giovedì 29 agosto 2019

Il convegno di Sandro Ruotolo. Presenti le "autorità", assenti le vittime.


Nicotera. Si è svolto martedì sera il convegno, organizzato dal gruppo “Dopo le 22”, in cui il giornalista Sandro Ruotolo ha tenuto le redini di un lungo dibattito sul giornalismo investigativo e sulla lotta alla mafia. Ruotolo, introdotto da Orsolina Campi, e intervistato dalla giornalista Marialucia Conistabile, si è soffermato sulle vecchie e sulle nuove strategie di investigazione giornalistica, ripercorrendo la sua carriera fin dagli esordi. Il giornalista si è poi soffermato sull’era moderna, dominata da internet, e dalla necessità di saper distinguere una notizia reale dalle fake news. Al centro del convegno la sua inchiesta sulla “terra dei fuochi”, proprio in seguito alla quale gli è stata assegnata la scorta per le minacce subite dal boss dei casalesi Michele Zagaria.
Ciò che invece è mancato nella manifestazione è stato lo zoom sulla condizione del territorio nicoterese. Infatti, benchè la locandina dell’evento recitasse che il dibattito avrebbe toccato il tema della lotta alle mafie, sulla ndrangheta che ha afflitto e impoverito Nicotera, neppure un timido cenno. Gli omicidi accaduti a Nicotera, il fiorente spaccio della droga, i tre scioglimenti per mafia vissuti dal comune costiero, la recente vicenda di Carmine Zappia, l’imprenditore vittima di estorsione e usura, che, con la sua denuncia, ha portato in carcere i suoi aguzzini: di tutto questo non si è parlato. D’altronde tra i posti riservati in prima fila, non c’erano quelli per i genitori di Stefano Piperno, giovane ucciso dai gangli della ndrangheta, né era stata riservata una sedia a Carmine Zappia, il coraggioso imprenditore che ha denunciato alcuni esponenti dei Mancuso. Nessuno li ha invitati. Posti riservati invece per le “autorità”, come si fa in questi casi, e dunque al Comandante della locale stazione dei Carabinieri, all’ex onorevole Angela Napoli, al vice prefetto di Vibo Sergio Raimondo, al prefetto di Potenza Vardè Annunziato, al parroco di Nicotera, don Francesco Vardè. Tra le vittime della mafia solo i coniugi Vinci, genitori di Matteo, ucciso un anno fa da Mancuso-Di Grillo. La signora Scarpulla alla fine della serata è stata omaggiata di un mazzo di fiori, ma per un’altra madre afflitta, la professoressa Gina Pagano, mamma di Stefano, nemmeno mezza parola.
Nel corso della serata vi sono stati alcuni interventi. Le domande poste a Ruotolo hanno riguardato prevalentemente l’uso della tecnologia nelle investigazioni giornalistiche, nonché il ruolo delle inchieste di un cronista nell’ambito di un’indagine della magistratura. Notevole anche il tema affrontato dei giornalisti sotto scorta: più volte Ruotolo ha ricordato Michele Albanese, il giornalista del Quotidiano del Sud che, come lui, condivide una vita sotto tutela da parte dello Stato, per via delle denunce coraggiosamente fatte . «Se tutti i giornalisti- ha detto- facessero giornalismo d’inchiesta non avremmo dei Ruotolo e degli Albanese. Ma i giornalisti che fanno con coraggio il loro lavoro sono pochi, e, d’altra parte- ha aggiunto- il giornalismo d’inchiesta va scomparendo».
«Giornalismo- ha concluso- non è fare il passaggio delle veline, ma addentrarsi dentro i fatti».

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