moto dell’ufficio legale, il quale fabbrica le querele da scagliare all’indirizzo del malcapitato giornalista. Ma il tutto comporta perdite di tempo e risorse preziose, oltre che spreco di denaro pubblico. Grandi energie che invece andrebbero usate per il migliorare una cittadina sempre bisognosa di cure. Ora è chiaro che, probabilmente questa delibera non entrerà mai in azione: essa forse vuole essere solo un monito alla stampa, ma di certo il suo valore (o disvalore) simbolico, non cambia.
Sicuramente essa non può costituire uno spauracchio per i giornalisti, che continueranno ad essere quel grillo parlante che non si vorrebbe ascoltare.
Inoltre è chiaro che gli amministratori dovrebbero tutelare l’immagine della città non con delibere del genere ma dando il meglio di se stessi per migliorare la cittadina, risolvendone i problemi, approntando progetti da sottoporre agli organi competenti. Curando le grandi risorse che essa ha, e che sono il mare e il centro storico. E anche la stampa può essere una risorsa, anche quando addita quel che non va, e non solo quando può far comodo per annunciare eventi mondani.
Enza Dell’Acqua




giovedì 26 settembre 2013

Quando Nicotera perse i fondi destinati alla depurazione (circa 6.000.000 di euro). All'epoca del fatto la cittadina costiera era commissariata.



Nicotera. In linea con le direttive europee in tema di depurazione, la Calabria si sta attivando per riqualificare e potenziare gli impianti fognari e di depurazione. L’operosità della Regione, in tal senso, di concerto con i Comuni e le prefetture, rientra a pieno titolo nell’esigenza di evitare i salassi pecuniari cui la Calabria potrebbe andare incontro laddove non si mettesse in regola con gli impianti, dato che la regione è fanalino di coda in Italia per quanto riguarda gli impianti depurativi e la rete fognaria. Ma non è solo la necessità di sfuggire alla scure delle sanzioni ad aver messo le ali ai piedi agli amministratori, in questa operosità alloggia anche l’anelito del territorio di sentirsi parte integrante di un Paese civilizzato.
Per tale motivazione si sono dunque susseguiti in prefettura una serie di incontri, atti a produrre le necessarie strategie di intervento. Ma in uno di questi incontri è emerso un qualcosa che merita di essere sottoposto all’attenzione dei lettori.
A delineare quanto si è detto nel corso di tale riunione è l’ingegner Antonio D’Agostino del forum delle associazioni vibonesi. E’ il 28 agosto scorso. Vi è un incontro in prefettura al quale presenzia il rappresentante territoriale del governo Giovanni Bruno. Presenti i sindaci del territorio e l’ingegner Epifanio, dirigente del settore Ambiente alla Regione, il quale ha indicato le macro-aree di finanziamento destinati ala depurazione, che sono: zona Angitola- comune capofila di Pizzo, importo destinato a tale area € 10.000.000; zona Briatico-Joppolo- comune capofila Tropea, importo € 15.000.000; zona Mesima, versante vibonese, comune capofila Ionadi, importo € 6.000.000.
Tali finanziamenti si sommano ad un altro precedente che prevede un impegno di spesa di 37.000.000 di euro per la fascia dei comuni costieri. Ma sembra che sia nel primo che nel secondo finanziamento Nicotera sia rimasta tagliata fuori, perdendo altresì il suo ruolo di capofila nella “zona Mesima”, che è così passato al comune di Ionadi. Il che si profila un’evenienza che desta non poche perplessità visti e considerati le note e gravi criticità che la cittadina costiera vanta in fatto in inquinamento marino. Il motivo della declassazione di Nicotera da comune capofila a fanalino di coda? Sembrerebbe che alla riunione programmatica a suo tempo convocata per la definizione delle zone non si presentò alcun rappresentante dell’amministrazione comunale e che all’epoca del fatto Nicotera fosse commissariata. Ora, com’è noto, i commissari prefettizi si occupano solo della gestione dell’ordinaria amministrazione di un comune, e dunque la Nicotera dell’epoca appariva sguarnita di una rappresentanza, che, stando agli osservatori presenti alla riunione dello scorso mese, è costato alla cittadina costiera la perdita di un lauto finanziamento. 
L’ingegner D’Agostino, in rappresentanza del forum delle associazioni vibonesi, ha invitato i rappresentanti dei civici sodalizi nicoteresi «a prendere atto di questo fatto di notevole gravità».
«Personalmente- ha aggiunto ancora l’ingegnere- valuterei anche l’ipotesi di chiedere al sindaco di verificare la possibilità di un’azione per danni nei confronti di chi ha omesso di svolgere precisi doveri d’ufficio per i quali, peraltro, è stato lautamente pagato».
In merito all’increscioso episodio, lapidaria la posizione del sindaco: «I commissari prefettizi- ha detto- sono un sciagura per un territorio».
Enza Dell’Acqua



