Nicotera.
Si
è svolto martedì sera il convegno, organizzato dal gruppo “Dopo le 22”, in cui
il giornalista Sandro Ruotolo ha tenuto le redini di un lungo dibattito sul
giornalismo investigativo e sulla lotta alla mafia. Ruotolo, introdotto da
Orsolina Campi, e intervistato dalla giornalista Marialucia Conistabile, si è
soffermato sulle vecchie e sulle nuove strategie di investigazione
giornalistica, ripercorrendo la sua carriera fin dagli esordi. Il giornalista si è
poi soffermato sull’era moderna, dominata da internet, e dalla necessità di
saper distinguere una notizia reale dalle fake news. Al centro del convegno la sua
inchiesta sulla “terra dei fuochi”, proprio in seguito alla quale gli è stata
assegnata la scorta per le minacce subite dal boss dei casalesi Michele
Zagaria.
Ciò che invece è mancato
nella manifestazione è stato lo zoom sulla condizione del territorio
nicoterese. Infatti, benchè la locandina dell’evento recitasse che il dibattito
avrebbe toccato il tema della lotta alle mafie, sulla ndrangheta che ha
afflitto e impoverito Nicotera, neppure un timido cenno. Gli omicidi accaduti a
Nicotera, il fiorente spaccio della droga, i tre scioglimenti per mafia vissuti
dal comune costiero, la recente vicenda di Carmine Zappia, l’imprenditore
vittima di estorsione e usura, che, con la sua denuncia, ha portato in carcere
i suoi aguzzini: di tutto questo non si è parlato. D’altronde tra i posti
riservati in prima fila, non c’erano quelli per i genitori di Stefano Piperno,
giovane ucciso dai gangli della ndrangheta, né era stata riservata una sedia a
Carmine Zappia, il coraggioso imprenditore che ha denunciato alcuni esponenti
dei Mancuso. Nessuno li ha invitati. Posti riservati invece per le “autorità”,
come si fa in questi casi, e dunque al Comandante della locale stazione dei
Carabinieri, all’ex onorevole Angela Napoli, al vice prefetto di Vibo Sergio
Raimondo, al prefetto di Potenza Vardè Annunziato, al parroco di Nicotera, don
Francesco Vardè. Tra le vittime della mafia solo i coniugi Vinci, genitori di
Matteo, ucciso un anno fa da Mancuso-Di Grillo. La signora Scarpulla alla fine
della serata è stata omaggiata di un mazzo di fiori, ma per un’altra madre
afflitta, la professoressa Gina Pagano, mamma di Stefano, nemmeno mezza parola.
Nel corso della serata vi sono stati alcuni interventi. Le domande poste a Ruotolo hanno riguardato prevalentemente l’uso della tecnologia nelle investigazioni giornalistiche, nonché il ruolo delle inchieste di un cronista nell’ambito di un’indagine della magistratura. Notevole anche il tema affrontato dei giornalisti sotto scorta: più volte Ruotolo ha ricordato Michele Albanese, il giornalista del Quotidiano del Sud che, come lui, condivide una vita sotto tutela da parte dello Stato, per via delle denunce coraggiosamente fatte . «Se tutti i giornalisti- ha detto- facessero giornalismo d’inchiesta non avremmo dei Ruotolo e degli Albanese. Ma i giornalisti che fanno con coraggio il loro lavoro sono pochi, e, d’altra parte- ha aggiunto- il giornalismo d’inchiesta va scomparendo».
Nel corso della serata vi sono stati alcuni interventi. Le domande poste a Ruotolo hanno riguardato prevalentemente l’uso della tecnologia nelle investigazioni giornalistiche, nonché il ruolo delle inchieste di un cronista nell’ambito di un’indagine della magistratura. Notevole anche il tema affrontato dei giornalisti sotto scorta: più volte Ruotolo ha ricordato Michele Albanese, il giornalista del Quotidiano del Sud che, come lui, condivide una vita sotto tutela da parte dello Stato, per via delle denunce coraggiosamente fatte . «Se tutti i giornalisti- ha detto- facessero giornalismo d’inchiesta non avremmo dei Ruotolo e degli Albanese. Ma i giornalisti che fanno con coraggio il loro lavoro sono pochi, e, d’altra parte- ha aggiunto- il giornalismo d’inchiesta va scomparendo».
«Giornalismo- ha
concluso- non è fare il passaggio delle veline, ma addentrarsi dentro i fatti».