mercoledì 24 settembre 2014

Nicotera. Avvistato squalotto. Arriva a nuotare nel bagnasciuga.



Già lo scorso agosto era stata avvistato un piccolo squaloide. Ma è la prima volta che si registra una presenza del genere nel bagnasciuga.
Difficile comunque stabilire se si tratta di un piccolo esemplare di squalo, quello che, secondo la classificazione scientifica, viene definito “Hexanchus griseus”. E’ anche plausibile che si possa trattare di una verdesca, o “squalo azzurro”, che può superare anche i due metri di lunghezza. In ogni caso, i due esemplari non sarebbero un pericolo per l’uomo.


domenica 21 settembre 2014

Madonna Addolorata derubata degli orecchini. Continuano i furti sacrileghi a Limbadi.



Limbadi. La statua dell’Addolorata, nel cuore del centro storico del paese, è stata derubata dai suoi preziosi orecchini. Preziosi non solo perché realizzati integralmente con il più nobile dei metalli, ma perché erano stati donati alla Madonna da un fedele, per grazia ricevuta. Quindi un vero e proprio colpo al cuore al sentimento religioso dei parrocchiani, che ieri mattina, per le assolate vie del paese, non parlavano d’altro. Un gruppo di anziane signore, all’uscita di una panetteria, commentavano l’odioso gesto, perpetrato ai danno della Vergine. «La misura è colpa, non c’è più rispetto», argomentavano in preda all’indignazione. Un’azione sacrilega davvero intollerante per chi trova nella fede e nella Chiesa conforto e ristoro spirituale. La festa della Madonna si è svolta poco meno di una settimana fa, il 14 di settembre.
La cosa che ha suscitato grande perplessità è anche il modus operandi dei malviventi che, alle due del pomeriggio di giovedì, si sono infilati nella chiesa- che rimane sempre aperta per accogliere i fedeli- prima hanno derubato la statua dei suoi preziosi e poi hanno cercato di forzare la cassettina delle offerte. Appare dunque plausibile che i ladri fossero muniti di oggetti contundenti, oltre che di una notevole spregiudicatezza che gli ha consentito di mettere a segno il colpo senza temere di essere visti o beccati con le mani nel sacco.
Immediata la denuncia che l’anziano parroco, don Saragò, ha fatto ai Carabinieri della stazione di Limbadi. Gli uomini dell’Arma si sono immediatamente recati sul luogo del furto, per cercare di reperire qualche indizio che porti ai malviventi. Di sicuro, questo non può definirsi un gesto isolato, infatti non è la prima volta che Limbadi è funestata da questo genere di reati all’interno delle chiese. L’ultimo risale allo scorso luglio. Ignoti hanno forzato le porte della chiesetta della Madonna del Carmelo, sita in via Piave, e hanno rubato la corona della Madonna e addirittura il “manutergio” ovvero un fazzoletto di lino usato dal sacerdote durante la funzione per asciugare le mani dopo la lavanda. La corona aveva un notevole valore simbolico, in quanto rappresentava l’elezione di Maria a regina protettrice dei fedeli, ma il suo valore materiale era assai scarso in quanto non realizzato in oro. Eppure per ben due volte i ladri si sono impossessati della corona della Madonna del Carmelo. Non è chiaro se i malviventi cercassero in effetti un oggetto di valore o un ornamento appartenente alla sacra effigie. Il dubbio è lecito perché, in passato, altri strani furti nelle chiese, tra Nicotera e Limbadi, hanno condotto i Carabinieri ad ipotizzare che i reati fossero collegati a delle finalità, per così dire, esoteriche. Grande sgomento, a tal proposito, suscitò il furto delle ostie e della pisside, nella cattedrale di Nicotera, un anno fa.
Intanto, quel che c’è da registrare è la grande disinvoltura con cui opera la delinquenza comune. Un furto perpetrato in una chiesa in un assolato pomeriggio, rivela la sicumera dei malviventi, in un territorio in cui la sorveglianza e la pubblica sicurezza è affidata a pochi uomini dell’Arma, che combattono per fronteggiare una malvivenza che diventa ogni giorno sempre più audace.

