domenica 7 luglio 2013

Attentato al sindaco: la città non reagisce



Nicotera I metereologi lo avevano annunciato che sarebbe stata un’estate incerta. E le loro previsioni si sono avverate. Ma i meterelogi di certo non sapevano che l’incertezza che caratterizza un’estate anomala è la stessa che si respira a Nicotera, quella che aleggia su Palazzo Convento, e dentro le sue antiche mura. Qui c’è un sindaco in balìa dei “se” e dei “ma”, un sindaco che non ha ancora sciolto il riserbo, ancora intento a valutare e a ponderare il da farsi. Dopo l’agguato del 26 giugno, l’attività amministrativa si è ammantata di un velo di insicurezza. Il sindaco Franco Pagano ha fatto sapere che non sa se si dimetterà o se, al contrario, rimarrà al suo posto. Chiuso nel suo ufficio, in compagnia di pochi fedelissimi e dei suoi pensieri, il primo cittadino vive immerso in una fase di stallo, forse lo accompagna la stessa sensazione che può provare un viandante che è giunto ad un bivio, in una terra puntellata di incognite, dove è difficile stabilire quale può essere la direzione giusta da percorrere. I segni di un’inquietudine molesta e tenace sono impressi sul suo volto, e mentre è intento a periziare la situazione, fuori dalle mura di Palazzo Convento c’è una cittadinanza che attende di sapere. La città, dal 26 giugno, si trova proiettata in una fase di “stand by”: l’allucinante agguato l’ha trascinata tra le nebbie un destino incerto.
Nell’immediatezza dei fragorosi colpi d’arma bellica, la gente ha ritenuto doveroso tributare gesti di vicinanza e solidarietà al primo cittadino. Poi però ha abbracciato la scelta del silenzio. Proprio come il suo sindaco, potrebbe essere chiusa nell’attesa e nello sgomento. Di certo essa è silente. All’indomani del consiglio comunale straordinario, è come se sull’agguato accorso al sindaco, sia sceso il sipario, e una sorta di (quanto meno apparente)  apatia e impassibilità abbia preso il posto del sentimento di conclamato sdegno pubblico, mostrato in sede di civico consesso. Come in un affollato sacrario, la sala consiliare ha professato unanime condanna. Ma come recita la liturgia alla fine della celebrazione: “ite missa est”, e così cittadini e associazioni, tributato il loro segno di solidarietà e di risentimento, sono andati via in pace, e non hanno inteso prolungare nelle strade e nelle piazze uguale sdegno e condanna.
Non si sono viste per le strade manifestazioni contro la mafia e la criminalità. Nessuna serrata. Nessuna processione di cittadini che portano a spalla la dea dell’indignazione collettiva. Chetata l’onda emotiva, la gente ha realizzato che anche ogni singolo cittadino è vittima di quanto accaduto, una vittima che ha bisogno di sostegno e vicinanza, di allontanare lo spettro della paura e che gli si dica quale futuro ha davanti.
Uguale atteggiamento quello tenuto dalle associazioni. Anch’esse non hanno ritenuto, per il momento, protestare contro l’agguato accorso al sindaco.
Scandagliare i motivi che soggiacciono al velo di mutismo che aleggia sull’accaduto non è semplice. Attribuirlo ad atteggiamenti omertosi o dettati dalla paura sarebbe riduttivo e un po’ retorico. Mentre è doveroso chiedersi dove sono quei 1300 cittadini che lo scorso ottobre hanno votato Franco Pagano, incoronandolo sindaco di Nicotera?  Dove sono tutti quelli che non lo hanno votato? Insomma dov’è la gente al di là del suo colore politico? Fare finta di non sentire questo assordante silenzio sarebbe delittuoso, oltre che inutile, perché, si sa che certi silenzi possono essere più eloquenti di mille parole.
Ma forse i cittadini stanno parlando e stanno affidando pensieri ed emozioni proprio a questa sorta di concorde mutismo, che così veicola un messaggio da cogliere. Forse hanno fatto loro un aforisma di Remy de Gourmont che declama: “Non abbiamo alcun modo sicuro, come il silenzio, per esprimere le nostre idee”.
Va decriptata l’astensione dalla parola scelta dalla città. Ha un suo perché che non può essere ignorato. Forse tra le sue righe si scoprirebbero la cultura, l’anima e il senso di certi atteggiamenti. Ciò che è auspicabile è che nessuno mai, davanti al palesarsi del potere armato della criminalità, scivoli nella rassegnazione.
Enza Dell’Acqua


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