Nicotera.
Da
oggi il tabacchi di Carmine Zappia rimarrà chiuso, per circa una ventina di
giorni. A prendere la decisione lo stesso imprenditore notoriamente vittima di
usura ed estorsione che, con la sua coraggiosa denuncia, ha fatto arrestare i
suoi presunti persecutori. A finire in manette, il 18 luglio scorso, l’81enne
Antonio Mancuso, esponente dell’omonimo clan, il nipote Alfonso Cicerone, 45
anni. Tre giorni fa le manette ai polsi sono scattate anche per Francesco D’Ambrosio, 39 anni e
Giuseppe Cicerone, 88. Rimangono indagati a piede libero, Salvatore Gurzì,
Andrea Campisi e Rocco D’Amico, tutti di Nicotera.
Anni di vessazioni e
continue richieste di denaro l’hanno condotto sul lastrico e ora il
commerciante non ha più i soldi per pagare i fornitori. Gli espositori delle
sigarette sono ormai da tempo tristemente vuoti. I clienti che fanno ingresso
nel suo negozio non trovano più le loro preferite e girano i tacchi alla
ricerca di un rivenditore più fornito. Carmine assiste quotidianamente a scene
del genere, sempre le stesse. Per questo ha deciso di prendersi una lunga
pausa, perché teme di perdere definitivamente i clienti dovendo dire no ad ogni
richiesta, perchè gli scaffali alle sue spalle sembra abbiano visto passare
un’orda di predatori. La situazione è tutt’altro che rosea. Ma lui non dispera,
ha piena fiducia nelle Forze dell’ordine, nella Prefettura, nella giustizia.
Vuole sperare che tutto andrà per il verso giusto, ma intanto non ha
alternative: il suo esercizio commerciale deve chiudere i battenti,
un’intollerabile ingiustizia nell’ingiustizia che ha vissuto. E deve chiudere
proprio nel cuore dell’estate, nel pieno delle presenze turistiche nella
cittadina medmea, quando di norma i commercianti sperano di potersi rifare da
un inverno povero di incassi. Che succederà dopo questi venti giorni di ferie
forzate, Carmine non lo sa ancora. Per le vittime di usura è previsto un
ristoro economico, ma occorrono dei tempi tecnici. Intanto affronterà la vita
giorno dopo giorno, affidandosi al lavoro della magistratura, sperando nel
sostegno dei cittadini perbene, alla fedeltà dei clienti abituali, ai
nicoteresi desiderosi, come lui, di riscatto e di emancipazione dalla tirannia
della mafia. Carmine Zappia è una persona riservata, ma è facile evincere dalle
sue parole il desiderio di non dover combattere da solo la più difficile delle
battaglie, quella contro un sistema criminale spietato che l’ha reso schiavo,
derubandogli tutto ciò che aveva, e non solo in termini materiali. Ma in questo
scempio qualcosa si è salvato: la disperazione che, come in una operazione
alchemica, si è trasformata in spirito di rivalsa spingendolo a denunciare i
suoi aguzzini. Una scelta clamorosa e coraggiosa, specie in un contesto come quello
nicoterese ammorbato dalla paura e dall’omertà. Ma, pur nel gelido silenzio di
una Nicotera pietrificata dallo sgomento, alcuni cittadini si sono fatti avanti
per manifestare vicinanza a un concittadino messo in ginocchio dagli usurai. Il
primo passo è stato fatto dall’associazione Kreonte, nata per stare a fianco
delle vittime della mafia, che ha organizzato un corteo a cui hanno partecipato
l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Pino Marasco, i gruppi di opposizione,
tutte le associazioni cittadine, uniti nella rabbia e nella rivalsa, abbattendo
il connaturato spirito divisivo dei nicoteresi. Un corteo che, il di là dei
numeri, era costituito da persone desiderose di sbattere la porta in faccia ai
mafiosi. Una rivoluzione per Nicotera. I cittadini perbene faranno la loro
parte sostenendo Carmine, le istituzioni devono fare la loro, abbattendo
certi biblici tempi tecnici per un ristoro economico, e anche morale.
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