Nicotera. Quando
la vigilia del Natale del 1946 Giovannino Guareschi pubblicò il primo racconto
della più importante epopea narrativa del ‘900. incentrata sulle vicende di Don
Camillo e Peppone era consapevole di dipingere «la storia del Paese riflessa
nella cronaca del paesello». Un Paese che vede protagoniste le due istituzioni
fautrici di una rinascita politica e sociale ovvero lo Stato
e la Chiesa. Ma nel «paesello» vagheggiato dal Guareschi c’è qualcosa in più,
ovvero la Chiesa e l’ideologia comunista. Due grandi protagoniste della storia
del Novecento, divise da una scissione ideologicamente troppo profonda per
essere sanata. Tuttavia Don Camillo e Peppone, benché spesso in lite per motivi
politici, nei momenti gravi e difficili, fanno prevalere il buon senso e
l’umanità, nella consolatoria speranza di far nascere un mondo migliore.
Questa breve
immersione in uno dei romanzi più politici del secolo scorso, fa da antefatto
alla vicenda tra sindaco e parroco, accorsa a Nicotera, la scorsa settimana. Si
tratta di una tenzone dal sapore fortemente guareschiano perché il sindaco in
questione è anche un comunista incallito, insomma un degno discendente di quel
Peppone filo-bolscevico che chiamò il figlio Lenin e che porta in processione
il vessillo del Partito. L’altro protagonista è un parroco che somiglia a Don
Camillo per la dedizione totale ai fedeli e il suo impegno sociale, a favore
dei più deboli. La questione tra il
sindaco Franco Pagano, l’assessore Polito e l’arciprete della Cattedrale don
Francesco Vardè, nonché coordinatore del Forum delle associazioni, sembra
essersi conclusa nella giornata di martedì scorso. Ma andiamo con ordine. Tutto
è cominciato quando l’assessore Federico Polito ha accusato la Chiesa locale di
fare politica, accuse prontamente condivise da Franco Pagano, che, in altre
occasioni, ha pensato bene di rincarare la dose in tal senso. Don Francesco
Vardè ha inteso replicare con un’osservazione molto semplice ma efficace,
ovvero se «essere dalla parte dei bisognosi, aiutare le persone in difficoltà
accogliendole, dando loro il giusto sostentamento, anche materiale, riunendo le
varie associazioni in anni di appiattimento sociale, significa “fare politica”
allora- scrisse in quell’occasione il ministro di Dio- do le dimissioni da
parroco; se invece tutto questo fa parte del ministero apostolico sancito anche
dalle leggi canoniche e civili, allora sono fiero di dare un contributo alla
crescita religiosa, morale, culturale della bellissima città che cerco di
servire da 15 anni». A queste parole, il sacerdote univa però l’invito al
dialogo e al sereno confronto. Il passaggio dalle parole ai fatti, per il
parroco di Nicotera, è stato breve, perché, nella giornata di domenica, don
Francesco invia un’ambasceria presso il sindaco. Egli chiedeva al primo
cittadino un incontro chiarificatore, in cui il dialogo e il confronto
avrebbero dovuto essere le pietre miliari sulle quali costruire un nuovo
progetto di collaborazione e intesa. Il ramoscello d’ulivo, cristianamente
offerto da don Francesco, è stato accolto da Franco Pagano.
«Non abbiamo mai
inteso contestare il ruolo della chiesa- ha dichiarato il primo cittadino- anzi
le riconosciamo un’alta funzione sociale. Abbiamo sempre intrattenuto rapporti
cordiali con i rappresentanti del clero, tant’è vero sono stato io personalmente
a scegliere il presidente dell’Ente morale Scardamaglia Longo, e la scelta è
caduta proprio su un sacerdote (don Nunzio Maccarone), questo a comprova di
mancanza di schermaglie nei confronti della Chiesa e dei suoi rappresentanti.
Non intendiamo fare alcuna guerra di religione- ha ribadito Pagano- anzi stigmatizziamo
ogni contrapposizione sterile. Spero che, nell’interesse comune, questa
incomprensione venga cestinata, e si pongano le basi per una rinnovata amicizia.
Considero la Chiesa un punto saldo della società, pur non essendo credente,
perché- ha precisato- come sosteneva don Gallo, “non è importante essere
credenti ma essere credibili”, questo è importante agli occhi di Dio».
Enza
Dell’Acqua
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