San
Calogero. Continua la storia infinita della paventata
fusione della Bcc con la consorella di Maierato. L’incredibile vicenda, nata in
seguito all’annuncio dell’accorpamento dei due istituti da parte della
Federazione delle Banche di Credito Cooperativo, continua ad arricchirsi di
nuovi elementi, fino ad assurgere ormai ai toni avvincenti delle telenovelas,
dove alla fine diventa delittuoso perdersi una puntata. Tutto ruota in buona
sostanza intorno al No fermo e deciso, pronunciato dai tanti soci in merito
all’odiata ipotesi fusione dell’istituto. Dagli incontri dall’atmosfera
carbonara, svoltasi nelle gelate stanze dell’ex Saub di San Calogero, tra pochi
soci, si è giunti alle lotte in grande stile. E così la storia, cominciata con
quattro gatti, è diventata la storia di tutti i sancalogeresi, la storia dei
tanti, tantissimi soci che non vogliono la fusione. La storia di un uomo
agguerrito che non si dà per vinto, che risponde al nome di Michele Maccarone,
che da tre mesi ha rivoltato San Calogero, stanato i cittadini dalle loro case,
dando vita a un trambusto popolare teso a salvare la banca simbolo e motore
economico della cittadina pedemontana. Insomma un pasionario. L’essere però il
salvatore della patria è costato caro a Maccarone. Il cda della banca l’ha
infatti espulso da socio, e con lui la sua azienda. Un duro colpo per il noto
imprenditore, il quale per tutta risposta si è recato alla Procura di Vibo e,
senza tanti giri di parole, ha detto a Mario Spagnuolo che «bisogna appurare
cosa c’è sotto il progetto di fusione». Intanto, tentava di riprendere il suo
posto di socio nella Bcc. E in questo gran trambusto, tra riunioni, assemblee,
cortei, trasferte presso le sedi delle istituzioni, trovava il tempo di
scrivere alla Banca d’Italia chiedendo di intervenire nell’annosa vicenda. Ma
l’istituto rispondeva di non poter intervenire in tali controversie, e di
rivolgersi all’autorità giudiziaria. Insomma, nuovi imperdibili episodi in
vista.
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