Nicotera.
Ennesima
mattinata campale, quella di ieri, nella sala d’attesa dell’ufficio ticket
della struttura sanitaria nicoterese. Almeno cento persone in attesa, dalle
sette del mattino, nella speranza di poter timbrare in tempo l’impegnativa per
sottoporsi agli esami del sangue o a una visita ambulatoriale, o semplicemente
per prenotare una prestazione medica. Un solo sportello aperto, per un’utenza
gigantesca, in un clima di tensione e vistoso malcontento tra le persone in
fila. Giovani e meno giovani, soprattutto anziani, con il loro foglietto in
mano, dall’aria stanca e con una pazienza da santi, attendevano il loro turno.
Le proteste e il malumore fioccavano su quelle teste pressate intorno allo
sportello, oltre il quale un operatore lavora con gli occhi fissi sul computer,
consapevole che ne avrà fin ben oltre l’orario previsto di lavoro. Le sedute,
nella sala d’attesa, sono poche: quasi
tutti, dunque, stavano in piedi, i più appoggiati al muro. Alcuni protestavano,
altri invece non hanno più voglia nemmeno di indignarsi. D’altronde questa non
è che una giornata di ordinaria babilonia, anche avantieri, e l’altro ieri
ancora, le cose stavano così. Cento, cento cinquanta persone a sostenere una
fila kilometrica per degli esami che probabilmente non sono riusciti a fare
perché era ormai troppo tardi quando la loro impegantiva era pronta. Idem ieri
mattina. Molti, vedendo la calca nella sala d’attesa, se ne sono andati, e
magari avranno pensato che stanti così le cose l’esame lo vai a fare
privatamente, invece di farti venire le vene varicose stando in piedi appresso
a un turno che non arriva mai. «Stamattina», ci racconta una signora «quando
sono arrivata io alle otto, già c’erano almeno settanta persone, ora sono quasi
le undici e sto ancora aspettando». «E’ davvero intollerabile- osserva un signore
in preda al disappunto- obbligarci a questa attesa, non è questo il modo di
trattare le gente, qui oltre al disservizio c’è la disumanità». Presso la
struttura nicoterese confluiscono cittadini da Joppolo, Limbadi, San Calogero,
insomma, tutti i centri viciniori la cittadina medmea, con le loro relative
frazioni. Ma le vibranti proteste dei cittadini cadano evidentemente nel vuoto,
e nulla si muove. Anzi, le cose vanno drammaticamente peggiorando: il
laboratorio analisi si regge ancora in piedi grazie al sostegno di alcuni
volontari, tra i quali anche il sindaco Pino Marasco, che di professione fa l’infermiere.
Così non va. In questi termini sarebbe interessante capire se i dirigenti
dell’azienda sanitaria possono beneficiare dei premi di produzione. Di certo i
cittadini non possono beneficiare dei servizi previsti in un Paese civile.
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