martedì 14 aprile 2015

Nicotera Marina. Località San Giovanni: in epoca medievale sorgeva la grangia di San Bruno.









Nicotera. Tra le estese colture di agrumeti, alle spalle del fosso San Giovanni, emergono, mute e maestose, delle antiche mura, testimoni di un’epoca lontana. Siamo esattamente nell’entroterra di Nicotera Marina, nei pressi dei villaggi turistici, e comunque all’interno delle vaste distese di aranceti. Ma qui si coltivano anche limoni, mandarini e durante l’estate fioriscono alberi di pesco che emanano la loro caratteristica essenza per ogni dove.
Proprio qui, tra i frutti tipici dell’agricoltura calabrese, resistono al tempo e all’incuria degli agenti atmosferici le fonti monumentali che vorrebbero raccontare un passato antico, un passato fatto di incredibili e sorprendenti vicende che hanno  costruito la storia di Nicotera e del territorio circostante.
Non è chiaro a quale epoca possano risalire le mura che proponiamo in queste foto, sta di fatto che l’area in questione è stata spesso attenzionata da studiosi e archeologi, perché qui, probabilmente, vi erano degli insediamenti greco-romani. L’epoca è quella medmea. Ma non di Medma, l’antica colonia greca contesa da Rosarno e Nicotera, ci occuperemo in questo reportage, ma di un’epoca un po’ più recente, quella medievale. Non parleremo quindi dei greci e dei romani, delle loro ville affrescate, gli acquedotti e le cave da cui estraevano il marmo da inviare nelle capitali dell’Oriente in cui dalla pietra si estraevano maestose effigie in onore alle tremende divinità. Ma parleremo di un’epoca in cui Nicotera era nel pieno del suo sviluppo culturale e politico, l’epoca cioè in cui la cittadina costiera era una beniamina di Federico II, uno dei re più evoluti e illuminati della storia, lo “stupor mundi” che volle far nascere a Nicotera il quartiere ebraico, la Giudecca, quartiere ancora in piedi a Nicotera. Federico II pretese un insediamento ebraico nella cittadina costiera proprio perché consapevole del grande portato culturale ed economico che costituiva la peculiarità degli ebrei.
Era dunque la prima metà del 1200. E qui entrano in scena le nostre mura abbandonate. E proprio nell’anno del Signore 1224 Federico II concedeva ai padri certosini di Santo Stefano del Bosco “le colture e le terre del tenimento di Nicotera”. Ce lo riferisce lo storico nicoterese Corso che a sua volta ha ricavato al notizia dal Sorace. Dunque il regnante svevo concesse le terre ai padri Certosini i quali eressero, alle spalle del San Giovanni la chiesa di San Brunone.
«In siffatta congiuntura - racconta il Corso- lo spirito pubblico erasi desto, il commercio e le industrie della seta eransi rialzati, poiché con Federico, tornato da Terrasanta, era entrata nel regno gran quantità di ebrei ai quali aveva dato licenza di stabilirsi nei suoi Stati. Costoro si diffusero ben presto nel regno e principalmente nella Calabria, e fra la città da loro scelte si contano Reggio e Nicotera».
Le cronache raccontano, inoltre, che San Bruno da Colonia fece tappa a Nicotera, prima di fondare la certosa in quel di Serra. Era l’anno 1100 e il futuro santo giunse in Calabria al seguito del conte Ruggero.
Forse in ricordo del suo soggiorno nicoterese che qui Federico permise la fondazione di una Certosa, anche se, per rigore storico, è bene precisare che non proprio di una Certosa si trattava, ma di una “grangia”, e cioè una struttura destinata, allo stoccaggio di derrate, alla macinazione di granaglie, alla produzione vinicola e della birra, alla stagionatura dei formaggi. Le grange, precisano gli storici, erano proprietà di enti ecclesiastici, e, nello specifico, di fondazioni monastiche.

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