Nicotera.
La terna commissariale non è ancora arrivata a palazzo Convento. Si presume se
ne parli ormai a gennaio, passate le feste. Il consiglio comunale è stato
sciolto, per infiltrazioni mafiose, lo scorso 23 novembre. Già all’indomani
della notizia del provvedimento firmato dal Presidente della Repubblica, si
attendeva in città l’arrivo dei commissari. Ma nulla di fatto. La gestione
dell’ente, dal 5 novembre scorso, giorno in cui Franco Pagano rassegnò le
dimissioni da sindaco, è stata affidata al vice prefetto di Vibo Valentia,
Lucia Iannuzzi. La novità è che la Iannuzzi, già il 23 novembre, giorno di
uscita del decreto di scioglimento, è stata nominata commissaria straordinaria,
il che lasciava già intuire che si sarebbero allungati i tempi dell’arrivo dei
tre funzionari ministeriali. Salvo proroghe, i cittadini ritorneranno alle urne,
nel maggio del 2018, altrimenti se ne parlerà nel novembre dello stesso anno.
Come più volte
rilevato, Nicotera è forse l’unica cittadina italiana ad aver conosciuto tre
scioglimenti per mafia consecutivi, in poco più di dieci anni. Se consideriamo
che lo scioglimento di un consiglio comunale, laddove si palesano infiltrazioni
mafiose nella gestione del comune, e il conseguente commissariamento, nasce
dalla determinazione dello Stato di effettuare un repulisti nell’ente infettato
dal germe della mala pianta. E’ un modo, dunque, per epurarlo dalle
infiltrazioni che ne hanno pregiudicato una gestione che dovrebbe essere
condotta all’insegna del rispetto delle leggi e soprattutto lontana, nei
contesti ad alta pervasività mafiosa, come il territorio nicoterese, da ogni
forma di ricezione di richieste da parte della criminalità organizzata. Ma a
Nicotera parrebbe proprio che il commissariamento antimafia non
abbia raggiunto il suo obiettivo: quello che di educare l’ente alla legalità.
Se il consiglio comunale della cittadina costiera per tre volte consecutive è
stato sciolto per mafia significa una cosa sola: che la criminalità organizzata
è radicata nell’ente comunale, e che due commissariamenti- mentre un terzo si
appresta ad insediarsi a palazzo Convento- non hanno scalfito un “sistema” che,
evidentemente, è talmente ben strutturato e organizzato nella macchina
amministrativa che rigorose squadre di commissari prefettizi non riescono ad
intaccare. Probabilmente sciogliere la parte politica non basta, forse alcuni
settori andrebbero scandagliati a fondo. Finchè non si individuano e non si disattivano
quei trait d’union, che spesso si annidano nella parte tecnico-burocratica
dell’ente, tra la politica e la mafia, ogni terna commissariale rischia di non
incidere più di tanto a beneficio del comune e del territorio.