Nicotera.
Il
saggio storico del professore Pasquale Barbalace miete grandi successi. E non
poteva essere altrimenti, dato che la firma dello studioso nicoterese è
garanzia di correttezza e meticolosità storica; certezza di poter immergersi in
un libro rigorosamente documentato, frutto di un’attenta ricerca storiografica.
In questa sua ultima fatica letteraria, Pasquale Barbalace si occupa della
storia di Nicotera: un’interminabile vicenda, affascinante, complessa, ricca di
colpi di scena lunga più di due millenni e mezzo. “Dagli esordi al XX secolo”,
passando attraverso i greci, i romani, i normanni, gli angioini, la dominazione
spagnola, il Regno delle Due Sicilie, e poi il Risorgimento a cui Nicotera ha
dato uomini coraggiosi. Il professore vi ha profuso tutta la fatica di un
intenso lavoro d’archivio, di consultazione delle fonti dirette e indirette. Tutto
è ampiamente comprovato, con tanto di approfondimento in lunghe note a margine
che accompagnano il lettore nelle pieghe recondite delle vicende, trasportate
sulle ali del tempo fino ai giorni nostri grazie alla cura di chi ha custodito
reperti che non smettono di dare informazioni su chi eravamo e su chi saremmo
diventati. Nella scrupolosità dello storico si aprono però degli squarci di
emotività: vi troviamo, infatti, bellissime pagine di narrativa pura in cui si
racconta il dramma dell’immigrazione di massa che ha spopolato non solo
Nicotera, ma l’intero meridione. Ampio spazio è anche dedicato alla follia
sanguinaria della Seconda Guerra Mondiale che lo studioso nicoterese ha vissuto
in prima persona, da sfollato, insieme alla sua famiglia, in fuga dalla propria
casa, in cerca di sicurezza e protezione mentre la morte volteggiava sulle loro
teste.
E’ una storia percorsa
da un leit motiv: il riguardo e l’attenzione profusa verso gli ultimi, i
poveri, le vittime dell’arroganza del potere. Abbiamo posto al professore la più
classica delle domande in ambito storico, e cioè: la storia di Nicotera è fatta
dai potenti o dagli umili?
«Le classi più povere e
disagiate che non hanno mai avuto voce in capitolo- ha spiegato Pasquale
Barbalace- sono in realtà la spina dorsale della storia, perché da esse partono
i cambiamenti epocali. Prendiamo ad esempio il Novecento. Anche a Nicotera
questo secolo è stato portatore di grandi miglioramenti in seno alla società.
Dopo l’unificazione del Regno d’Italia, avvenuta nella seconda parte dell’800,
gli umili hanno costruito una grande generazione di professionisti; quella
cioè, che si potrebbe definire la classe borghese, il vero motore della
società».
-Qual
è il ruolo dell’aristocrazia nella storia nicoterese?
«Un ruolo rilevante,
essendo intrecciato alle varie vicende storiche, ma di certo non può definirsi
benefico per i poveri. Anzi, essi erano continuamente vessati. La povera gente
aveva a che fare ogni giorno con l’angheria, la prepotenza e l’arroganza del
potere che essi esercitavano. Eccezion fatta per qualche personaggio che si è
distinto in positivo, per la maggioranza troviamo aristocratici parassiti,
ignoranti, prepotenti. Tra i vari signori di Nicotera vi erano i Ruffo. Forse
loro erano i peggiori. Nel libro mi sono soffermato sulla crudeltà della loro
gesta nei confronti della popolazione. Di come hanno soffocato nel sangue delle
rivolte di ribellione da parte della popolazione stremata».
-Agli
albori dell’era cristiana Nicotera ha avuto un ruolo fondamentale anche per la diffusione
del cristianesimo. Che ruolo ha avuto la Chiesa nella storia della città
medmea?
«Un ruolo notevole.
Ricordiamo che abbiamo avuto dei martiri, come il vescovo Cesareo, nel 900,
che, durante l’ennesima invasione turchesca, rifiutò di abiurare alla sua fede
e per questo motivo fu trascinato da un carro lungo un percorso su cui, come
vuole la tradizione, non crebbe più l’erba. Tuttavia, dobbiamo dire che spesso
la Chiesa, tranne alcune rare eccezioni, fu spesso complice delle malefatte
dell’aristocrazia. D’altronde chi assurgeva ai più alti livelli del clero in
genere proveniva da una famiglia nobile».
-Parliamo
dell’eterna diatriba Medma, se sia sorta a Rosarno oppure a Nicotera. Un tema
che lei affronta ampiamente nel libro. Qual è la verità secondo lei?
«Io mi baso sui dati
storici. Nel caso in essere sulla toponomastica che documenta ampiamente che
Medma sorse nei pressi di quel porto naturale (in Marina, ndr) conosciuto già
in epoca antichissima dai Greci. Parliamo dell’VIII secolo a.C.. Mentre Ecateo
di Mileto, geografo e storico greco, vissuto nel 500 a.C. ne parla nelle sue
opere. I locresi, in cerca di terre da colonizzare, cercavano comprensibilmente
territori con sbocchi naturali sul mare, per salvaguardare i loro contatti
commerciali con la madre patria».
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