Centralina elettrica: Comitato e amministrazione Pagano trovano un provvisorio punto di accordo.



Nicotera. Trovato un punto di accordo tra l’amministrazione comunale e il Comitato spontaneo cittadino che si oppone all’impianto della centralina elettrica nella piazza del paese. Dopo un lungo e infuocato dibattimento nel corso del quale i cittadini, da un lato, e i rappresentanti dell’amministrazione comunale, dall’altro, hanno potuto confrontarsi sulla tematica in oggetto, la riunione ha prodotto un compromesso: ai cittadini il compito di individuare delle sedi alternative dove impiantare la cabina, e all’amministrazione, di concerto con i tecnici dell’Enel, l’impegno di valutare l’idoneità dei siti individuati.
Il sindaco, in apertura dell’assemblea, ha voluto chiarire, innanzitutto che «Nicotera Marina ha bisogno di essere foraggiata da un voltaggio maggiore di quello attualmente disponibile. Circa una quarantina di cittadini- ha precisato il primo cittadino- hanno chiesto al comune un potenziamento dell’energia elettrica». In merito al contestato sito Pagano ha sottolineato che, tale scelta era stata effettuata dalla commissione straordinaria e approvata dall’intero consiglio il 21 luglio del 2014, “spalmando”, in tal modo la responsabilità della scelta all’intero civico consesso. «Tale centralina- ha assicurato il primo cittadino- è un prefabbricato di piccolo dimensioni, e non va quindi ad alterare  lo stato delle cose».
Argomentazione questa che ha poco convinto il Comitato, che, anzi ha chiesto che l’impianto sia allocato fuori dal perimetro cittadino. A tal riguardo, Toni Capua ha fatto notare al sindaco «che la Marina ha necessità di essere abbellita, che ha bisogno di una piazza che non ha, dato che tutti gli eventi si svolgono sul lungomare» e che una costruzione del genere andrebbe a «deturpare un ambiente, il cuore del paese, che deve invece essere riqualificato. Da decenni Nicotera Marina punta sul ripristino di quell’area: cosi lo pregiudichiamo per sempre».
La riunione, è doveroso sottolineare, non è certo partita all’insegna del sereno e pacifico confronto, anzi l’esordio del sindaco sulla scarsa “titolarità” tecnica, da parte del Comitato, ad opporsi all’impianto della cabina, e del suo non essere rappresentativo della popolazione nicoterese, non ha certo simboleggiato il classico ramoscello d’ulivo. Anzi. A tal riguardo, Arturo Lavorato, attivista del Comitato, ha voluto sottolineare che «l’amministrazione riconosce la legittimità di questa assemblea, altrimenti non sarebbe stata presente, quindi le questioni di essere o meno rappresentativi non ha senso».
Altro punto dibattuto è stato quello inerente la questione della discarica, creata da ignoti per bloccare i lavori. «Sono venuto a confrontarmi con i cittadini,- ha precisato il sindaco- fermo restando che prendo le distanze da alcuni tipi di azioni di lotta, chi vuole bloccare i lavori di un cantiere ha mille modi per farlo, non certo aprendo una discarica a cielo aperto, questa sarà competenza della magistratura e delle forze dell’ordine, su questo noi intendiamo che si faccia luce e chiarezza, infatti non andremo a rimuovere i rifiuti deposti».
Alla fine però si giunti a un compromesso. Lavorato ha chiesto «il blocco dei lavori in essere in attesa di individuare un sito alternativo, proposto dalla cittadinanza, in una nuova assemblea, dove anche i quaranta supporters della cabina sono invitati a partecipare». Proposta accettata dall’amministrazione.


sabato 20 settembre 2014

Stazioni impresenziate: in concessione gratuita ad associazioni e Comuni.




