lunedì 5 dicembre 2016

Interfittiva antimafia sospesa per la ditta Vardè. Lo ha deciso il TAR.



Nicotera. La ditta Vardè di Nicotera non è soggetta ad infiltrazioni mafiose, per cui l’interdittiva antimafia decisa dalla Prefettura di Vibo Valentia è sospesa. Questo è quanto ha deciso il Tar di Catanzaro, accogliendo il ricorso presentato dai legali della Cooperativa Vardè che lo scorso giugno era stata colpita dal provvedimento prefettizio. L’istanza di tutela cautelare presentata dagli avvocati della ditta, Paolo Villelli e Rocco Carbone, è stata dunque accolta dal Tribunale amministrativo regionale. In pratica, secondo il Tar di Catanzaro “gli elementi su cui si basa l’informativa interdittiva non appaiono sufficienti a ritenere che la società ricorrente sia sottoposta al tentativo di infiltrazione mafiosa”.
I legali di fiducia della ditta hanno presentato ricorso contro il Ministero dell’Interno, la Prefettura e il Comune di Nicotera, rappresentato dagli avvocati Salvatore Campisi e Giuseppe Gurzillo, per ottenere l’annullamento “del provvedimento del 22 Giugno 2016 di diniego di iscrizione della società ricorrente nell’elenco dei fornitori, prestatori di servizi ed esecutori di lavori non soggetti a tentativo di infiltrazioni mafiose; dell’informativa antimafia interdittiva emessa dal Prefetto di Vibo Valentia in data 17 Giugno 2016; della determinazione del responsabile dell’Area tecnica del Comune di Nicotera del 21 Giugno 2016, di revoca dell’autorizzazione al subappalto per i lavori di realizzazione di un campo polivalente coperto con annesso blocco spogliatoio denominato “Oasi Sport Gioventù”; della nota trasmessa dalla Questura di Vibo Valentia al Comune di Nicotera in data 17 Giugno 2016; della nota trasmessa dal comando provinciale dei Carabinieri di Vibo Valentia in data 24 Settembre 2015; di tutti gli atti prodromici, presupposi e conseguenziali”. Entrando nello specifico, secondo i giudici del Tar, Vincenzo Salamone, Francesco Tallaro e Raffaele Tuccillo, gli elementi su cui si basa l’informazione interdittiva “non appaiono, allo stato, sufficienti a ritenere che la società ricorrente sia sottoposta al tentativo di infiltrazione mafiosa, in quanto a carico del socio amministratore emerge che sia stato controllato più volte in passato con soggetti sul conto dei quali sussistono elementi di polizia; nondimeno, nessuno di tali controlli è stato eseguito nel corso degli ultimi 5 anni, solo uno è collocato temporalmente nell’anno 2011, uno nell’anno 2010, due nell’anno 2009 e uno nell’anno 2008, sicché non risulta possibile affermare che costui sia solito, nell’attualità, frequentare soggetti malavitosi;  a carico di altri due soci risultano rapporti di parentela con soggetti ritenuti contigui alla famiglia mafiosa dei Mancuso di Limbadi, senza che però vi siano ulteriori fattori significativi”.

Nessun commento:

Posta un commento