martedì 31 gennaio 2017

Nicotera. Urge una nuova classe dirigente. Ma ci sono le premesse?



Nicotera. Uno degli impegni dei commissari prefettizi insediatisi nel comune costiero il 10 gennaio scorso sarà quello di coinvolgere il più possibile i cittadini, per il tramite delle associazioni, nella loro attività amministrativa. Un’iniziativa che rientra, nella volontà dei funzionari governativi, nel tentativo di far germogliare una cultura della legalità in un paese che, in poco più di dieci anni, ha conosciuto ben tre scioglimenti del consiglio comunale, per infiltrazioni mafiose. Posto che il commissariamento di un Comune, nelle intenzioni del legislatore, non ha una funzione punitiva, ma esclusivamente di prevenzione, il compito dei commissari straordinari rientra in un progetto pedagogico della comunità, ovvero un lavoro di educazione alla legalità da attuare nei vari strati di un contesto dove la cultura mafiosa è attecchita. Un compito arduo, nella totale assenza, o, per meglio dire, in presenza di una politica non sempre sana e pulita, ma spesso gustata da affarismi e secondi fini. Va da sé, quindi, che dai commissari non ci si può aspettare miracoli, sebbene la loro funzione “preventiva” coincida con la germinazione e la nascita di una nuova classe dirigente, quella che dovrà guidare il comune nicoterese alla fine del loro mandato nella città tirrenica. Urge in tal senso l’esigenza di avvicinare i giovani alla politica, di creare nuove leve, visto e considerato che l’ultimo ventennio a Nicotera ha dato amministratori la cui azione è stata fallimentare, deleteria per l’Ente e moralmente deprecabile. A scorgere la lista degli amministratori che si sono succeduti negli ultimi due decenni troviamo, con una curiosa frequenza, sempre gli stessi nomi che rimbalzano con disinvoltura da un esecutivo all’altro, da una giunta all’altra. La tenacia con cui taluni soggetti non mollavano il Comune ha dato i suoi frutti perversi traducendosi nello sfacelo politico e morale che si è poi abbattuto nella cittadina tirrenica. E i tre scioglimenti consecutivi del consiglio comunale lo certificano. Probabilmente quello che i commissari chiederanno alle associazioni che vorranno rispondere alla loro chiamata, sarà una più vigorosa presa di posizione nei confronti del malaffare, e un’opera più concreta e meno teorica, cioè non basterà un convegno sulla legalità, occorre più coraggio e l’importanza di chiamare ogni cosa con il suo nome, senza giri di parole o sotterfugi, e ciò perché ogni associazione è un terreno prepolitico. L’ambiguità, anche verbale, è una tacita complicità alla mafia. La chiarezza invece segna già una scelta di campo. Non esiste infatti associazione nel territorio nicoterese che abbia mai fatto una vera opposizione agli aguzzini della città. Certi nomi si pronunciano solo a bassa voce, stando bene attenti a farsi sentire da nessuno. Ma in questo difficile percorso è necessario che anche lo Stato e la politica facciano la loro parte: nel primo caso, lo Stato, qui, non ha nessuna verginità da esibire, e il suo ruolo si è fatto indecifrabile quando non ha mantenuto in città i presidi di legalità, quando non ha posto in essere provvedimenti contro chi ha depredato l’Ente, contro chi ha concesso opere di somma urgenza o per chiamata diretta, o quando non ha cercato di vederci chiaro sulla pratica delle proroghe, anzi, spesso sono stati propri i commissari prefettizi a perpetuare le discutibili pratiche azionate dagli amministratori democraticamente eletti. Dulcis in fundo, c’è il ruolo della politica. Troppe volte i politici hanno dato la loro benedizione a soggetti candidati nelle liste che correvano per palazzo Convento, candidati tutt’altro che al di sopra di ogni sospetto. La politica fa finta di non accorgersi della levatura morale di taluni elementi. E semmai ne prende le distanze lo fa solo quando le conviene, o quando è troppo tardi. Spesso è essa stessa a permettere che alcuni soggetti usino un partito come un marchio di una catena di franchising quotata e credibile. Anzi, spesso la sigla copre ricettacoli di comportamenti ondivaghi e ambigui, quando non di affari privati, né il politico che conta si mobilita per rastrellare le migliori e sane forze di un contesto, ma sono quelle che offrono di più in termini di voti. Questo è accaduto anche a Nicotera. In questo senso, come si costruisce una nuova classe dirigente rispettosa della legalità se prima lo Stato e la politica non invertono la marcia nell’attuale andazzo delle cose?

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