Sono circa 1700 le stazioni delle Ferrovie dello Stato impresenziate, in tutto il territorio nazionale. Il loro valore comprensivo si aggira intorno ai 350 milioni di euro, a tale somma si deve aggiungere il valore di altri fabbricati, correlati all’ambiente stazione, ovvero biglietterie, magazzini, ma anche quei locali che erano adibiti a bar, edicole, tabaccai. Insomma un patrimonio enorme e completamente abbandonato a se stesso. Moltissime le stazioni chiuse, da quel lontano 1980, da quando, cioè, le FS attivarono il sistema tecnologico C.T.I. (controllo traffico centralizzato), per 6.700 km di rete ferroviaria. Le stazioni rimasero così prive di personale, anzi, oggi appaiono completamente abbandonate e in preda al degrado.
Da qui nasce l’intenzione delle Ferrovie dello Stato di concedere gratuitamente gli immobili ai Comuni e alle associazioni che ne faranno richiesta, purché le riqualifichino alla scopo di riadattarle ad attività culturali e di volontariato. I locali della stazione potrebbero inoltre essere riqualificati per scopi turistici, soprattutto al Sud. Ma non solo. Anche le attività imprenditoriali giovanili potrebbero trarne beneficio. Potrebbero inoltre essere adibiti per il recupero di attività tradizionali dell’artigianato locale, manifestazioni espositive e museali, attività bibliotecarie, o per l’orientamento giovanile allo studio al lavoro.
Le strutture saranno cedute con contratti di comodato d'uso gratuito. Delle 1700 stazioni, circa 480,  corrispondenti ad una superficie di oltre 79.000 mq  sono già state assegnate. Sono stati inoltre sottoscritti una serie di protocolli d’intesa tra le FS e  Legambiente, AITR (Associazione Italiana Turismo Responsabile), CSV (Centri di Servizi per il Volontariato) e Legacoop Sociali.
“Conditio sine qua non” della concessione è la manutenzione e la cura dei locali dismessi. Per le FS sono troppo gravose le spese di manutenzione ordinaria e straordinaria, di pulizia degli ambienti e per la cura degli spazi verdi annessi.
Le associazioni di cittadini e le amministrazioni comunali possono dunque impegnarsi per ridare vita ad una stazione impresenziata, date anche le arcinote problematiche di tipo logistico di molti civici sodalizi.
In Calabria Secondo il rapporto delle FS per il “Piano riutilizzo patrimonio”, in Calabria ci sono 118 stazioni, dislocate sulle cinque linee che attraversano la regione. 185 sono i locali annessi alle stazioni, 132 gli appartamenti. Il valore immobiliare delle stazioni impresenziate è valutato intorno ai 14 milioni di euro, quello degli appartamenti 5 milioni. I locali comprendono in tutto una superficie pari a 38.853 mq.
Si tratta, secondo il rapporto FS, di un patrimonio immobiliare per lo più in accettabile stato di conservazione: 68 stazioni sono in buono o discreto stato, 19 tra mediocre e pessimo, mentre per le rimanenti 31 non sono state fornite valutazioni.
Nel Vibonese. La stazione di Mileto è distante dal centro abitato 5 km; ha un’estensione di 310 mq e il suo stato di conservazione è mediocre. I locali (nove in tutto) presso la stazione di Pizzo sono definiti “discreti” e si trovano a mezzo kilometro dal centro abitato. Discrete anche le condizioni della stazione di Ricadi (5 locali), di Nicotera (3), di Zambrone (1) e di Joppolo (2), che distano un kilometro dalle rispettive città. Mediocri le condizioni dei locali della stazione di Parghelia (2 locali), che si trovano al centro del paese, analogamente a quelle di Tropea (3 locali) e Santa Domenica di Ricadi e Coccorino. Pessime le condizioni delle tre strutture site all’interno della stazione di Francavilla Angitola, mentre le uniche ad essere considerate “buone” sono quelle (2) di Briatico.
La stazione di Vibo Valentia si trova poco fuori dal centro abitato, dispone di 5 locali che versano in discrete condizioni.
Le Fs detengono inoltre un patrimonio di circa 3000 km di linee ferroviarie dismesse, che, nelle intenzioni del Piano di riutilizzo, diventeranno delle “greenways”, cioè,  piste ciclabili e percorsi verdi accessibili a tutti, riservati alla mobilità dolce.
Una lunga serie di abbandonate stazioni e percorsi ferroviaria potrebbero essere strappate dal loro squallore, dando loro decoro e utilità, anche per rendere meno desolata la partenza di chi si appresta ad affrontare un viaggio.


giovedì 18 settembre 2014

Rimborsi ENEL: utenti nicoteresi condannati a pagare. Ma la vicenda ha contorni poco chiari.

