venerdì 23 novembre 2018

Intervista al professor Pasquale Barbalace, autore del saggio storico "Nicotera. Dagli albori al XX secolo".


Nicotera. Il saggio storico del professore Pasquale Barbalace miete grandi successi. E non poteva essere altrimenti, dato che la firma dello studioso nicoterese è garanzia di correttezza e meticolosità storica; certezza di poter immergersi in un libro rigorosamente documentato, frutto di un’attenta ricerca storiografica. In questa sua ultima fatica letteraria, Pasquale Barbalace si occupa della storia di Nicotera: un’interminabile vicenda, affascinante, complessa, ricca di colpi di scena lunga più di due millenni e mezzo. “Dagli esordi al XX secolo”, passando attraverso i greci, i romani, i normanni, gli angioini, la dominazione spagnola, il Regno delle Due Sicilie, e poi il Risorgimento a cui Nicotera ha dato uomini coraggiosi. Il professore vi ha profuso tutta la fatica di un intenso lavoro d’archivio, di consultazione delle fonti dirette e indirette. Tutto è ampiamente comprovato, con tanto di approfondimento in lunghe note a margine che accompagnano il lettore nelle pieghe recondite delle vicende, trasportate sulle ali del tempo fino ai giorni nostri grazie alla cura di chi ha custodito reperti che non smettono di dare informazioni su chi eravamo e su chi saremmo diventati. Nella scrupolosità dello storico si aprono però degli squarci di emotività: vi troviamo, infatti, bellissime pagine di narrativa pura in cui si racconta il dramma dell’immigrazione di massa che ha spopolato non solo Nicotera, ma l’intero meridione. Ampio spazio è anche dedicato alla follia sanguinaria della Seconda Guerra Mondiale che lo studioso nicoterese ha vissuto in prima persona, da sfollato, insieme alla sua famiglia, in fuga dalla propria casa, in cerca di sicurezza e protezione mentre la morte volteggiava sulle loro teste.
E’ una storia percorsa da un leit motiv: il riguardo e l’attenzione profusa verso gli ultimi, i poveri, le vittime dell’arroganza del potere. Abbiamo posto al professore la più classica delle domande in ambito storico, e cioè: la storia di Nicotera è fatta dai potenti o dagli umili?
«Le classi più povere e disagiate che non hanno mai avuto voce in capitolo- ha spiegato Pasquale Barbalace- sono in realtà la spina dorsale della storia, perché da esse partono i cambiamenti epocali. Prendiamo ad esempio il Novecento. Anche a Nicotera questo secolo è stato portatore di grandi miglioramenti in seno alla società. Dopo l’unificazione del Regno d’Italia, avvenuta nella seconda parte dell’800, gli umili hanno costruito una grande generazione di professionisti; quella cioè, che si potrebbe definire la classe borghese, il vero motore della società».
-Qual è il ruolo dell’aristocrazia nella storia nicoterese?
«Un ruolo rilevante, essendo intrecciato alle varie vicende storiche, ma di certo non può definirsi benefico per i poveri. Anzi, essi erano continuamente vessati. La povera gente aveva a che fare ogni giorno con l’angheria, la prepotenza e l’arroganza del potere che essi esercitavano. Eccezion fatta per qualche personaggio che si è distinto in positivo, per la maggioranza troviamo aristocratici parassiti, ignoranti, prepotenti. Tra i vari signori di Nicotera vi erano i Ruffo. Forse loro erano i peggiori. Nel libro mi sono soffermato sulla crudeltà della loro gesta nei confronti della popolazione. Di come hanno soffocato nel sangue delle rivolte di ribellione da parte della popolazione stremata».
-Agli albori dell’era cristiana Nicotera ha avuto un ruolo fondamentale anche per la diffusione del cristianesimo. Che ruolo ha avuto la Chiesa nella storia della città medmea?
«Un ruolo notevole. Ricordiamo che abbiamo avuto dei martiri, come il vescovo Cesareo, nel 900, che, durante l’ennesima invasione turchesca, rifiutò di abiurare alla sua fede e per questo motivo fu trascinato da un carro lungo un percorso su cui, come vuole la tradizione, non crebbe più l’erba. Tuttavia, dobbiamo dire che spesso la Chiesa, tranne alcune rare eccezioni, fu spesso complice delle malefatte dell’aristocrazia. D’altronde chi assurgeva ai più alti livelli del clero in genere proveniva da una famiglia nobile».
-Parliamo dell’eterna diatriba Medma, se sia sorta a Rosarno oppure a Nicotera. Un tema che lei affronta ampiamente nel libro. Qual è la verità secondo lei?
«Io mi baso sui dati storici. Nel caso in essere sulla toponomastica che documenta ampiamente che Medma sorse nei pressi di quel porto naturale (in Marina, ndr) conosciuto già in epoca antichissima dai Greci. Parliamo dell’VIII secolo a.C.. Mentre Ecateo di Mileto, geografo e storico greco, vissuto nel 500 a.C. ne parla nelle sue opere. I locresi, in cerca di terre da colonizzare, cercavano comprensibilmente territori con sbocchi naturali sul mare, per salvaguardare i loro contatti commerciali con la madre patria».

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