Nicotera.
“La
questione sanitaria nicoterese”. Così è stata spesso definita la vicenda del
nosocomio cittadino, sempre strutturalmente scricchiolante; sempre più
depauperato dei servizi essenziali. Eppure, paradossalmente, intorno a quello
che è uno dei tanti simboli dello spreco di denaro pubblico e di degrado, sono
cadute ininterrotte piogge di promesse,
finora puntualmente disattese. Eppure tante volte l’ex commissaria
dell’Asp Maria Pompea Bernardi, ha pubblicamente assunto precisi impegni. Lo
stesso dicasi di Nazareno Salerno, consigliere regionale. Anche da parte sua,
generosa profferta di belle intenzioni.
Gli
impegni assunti. Poco più di un anno fa, nell’aprile
del 2013, l’ospedale ricevette la visita del consigliere regionale, nonchè
presidente della Commissione attività sociali sanitarie culturali e formative
della Regione, Nazzareno Salerno. Ad accoglierlo tutta la giunta Pagano al gran
completo, oltre che dal coordinatore provinciale del PdL. L’intera pletora
degli amministratori, in un appariscente corteo in pompa magna, accompagnarono
il consigliere Salerno presso la fatiscente struttura ospedaliera. Motivo della
visita del politico serrese era difatti la presa d’atto delle degradate
condizioni dell’ospedale e delle gravi carenze nell’ambito dei servizi. Un
lungo giro per i vuoti corridoi, per i pochi ambulatori ancora presenti, l’h24,
il laboratorio analisi. Alla fine del sopralluogo, il consigliere Salerno ha
elargito alcune promesse, impegnandosi personalmente a risolvere alcune carenze
e criticità strutturali. A cominciare da un cornicione presso il servizio
dialisi che minacciava di rovinare al suolo da un momento all’altro, o dai
pannelli solari installati dalla Regione e mai entrati in funzione. Altra grave
carenza: la mancanza di personale medico e infermieristico, assenza di
apparecchiature negli ambulatori, e soprattutto, la mancanza del 118. Il che,
per un territorio che comprende circa venti mila persone, si configura come una
grave lesione al diritto alla salute dei cittadini.
Il consigliere
regionale davanti alla stampa e agli amministratori dichiarò di voler sostenere
la causa del nosocomio nicoterese.
«Non si possono più
fare difese di campanile- precisò in quell’occasione il politico serrese- ma
occorre una rete integrata capace di offrire dei servizi di qualità,
accompagnati da buoni livelli di professionalità ed una qualità della risposta
clinica più alta», parole preziose, ovviamente sposate dall’amministrazione
Pagano.
Solo un mese prima la
struttura aveva ricevuto la visita della commissaria dell’Asp, Maria Pompea
Bernardi. Anche da parte della commissaria una presa d’atto delle criticità e
dei punti di forza della sanità nicoterese. Ad agosto dello stesso anno, la
Bernardi sedette negli scranni del consiglio comunale. Benchè avesse escluso a
chiare lettere la riapertura dell’ospedale, il management promise l’adeguamento
della struttura a “casa della salute”, per la quale si prevedeva una serie di
servizi essenziali.
Ma cosa è cambiato a
distanza di un anno? In realtà è aumentata solo la rabbia e disappunto dei
cittadini, che non hanno visto miglioramenti. Tutto è rimasto drammaticamente
com’era un anno fa.
Il
118.
Per quanto riguarda la postazione del 118, per la quale associazioni ed
esponenti politici locali si sono aspramente battuti, ad agosto 2013 giunse,
finalmente, la Suem, dopo che grande scalpore e sdegno suscitò la notizia che
Serra San Bruno, pur godendo di un
nosocomio con tanto di Pronto Soccorso, era stata attrezzata da ben due mezzi del 118. Ma il servizio a
Nicotera durò ben poco: poco più di un mese e mezzo e dopo, la cittadina
costiera dovette salutare un servizio essenziale, e, allo stato attuale, non vi
è ancora la postazione Suem. La questione del 118 è stata spesso discussa in
consiglio comunale, ma portata anche al tavolo regionale:la cittadinanza non ha
mai smesso di sperare che da palazzo Alemanni si procedesse a una revisione
della dislocazione dei punti del 118, prevista a suo tempo per la provincia di
Vibo Valentia. Ma niente. Eppure Nicotera avrebbe bisogno di tale servizio
essenziale: un raggio di 25/30 Km e 20 mila abitanti che raddoppiano nel
periodo estivo, sembrano delle valide ragione per reclamare la Suem, mentre non
si capisce come mai in meno di 20 km (Vibo, Soriano, Serra San Bruno, città
munite di ospedali) ce ne sono tre.
La
casa della salute. Avrebbe dovuto chiamarsi la “Casa del
sorriso” ed essere allocata presso
l’ospedale di Nicotera. Ne illustrò il progetto un fiducioso assessore Pino
Marasco, lo scorso dicembre. Secondo le promesse fatte dal commissario dell’Asp
di Vibo all’amministrazione Pagano, una parte del nosocomio avrebbe dovuto
essere adibito ad accogliere una struttura sanitaria, nata da una nuova
concezione della sanità, in cui avrebbe dovuto operare un team
interdisciplinare in grado di fornire prestazioni cliniche di qualità e una
vasta gamma di interventi specialistici, preventivi e di promozione della
salute. Insomma, un bel film.
La
specialistica. Anche qui avviate richieste e profuse
buone intenzioni per un ampliamento del
servizio: otorino, ginecologia, oculistica. Niente di fatto.
Per la giunta Pagano
era inoltre di primaria importanza aprire gli ambulatori di senologia,
ostetricia ginecologia, l’esame del Pap-test: e ciò perché, precisò in
un’intervista Marasco, «l’amministrazione ha sempre avuto una attenzione
speciale per le donne e per le mamme. Ma di tali reparti
nemmeno l’ombra.
Enza
Dell’Acqua
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