Nicotera. 28 settembre 2003: l’Italia, alle tre del mattino, rimase al buio. Il più grande black out della rete elettrica italiana si protrasse fino alle 22 della stessa giornata. In seguito agli enormi disagi cagionati dal disservizio molti utenti nicoteresi, al pari di molti altri in tutta Italia, decisero di richiedere il risarcimento dei danni. In prima istanza, il Giudice di Pace di Nicotera diede ragione ai clienti Enel. Al grado di appello, il Tribunale di Vibo ribalta la sentenza: gli utenti dovranno restituire quanto la Società per l’energia elettrica ha versato nelle tasche dei propri clienti.
E così in questi giorni, a distanza di undici anni dal balck-out,  a 910 cittadini nicoteresi è stata recapitata una lettera dalla Società Smartpaper srl, per conto dell’Enel, nella quale si rende nota la sentenza di appello che, riformando la decisione del Giudice di Pace, li condanna alla restituzione delle spese legali, per i due gradi di giudizio, e del rimborso, a titolo di risarcimento, per i presunti danni a seguito del black-out nazionale del 2003. Una cifra non di poco conto: si tratta infatti di 925 euro a testa. Un bel salasso per molte famiglie, le quali in tempi brevi dovranno restituire all’ente per l’energia elettrica il “maltolto”.
In verità, grande è lo sconcerto dei cittadini, i quali, non solo ignoravano che fosse stata emessa una sentenza di appello- che infatti è stata espressa nella “contumacia” degli interessati- ma, cosa ancor più strana, è che, chi ha presentato domanda di rimborso,   non ha mai visto i soldi previsti dal risarcimento. Ma l’Enel assicura di aver regolarmente sganciato gli assegni, dopo la sentenza di primo grado. Una somma non eccessiva, che andava dai 250 ai 350 euro, tanto il Giudice di Pace aveva stabilito che il colosso dell’energia elettrica dovesse pagare.
Ma c’è di più. In seguito alla sentenza d’appello, molti degli utenti che si sono visti recapitare a casa le famigerate lettere di pagamento, dichiarano di non aver mai fatto richiesta all’Enel di essere rimborsati.
Eppure le lettere continuano ad arrivare a raffica nelle case dei clienti, creando un gran caos: c’è chi ignora che Enel nel 2005 e 2006 avesse staccato e inviato al legale che li rappresentava la somma relativa al risarcimento e c’è chi disconosce proprio il senso di una lettera che intima un oneroso pagamento. Mentre si sta attivando un comitato di protesta, già in molti si stanno attivando alla controffensiva legale.
A rappresentare le istanze dei cittadini, nel 2003, era lo studio legale Spasari, sito a Nicotera. Le sentenze sono state emesse a più filoni, tra il 2005 e il 2006. Ora, si scopre che l’Enel ha incassato la vittoria, con le sentenze n. 350 e n. 1180/09 del Tribunale di Vibo Valentia, in quanto «non possono essere attribuite all’Enel responsabilità ulteriori e diverse da quelle che competono alla Società».
Insomma, verrebbe da dire oltre il danno la beffa, ai danni dei clienti, ovviamente. Ora si attende di fare luce in una vicenda dai contorni poco chiari. Anche se, c’è da segnalare, che gli utenti nicoteresi sono in buona compagnia: tantissime le richieste di pagamento giungono da parte della Smartpaper, agli ignari clienti. Sono migliaia in tutta Italia che dovranno pagare quanto deciso dai tribunali.