giovedì 25 luglio 2019

La solitudine di Carmine Zappia, la solidarietà tardiva e le manifestazioni riparative.


Nicotera. C’è voluto un servizio del Tg3 a far svegliare dal torpore soporifero l’istituzione comunale e i politici nicoteresi nei confronti della vicenda giudiziaria in merito a Carmine Zappia, il coraggioso imprenditore che ha avuto il coraggio di denunciare i suoi estorsori, nello specifico il boss Antonio Mancuso e il nipote Alfonso Cicerone.
Il clamoroso arresto dei due, nelle primissime ore della mattinata del 18 luglio, è stato indubbiamente oggetto di discussione, ma all’interno dei bar, sottovoce, nei soliti capannelli di commentatori guardinghi e assai prudenti nel pronunciare certi nomi. Ancora una volta le istituzioni e la politica cittadina hanno taciuto, così come hanno taciuto le tante associazioni che insistono sul territorio (ad eccezion fatta dell’associazione Kreonte, nata in difesa della legalità). Un copione già visto e che getta sulla città un manto di omertà. Un silenzio che espone Nicotera al ludibrio nazionale, cagionandole danni di immagine incalcolabili, perché crea un pericoloso parallelismo tra un cittadino nicoterese perbene e un boss o un faccendiere della mafia. La città, infatti, viene additata come “connivente” o “omertosa” perché questo è lo stigma fatalmente prodotto dal silenzio e dalla mancata reazione di politica e associazioni. Il Comune, infatti, nella persona del sindaco Giuseppe Marasco, ha il preciso dovere di rappresentare la città, di tutelarne l’immagine, schierandosi senza timidezza o tentennamenti dalla parte della legalità. Ha il compito di rappresentarla non solo in sede politica o istituzionale, ma anche in sede giudiziaria. Sarebbe doveroso, infatti, da parte dell’ente, costituirsi parte civile nei processi contro i Mancuso, marcarne le distanze con fermezza. Qualora non lo facesse si metterebbe sullo stesso piano di chi esercita l’omertà, notoriamente linfa vitale delle mafie. Ma purtroppo, dovere di cronaca ci induce a sottolineare che troppe volte il silenzio nei confronti di precisi eventi di stampo mafioso ha caratterizzato gli esecutivi passati, sia politici che commissariali. Amministrare Nicotera non è semplice. Non è certo come amministrare un comune in provincia di Aosta o qualche amena località del bolzanino. Nicotera è un paese colonizzato dalle cosche, irretito e controllato. Chi pretende di varcare la soglia di palazzo Convento per amministrarla ne deve essere ben cosciente  e non può trincerarsi dietro atteggiamenti velati di incertezza. Il fatto che il prefetto abbia stigmatizzato l’isolamento in cui è stato lasciato Carmine Zappia, ed anche il fatto che lo stesso imprenditore abbia sottolineato la sua solitudine e l’assenza di vicinanza da parte delle istituzioni cittadine ha sortito qualche segno di vita. Reazioni postume che vorrebbero cancellare il lungo e imbarazzante silenzio dei giorni scorsi. Il sindaco ha così deciso di inserire nell’ordine del giorno del consiglio di oggi dedicato, tra le altre cose, alla solidarietà all’assessore Marco Vecchio, aggredito da un pensionato non certo in odor di mafia, anche la solidarietà all’imprenditore: una determinazione che ha l’aria di un’azione tardiva e riparatrice. Una situazione, insomma, specchio di un contesto oppresso e incapace di alzare la testa, in cui l’omertà si è fatta pervasiva ma è speculare a un sistema di cose che non garantisce tutela e sicurezza ai cittadini, come ad esempio la chiusura della caserma dei Carabinieri alle ore 17 e il suo mancato potenziamento in termini di unità, o l’assenza della video sorveglianza. Il senso di insicurezza e  di paura continua a dare i suoi frutti velenosi.

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