mercoledì 25 settembre 2013

Nicotera: In arrivo 1 milione di euro per il potenziamento degli impianti di trasferimento delle acque reflue.



Nicotera. Spetta alla Calabria la maglia nera per lo stato di depurazione in Italia. Intere aree non raggiunte dai servizi di depurazione delle acque reflue. Sono 18 gli agglomerati, che comprendono circa 90 comuni della regione, sotto procedura di infrazione dell’Unione Europea perché non hanno adeguati sistemi fognari e non garantiscono un efficace sistema di depurazione. Sotto accusa anche la mancata considerazione delle variazioni di carico legate ai flussi turistici nei mesi estivi.
Questo è ciò che emerge dal rapporto “Depurazione in Calabria: tempo (quasi) scaduto”, realizzato da Legambiente, Cittadinanzattiva e Unione Nazionale dei consumatori. Il titolo del rapporto è programmatico, perché l’Unione Europea ha stabilito un termine ultimo entro il quale l’Italia, e dunque anche la Calabria, dovrà adeguarsi alle normative. La “dead line” è prevista per l’1 gennaio 2016. Se entro quella data i Comuni sotto accusa saranno ancora fuorilegge, scatteranno le salatissime sanzioni che l’Ue ha comminato per l’Italia. Il dettagliatissimo rapporto rivela che in Calabria la provincia che ha la copertura peggiore del servizio di depurazione è Vibo Valentia con il 40,9% di abitanti serviti da un sistema di depurazione di tipo secondario o terziario. In alcuni comuni, denuncia ancora la relazione, c’è una tipologia di rete fognaria mista, che raccoglie, cioè, scarichi civili (acque nere e grigie) e acque meteoriche (acque bianche) insieme.
Sonora bocciatura anche da parte della Commissione parlamentare d’inchiesta, a causa delle situazioni critiche in cui versano gli impianti di Gioia Tauro e Lamezia Terme, ma anche le fiumare calabresi in cui i Noe hanno riscontrato diversi scarichi abusivi.
Per non incorrere nelle pesanti multe la Regione Calabria è corsa ai ripari. Il Piano nazionale per il Sud prevede lo stanziamento, per il sistema depurativo calabrese, di 159.850.000 milioni di euro. Una somma ingente che dovrà servire a rimettere la Calabria nella carreggiata dei sistemi depurativi a norma di legge. I finanziamenti nel Vibonese sono stati divisi in base ai cosiddetti ambiti territoriali, che sono, nella fattispecie, quattro: la fascia costiera; l’area del Mesima; il comprensorio delle Serre e il comprensorio dell’Angitola.
La situazione a Nicotera Anche il comune di Nicotera, in linea con gli altri comuni del Vibonese, sta programmando una efficace strategia di potenziamento del sistema di depurazione. Anzi, esiste già uno studio di fattibilità, approntato dall’ufficio tecnico del comune, per rimodernare gli impianti di trasferimento delle acque reflue presso la piattaforma della Iam. Tale studio è stato presentato alla regione Calabria 2012. A breve dovrebbe arrivare il via libera, e presto il progetto potrebbe essere inserito nel piano programmazione 2014. La messa in opera del progetto ha un costo di circa 1 milione di euro; tale somma dovrebbe rientrare nell’ambito dei finanziamenti del piano di rimodernamento della depurazione in Calabria. Intanto il 19 settembre si è tenuto, presso al prefettura di Vibo Valentia, un incontro informativo tra sindaci, il rappresentante territoriale del governo e l’ingegner Epifanio, dirigente del settore dell’Ambiente della Regione Calabria. Nel corso dell’incontro si è delineato l’attuale stato della situazione ed eventuali modalità di intervento.
