Nicotera.
La
torre di Parnaso è in pericolo. Negli ultimi giorni sono stati registrati dei
cedimenti strutturali della facciata esterna. La torre, definita impropriamente
di Joppolo, ricade in realtà nel territorio di Nicotera, e su di essa già in
passato sono stati lanciati sporadicamente degli allarmi in merito al deterioramento
che ne attenta la struttura.
Da quanto è dato
sapere, non si è mai provveduto a mettere in sicurezza uno dei più antichi
avamposti di monitoraggio dei mari dell’intero territorio. Adesso il peso dei
secoli comincia a farsi sentire, specie nella facciata sud, lato Nicotera.
Nell’indifferenza generale, rovina al suolo un baluardo che racconta la storia
di un popolo, delle sue strategie di difesa dalle temibili incursioni saracene.
La torre di Parnaso è
stata edificata nel XIV secolo. Il materiale usato per la sua costruzione è
pietra granitica locale. Strutturalmente più spesso nella parte rivolta verso
il mare (per resistere ai colpi di artiglieria che giungevano dai navigli
nemici), il presidio militare conserva ancora all’interno un enorme focolare e
una canna fumaria, che serviva per lanciare segnali di fumo, mentre di notte in
cima ardevano le torce.
Siamo in un’epoca
drammatica per la storia del territorio. Da Sud, via mare, giungevano navi
cariche di predatori saraceni, capaci di mettere a ferro e fuoco le città,
seminare orrore e spavento, saccheggiando e devastando ogni cosa. La
costruzioni di queste torri (sulle coste ce n’erano tante, alcune hanno
sopportato le ingiurie del tempo) servivano per avvistare le navi dei corsari arabi,
e per concertare tempestivamente strategie di difesa. Oltre alla torre di
Parnaso ve ne era un’altra, simile, in località Santa Maria dell’Agnone, nei
pressi dell’odierna stazione ferroviaria nicoterese. Ma di quest’ultima non c’è
più traccia. Non è un caso se le due torri siano state edificate in quelle
aree. Il perché lo spiega Silvana Iannelli, funzionaria della Sovrintendenza
dei Beni Culturali di Reggio Calabria.
«Si tratta di punti di
avvistamento di particolare importanza per la difesa del territorio- precisa-
esse (Parnaso e Santa Maria dell’Agnone) sono state poste su quei costoni
rocciosi perché più vicini alle Eolie rispetto ad altri. E ciò garantiva non
solo la difesa ma anche un più facile scambio commerciale con le Eolie».
«Inoltre- ha
argomentato ancora la Iannelli- negli anni ’70 sono stati effettuati degli
scavi che hanno provato l’esistenza, in quell’area, in età paleolitica, di
agglomerati umani, nonchè di rapporti commerciali che già all’epoca gli
abitanti intrattenevano con i dirimpettai isolani. Infatti- svela la
funzionaria- sono stati trovati dei suppellettili in pietra ossidiana, vetro vulcanico
che è tipico delle isole prospicienti». In merito ai rischi di crollo, Silvana Iannelli
ha palesato vivo rammarico ma, ha precisato, «la torre Parnaso e l’eventuale
restaurazione, sono di competenza della Sovrintendenza dei Beni architettonici
e paesaggistici delle provincie di Reggio Calabria e di Vibo Valentia. Ciò che
io posso fare- ha promesso la funzionaria- è segnalare il pericolo cui è
esposta la struttura alla Sovrintendenza di riferimento».
Intanto, come auspicato
da più parti, sarebbe necessario che anche il comune di Nicotera si desse da
fare affinchè non si perda un importante baluardo storico-culturale. Perché
Nicotera, si sa, è la città della cultura.
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