Nicotera. L’area tributi del comune costiero
continua a destare preoccupazioni. E ancora una volta rischia di finire al
centro dell’attenzione per le novità che ne contraddistinguono la gestione da
parte degli amministratori in carica. Ma i problemi cominciarono nel lontano
2004. Per la cronaca, era il 24 maggio di quell’anno quando, con deliberazione
n.102, l’amministrazione comunale di Nicotera dava mandato al responsabile
dell’area finanze e tributi di attuare le procedure relative all’individuazione
di un concessionario per la riscossione delle tasse comunali.
In data
03.03.2000 l’Ente stipulava con la Saigese un contratto per l’affidamento del
servizio di riscossione volontaria e coattiva di Ici, Tarsu e servizio idrico
integrato, per la durata di 2 anni. Fu così che la Sogefil mise piede nel
comune di Nicotera. Ne uscì più di 8 anni dopo con la bellezza di 8 milioni e
mezzo di euro in inespugnabili forzieri. Certo, l’uscita di scena della società
di riscossione cosentina non fu avvolta nell’anonimato. Anzi, l’iscrizione dei
dirigenti della Sogefil nel registro degli indagati, balzò agli onori della
cronaca. Alle indagini seguirono gli arresti delle persone indagate, accusate
di aver saccheggiato i comuni calabresi di un qualcosa come 40 milioni di euro.
L’Ente maggiormente depauperato è stato il comune di Nicotera. Le indagini
condotte dalla magistratura cosentina evidenziò il clima di “distrazione”
generale, da parte di tutti gli inquilini di palazzo Convento, mentre la
Sogefil di impossessava dei soldi dei contribuenti.
Nel
prosieguo dell’inchiesta, la documentazione fornita dal comune è stata definita
«frammentaria» dagli inquirenti. Quel che emerge inoltre dalle carte
dell’inchiesta è che negli anni “di criminosa gestione Sogefil dei tributi
comunali, si sono viste solo delle lettere di diffida da parte di un
funzionario dell’ufficio tributi”.
“Tiepide”
appaiono le reazioni al perpetrato furto da parte dei commissari prefettizi, i
quali si sono limitati a intimare alla Sogefil (notiziando la procura, il
prefetto e la Guardia di Finanza di Vibo, la Corte dei conti di Catanzaro) di
trasmettere, con urgenza, la documentazione relativa a tutte le procedure
avviate e, in particolare, i rendiconti di gestione degli anni dal 2004 al 2010. E solo il 21 agosto del 2012 partì la
denuncia, alla locale stazione dei Carabinieri, da parte dei commissari
prefettizi nei confronti della società di riscossione tributi.
Inutile dire
che ad oggi il Comune, parte offesa nel procedimento penale che ha portato
all’arresto dei responsabili del “sacco”, non ha visto il becco di quattrino a
titolo di risarcimento. Fatto sta che l’attuale amministrazione, fin dal primo
giorno del suo insediamento, ha sottolineato quanto in difficoltà fosse l’ente
a causa dell’ignobile ruberia. Il sindaco Franco Pagano ha spesso sottolineato
che il furto subìto e la conseguente depauperazione delle casse comunali,
rendeva difficoltosa fronteggiare economicamente le problematiche della città.
Eppure, nonostante la terribile esperienza, il primo cittadino ha stabilito che
la riscossione tributi sarà affidata, ancora una volta, ad una società esterna.
Ciò desta perplessità. E non solo per il ricordo ancora bruciante del grave saccheggio subìto dalla città, ma
anche perché esistono, nelle antiche stanze di palazzo Convento, tanto di
ufficio ragioneria e ufficio tributi. Creati proprio per riscuotere quanto dovuto
dai cittadini. E invece no. Una nuova società di riscossione si appresta ad
imporsi sulla scena nicoterese, agli occhi dei cittadini, sempre virtuosi
nell’assolvere il loro dovere con il fisco.
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