mercoledì 7 maggio 2014

Commissione d'accesso. Una doccia fredda per il Comune.

Nicotera. Lunedì 5 maggio. Il cielo è piovoso sopra Nicotera. Sembra rispecchiare lo scoramento che serpeggia lungo i corridoi di Palazzo Convento. Si è appreso dal Quotidiano della Calabria che è solo una questione di tempo, ma la commissione di acceso agli atti busserà all’antica porta della sede municipale, mentre continua la fase di monitoraggio, iniziata diversi mesi fa, da parte delle forze dell’ordine avviata dalla prefettura. Nella sede del municipio si trovano alcuni esponenti della maggioranza. Sta per riunirsi la commissione elettorale che sceglierà gli scrutatori per le prossime votazioni. Nessuno ha voglia di commentare. Ma quel silenzio gravido di costernazione è il vero termometro che misura una tensione che si fa quasi palpabile. L’amarezza traspare prepotentemente dai volti tesi. Gesti e brevi frasi di circostanza raccontano il disappunto e la contrarietà: non è semplice accettare che per la terza volta, in dieci anni, la sempre meno ridente cittadina costiera subisca un accesso agli atti da parte del Ministero dell’Interno, in quanto l’amministrazione reggente potrebbe essere in odor di mafia. Una strana coincidenza ha voluto che nello stesso giorno a Palazzo Convento avesse inizio la settimana, per le scuole, di esercitazione nell’affrontare i terremoti. La sala consiliare è piena di ragazzi delle scuole medie che attendono di imparare come misurarsi con le forze della natura. Al piano superiore, gli amministratori della giunta Pagano sono invece già nel bel mezzo di un terremoto. Una metafora calzante di un sisma che si irradia dalla prefettura e che coglie impreparati assessori e consiglieri. Uno di loro medita di rassegnare le dimissioni. Non una fuga dalle responsabilità, ma più che altro spirito di rassegnazione. Così come pure rassegnato appare un paese sempre più indolente e quasi assuefatto al torpore dilagante. L’annuncio dell’arrivo della commissione d’accesso sembra un dejà vu che non sconvolge più di tanto. E tutto in città sempre cristallizzato in un immobilismo sempre attuale. I lavori per ristrutturare Palazzo Convento sono momentaneamente fermi, così come quelli in piazza Cavour, che è diventata un fangoso acquitrino. Si attende la ripresa delle attività, ma per ora tutto, gli oggetti, le piazze desolate, i volti tesi sembrano voler entrare in un ritratto di realistica tristezza. Perché il rischio di un ennesimo scioglimento del consiglio comunale di Nicotera è, ormai, assai probabile. Benchè non vi siano collegamenti tra l’ultimo consiglio comunale e la notizia appresa dal Quotidiano, il caso sembra essere “deflagrato” a seguito della denuncia del primo cittadino Francesco Pagano proprio nel civico consesso in oggetto, durante il quale il sindaco “si è concesso” di censurare con parole forti l’operato della prefettura, causa la massiccia presenza delle forze dell’ordine in quel di palazzo Convento. Uno scenario che si è già profilato per ben due volte nella cittadina nicoterese, che ha visto l’intervento prefettizio interrompere rispettivamente le sindacature di Princivalle Adilardi prima e Salvatore Reggio dopo. Fatto è che, evidentemente, la cura massiccia a suon di commissioni straordinarie pare non abbia estirpato il male atavico che affligge la città costiera. Ciò detto, sul possibile provvedimento che pare incomba sui destini dell’amministrazione peserebbe in maniera determinante il contesto, vedi Joppolo già sciolto e Limbadi “preso di mira” dalla commissione nazionale antimafia. A ciò si aggiunga la sequela di atti criminosi, di micro e macrocriminalità, non ultimo quello subito dal medesimo sindaco, sul quale dalle autorità non ci sono verità ufficiali. Può essere comunque interessante cercare di capire quali potrebbero essere le conseguenze politiche. L’eventuale accesso della commissione taglierebbe fuori dai giochi una bella fetta di politica “paesana”. Sempre avuto riguardo degli addebiti che saranno eventualmente mossi e che, se da un lato consentiranno, come è già accaduto, ai notificatari, di operare negli interna corporis dei partiti, inibiranno loro le cose amministrative tramite l’incandidabilità. Nell’attuale amministrazione, infatti, da PD a NCD, passando per FI e comunisti vecchio stampo, non manca proprio nulla. Questo il quadro, apparentemente complesso ma assolutamente consueto e per nulla sorprendente. Rimane solo la curiosità di capire di quale mantello, stavolta, si vestirà il Gattopardo.




1 commento:

  1. Una massiccia cura a suon di commissioni straordinarie che, evidentemente, non da i frutti sperati. Forse per il tipo di impostazione normativa ed in special modo attuativa che si intende dare, perseverando, alla battaglia contro la criminalità organizzata. Non vi è dubbio della massiccia esistenza del fenomeno mafioso nell'intera provincia di Vibo Valentia, ormai costantemente monitorata e portata sempre piu alla ribalta della cronaca. In special modo viene tenuto sott'osservazione il territorio comprendente i comuni di Joppolo, purtroppo già stritolato dagli ingranaggi prefettizi e ministeriali, Ricadi, Limbadi e, per l'ennesima volta, Nicotera: ecco la composizione del contesto criminale che, a detta delle eccellenze del Viminale, un buon ed onesto amministratore deve conoscere ed evitare. E nulla importa se non si ha collegamento alcuno con gli ambienti "controindicati". Quel che basta è il sospetto o il conoscere gente vicina a determinate situazioni. E non importa se si vive in un territorio scarsamente antropizzato dove, alla fine, ci si conosce tutti e dove una gran percentuale di abitanti ha avuto problemi con la giustizia. Ad oggi sembra che non si tenga conto della condotta, per valutare se una persona sia onesta o meno; quel che conta, almeno si ha quest'impressione, è stare attenti agli incontri che si possono fare per strada o stare attenti a chi sia presente in un bar quando si decide di andare a prendere un caffè o, ancora, stare attenti, quando si vuole andare al ristorante, a chi ha preso posto al tavolo vicino. Comincia a crearsi, in questa situazione, una confusione che rischia di mascherare la vera e propria lotta alla criminalità, facendola diventare una "caccia alle streghe" di antica e indissolubile memoria. Serve un intervento riformatore della materia che possa finalmente dare indirizzi precisi affinchè vengano scalfiti i reali interessi della ciminalità e che, d'altro canto, diano la possibilità, a chi non appartiene a consorterie alcune, di poter continuare nel proprio lavoro. Oggi, con l'impostazione attuale che si ha, sembra di assistere ad una guerra tra stato e mafia, dove il prezzo da pagare, le vittime da sacrificare, siano i cittadini, nel loro complesso. Ed il disgusto può accrescere sempre più, quando ci si sente denigrati da spregevoli marchi, mentre dirigenti della polizia intrattengono legami con la 'ndrangheta, prefetti fanno lo stesso con la camorra e ministri festeggiano ai banchetti dei "boss".

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