venerdì 20 aprile 2018

Riprende il processo scaturito dall’operazione Minosse.Ascoltato l’imputato Pasquale Grillo.


Il lungo processo scaturito dall’operazione Minosse è ripreso ieri mattina dinanzi al Tribunale collegiale di Vibo Valentia. Il dibattimento, presieduto dal giudice Giulio De Gregorio, è iniziato undici anni fa in seguito a un’operazione antidroga svolta dai Carabinieri di Vibo. Undici anni in cui sono stati numerosi i testi chiamati a deporre in aula, nell’avvicendamento di numerosi collegi giudicanti, tra rinvii delle udienze e alcune prescrizioni dei reati. Ieri mattina è stata la volta di Pasquale Grillo, 69 anni, di San Calogero, già coinvolto nell’operazione antidroga Stammer, per la quale è ospite nelle patrie galere. La deposizione di Grillo non ha apportato alcuna novità al dibattimento in quanto il teste ha dichiarato di riportarsi alle dichiarazioni rese in aula il 22 maggio 2014, nel corso del processo Minosse. Il dibattimento è stato rinviato il prossimo 5 giugno. Questi i nomi degli altri imputati: Carmelo Belvedere, 61 anni, di Cessaniti; Domenico Belvedere, 41 anni, di Vibo; Giuseppe Corsaro, 40, di Limbadi; Giovanni Cossu, 39, di Vibo; Gregorio Giofrè, 55 anni, di San Gregorio d’Ippona; Francesco Limardo, 57 anni, di Motta Filocastro; Michele Ranieli, 41 anni di Rombiolo, Gianluca Tassone, 39 anni, di Soriano Calabro. 
Ricordiamo che l’operazione Minosse, scattata il 10 febbraio 2005, e che ha portato all’esecuzione di 16 ordinanze di custodia cautelare in carcere, è scaturita da un’attività investigativa del comandante Nazzareno Lopreiato che in quegli anni era alla guida della stazione dei Carabinieri di Vibo. Le indagini dei militari dell’Arma permisero di sgominare un’organizzazione criminale, attivissima tra il vibonese e la Colombia, dedita allo spaccio di droga. 16 gli arrestati, come precisato, e 14 gli indagati, alcuni dei quali poi condannati in rito abbreviato, mentre altri hanno patteggiato la pena. I problemi inerenti la mancanza di un Collegio stabile al Tribunale di Vibo hanno portato alla prescrizione dei reati per sette imputati: i continui rinvii e la cronica carenza di magistrati ha rimesso in libertà alcuni degli imputati e ha portato il processo, in 13 anni, a procedere a una lentezza elefantiaca, senza ancora giungere a conclusione.

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