venerdì 16 agosto 2019

In arrivo le modifiche alle normative sugli scioglimenti dei Comuni per infiltrazioni mafiose.



(questo articolo è uscito l'11 aprile 2019)
Nicotera. “Nuovo codice antimafia”. Questo l’argomento del dibattito tenutosi martedì sera presso la sala convegni del Museo Diocesano di Nicotera. Un tema estremamente attuale, di cui si parla da molto tempo, in quanto urge una modifica delle attuali leggi sull’istituto degli scioglimenti dei consigli comunali per infiltrazioni mafiose, nonché delle interdittive che sovente colpiscono ditte o attività considerate vicine ai clan. L’evento, promosso dal Rotary Club Nicotera Medma, dell’Inner Wheel e della Fondazione Scopelliti, ha evidenziato le criticità presenti nel codice vigente, nonché le direttive che il nuovo codice intende introdurre. Un tema complesso, dunque, che abbraccia diversi aspetti della normativa intorno a una questione caleidoscopica, dalle tante sfaccettature. Un argomento affrontato con lucidità e concretezza da Luciano Maria Delfino, professore universitario e membro effettivo del Comitato Scientifico della Rivista Filodiritto.com; da Giacomo Francesco Saccomanno, responsabile scientifico della Fondazione A. Scopelliti; Gelsomina Silvia Vono, senatrice e componente della I^ Commissione Affari Costituzionali e dal prefetto di Vibo Valentia, Giuseppe Gualtieri. A tenere le fila del dibattito la preside Maria Rosaria Russo, dirigente dell’istituto “R. Piria” di Rosarno.
Dopo i saluti di rito, il convegno è entrato subito nel vivo. A parlare per primo il professore Luciano Maria Delfino, il quale ha tenuto una lectio magistralis su quelle che sono le  falle presenti nell’attuale sistema legislativo; ha inoltre osservato quali potrebbero essere le modifiche da introdurre. Una dissertazione quasi esclusivamente tecnico-giuridica, la sua, nella quale ha sottolineato che spesso gli scioglimenti per mafia si fondano «su una sarabanda di sospetti, senza la certezza della prova». Ha evidenziato che urgono le opportune modifiche della normativa vigente, in quanto tal quale com’è si è spesso trasformato in uno «strumento improprio di potere». Il docente ha inoltre osservato che l’assenza di un contraddittorio tra la parte che subisce l’intervento interdittivo e la prefettura costituisce un vero e proprio “vulnus” nella normativa. Un tema ripreso dall’avvocato Giacomo Saccomanno che ha rimarcato come spesso la commissione di accesso agli atti (inviata dalla prefettura) operi unilateralmente e senza un confronto con l’amministrazione comunale. «Il primo intervento che ritengo fondamentale- ha aggiunto- è che le verifiche sul territorio, sui candidati e sulle modalità delle elezioni siano preventivamente monitorate», per affrontare subito eventuali “anomalie”, «onde evitare che i cittadini dopo un anno si ritrovino senza amministrazione». Altro punto affrontato da Saccomanno quello dei burocrati che sopravvivono alla politica «e che spesso sono i veri anelli di congiunzione tra la pubblica amministrazione e la mafia». L’avvocato rosarnese ha auspicato la creazione di un «organo di controllo, ma che non sia come il vecchio Coreco composto da politici, ma un organo di controllo “serio”.» Inoltre: verifica sulle singole condotte, in quanto «non può pagare l’intera comunità per colpa di pochi soggetti».
La senatrice Silvia Vono ha esordito osservando che «gli effetti dei temi in discussione, se non adeguatamente considerati, influiscono sui nostri territori in modo devastante». «Mi sono fatta promotrice di due disegni di legge- ha spiegato- uno di modifica degli articoli del testo unico degli enti locali riguardo proprio gli scioglimenti dei comuni per infiltrazione mafiosa e l’altro in materia di infomativa antimafia interdittiva». In uno stato di diritto, ha argomentato inoltre la senatrice, non è accettabile che vengano prese iniziative drastiche come l‘estromissione dell’intera amministrazione politica democraticamente collocata in quel ruolo attraverso elezioni regolari senza che tutto ciò non preveda un contraddittorio con le parti in causa. Infatti, il sindaco viene travolto dal ciclone del provvedimento senza che gli sia consentito un minimo di accenno di difesa o di confronto; un provvedimento che, osservato sotto la lente di ingrandimento del sistema repubblicano-democratico, appare di una portata di altissima gravità in quanto si annulla la volontà popolare democraticamente espressa». Lo scioglimento, secondo la senatrice, deve essere l’estrema ratio, e deve produrre i presupposti per un ripristino efficace della legalità affinchè «un ente interessato da questo provvedimento sia  riconsegnato ai cittadini completamente sanato da quel virus mafioso che le norme attualmente disponibili non riescono a sanare».
Il prefetto Giuseppe Gualtieri ha messo in evidenza le criticità in cui versano molti comuni, e nelle quali spesso alligna l’origine del malaffare. Ha poi evidenziato che nelle interdittive antimafa c’è un eccesso di potere strutturale, quindi non attribuibile ai prefetti che alle normative devono attenersi.  

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