Nicotera.
Oltre
45 sale espositive, suddivise in sei sezioni: marmi; argenti; paramenti sacri;
mobili; statue; manoscritti. Stiamo parlando del museo diocesano d’Arte Sacra
di Nicotera, uno dei più ricchi di reperti dell’intera regione, sito nel
trecentesco palazzo vescovile. Esso ha, inoltre, un’area etnografica; una
biblioteca che comprende almeno 12 mila volumi dal 1500 in poi; un’area
dedicata alla numismatica che espone 1400 monete, dal VI secolo a. C.; la
preziosissima pinacoteca, che conserva 135 tra quadri e disegni, tra i più noti
autori di arte religiosa: Caivano, Ricciolino, Rubino, Girolamo Imparato,
Domenico Russo; l’archivio storico vescovile, che annovera matrimoni, nascite e
morti del territorio nicoterese, a partire dal 1500.
Insomma, un portentoso
patrimonio artistico e culturale, dal valore inestimabile.
Nato nel 1975, il museo
ormai da qualche tempo è al centro di una serie di polemiche. Infatti, benchè
esso sia inserito nel paragrafo Luoghi della cultura nel sito del Ministero dei
beni e delle attività culturali, sembrerebbe che non sia pienamente fruibile da
parte del pubblico. Il sabato, la domenica e i festivi, giorni di maggior
afflusso di turisti nella cittadina costiera, rimane chiuso; mentre, nei giorni
infrasettimanali, è lo stesso personale che, pur non avendo i titoli necessari
per espletare questo genere di incombenza, si offre di guidare i gruppi di
visitatori o eventuali le scolaresche.
Il 12 giugno dello
scorso anno è stata firmata una convenzione tra la Diocesi di
Mileto-Nicotera-Tropea e l’ente Provincia. In tale convenzione sono
disciplinati i rapporti tra le parti, per potenziare e razionalizzare al meglio
la fruizione del patrimonio museale.
Inoltre, l’articolo 5
di detta convenzione precisa che «spetta alla Diocesi il diritto di nominare un
direttore responsabile di fiducia che potrà avvalersi come supporto di
associazioni di valorizzazione culturale e turistica», e l’articolo 9 stabilisce
che «i rappresentanti dei due enti sostenitori, di comune accordo, stante
l’impegno profuso nel corso degli anni con passione e dedizione da parte del
signor Natale Pagano stabiliscono di conferire allo stesso la nomina di
direttore onorario del museo di arte sacra».
In pratica, non è
chiaro, nel testo in oggetto, se il direttore onorario sia altra figura
rispetto a quel direttore responsabile di fiducia che la Diocesi si riserva di
nominare, e che può avvalersi del contributo di associazioni. Ma senza
disquisire troppo sull’ambiguità del testo, è più opportuno soffermarsi su un
dato di fatto, e cioè che il museo d’arte sacra è un patrimonio della Chiesa e
dell’intera collettività e che ha assoluta necessità di essere inserito nel
circuito di quel turismo culturale che sembra prendere piede sempre più
velocemente in Italia. E’ necessario, soprattutto, che venga smantellato quell’arcaico
modello di museo, secondo il quale esso altro non è che una mera esposizione di
reperti. In teoria, ma soprattutto in pratica, dovrebbe attenersi allo statuto dell’International Council of Museums,
secondo il quale esso è «un'istituzione
al servizio della società e del suo sviluppo. È aperto al pubblico e compie
ricerche che riguardano le testimonianze materiali e immateriali dell'umanità e
del suo ambiente; le acquisisce, le conserva, le comunica e, soprattutto, le
espone a fini di studio, educazione e diletto». Dovrebbe avere, dunque,
un carattere dinamico, attivo, volto ad indottrinare i cittadini sulle origini del loro
territorio, a raccontare la storia della loro città, a promuovere eventi
culturali.
Il fatto che attragga
dei turisti è un inequivocabile valore aggiunto per la città, ma esso ha,
principalmente, un valore pedagogico, a completo beneficio di una società che
deve di riappropriarsi del proprio senso di identità.
Ma sembra che qualcuno
abbia già intuito tutto ciò. Infatti alcuni cittadini si sarebbero recati dal
vescovo della diocesi Nicotera-Tropea-Mileto, mons. Luigi Renzo, per sottoporre
alla sua attenzione la necessità di rendere il museo più “aperto” al pubblico.
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RispondiEliminaSono decine di volte che mi reco a visitare il museo diocesano ed e' sempre chiuso.
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