Il percorso delle acque reflue Le opere da porre in essere nel comprensorio nicoterese riguardano dunque gli impianti di trasferimento. Infatti, Nicotera, pur avendo un sistema fognario, non ha un sistema depurativo a sé stante: le acque reflue giungono alla Iam tramite una serie di impianti (o pompe) di sollevamento e trasferimento disseminati lungo il territorio fino a Gioia Tauro. Il tragitto delle acque reflue è il seguente: da Nicotera superiore, per caduta, giungono nei pressi del primo impianto, nei pressi dell’ex depuratore. Da qui, vengono spinte verso il secondo impianto, presso il villaggio Tam Tam, il terzo si trova nell’area della Valtur, il quarto nella zona dell’ex Ventaclub, quinta tappa villaggio Mimosa, la sesta presso il comune di San Ferdinando e qui la gestione è di competenza di Gioia Tauro.
Mesima, cloaca a cielo aperto In questo percorso, non esisterebbero dei tubi che alleggerirebbero la portata delle acque scaricando in mare. Da ciò di può dedurre che l’unico responsabile dell’inquinamento marino è il fiume Mesima. Infatti, in tale fiume confluiscono gli scarichi di 21 comuni dell’entroterra vibonese e della frazione Piscopio di Vibo Valentia. Dieci di questi comuni non risultano in possesso di impianti di depurazione, cinque comuni hanno impianti sottodimensionati o obsoleti. In alcuni dei restanti comuni, che risultano formalmente dotati di impianti di depurazione, si registrano interi quartieri o frazioni privi di collettamento fognario. Il Mesima si trasforma dunque in una enorme discarica che sversa in mare i liquami di intere aree del Vibonese e, a quanto sembra, anche di altri centri dell’entroterra Reggino.
Per quanto riguarda le frazioni di Nicotera, la situazione è la seguente.
Comerconi La popolosa frazione alle pendici del Monte Poro è l’unica ad avere un impianto di depurazione a sé stante, attivato nel settembre del 2012, dapprima in via sperimentale, poi, attestato il  buon funzionamento, lasciato in funzione definitivamente.
Preitoni Anche Preitoni ha un impianto di trasferimento, mai però entrato in funzione, a causa della mancanza di energia elettrica. Sembra però che il Comune si sia già attivato a stipulare dei contratti con l’Enel per metterlo in moto. Due contratti sono già stati assentiti, ne manca un terzo, la cui procedura è in itinere. Quando l’impianto entrerà in funzionamento, le acque reflue di Preitoni saranno anch’esse trasportate verso la piattaforma della Iam.
Badia La piccola frazione di Badia, situata tra Nicotera e Limbadi, non ha un sistema fognario vero e proprio, infatti sversa i propri liquami nel fosso Gattota, che, a sua volta, confluisce nel San Giovanni. La portata delle acque reflue di Badia sembrerebbe essere però talmente esigua da non giungere nemmeno presso il fosso della frazione marittima.
Marina Anche la frazione marittima, al pari di Nicotera, grazie al sistema di allontanamento, manda le sue acque reflue verso Gioia Tauro.
Enza Dell’Acqua