Nicotera. “Nuovo codice antimafia”. Questo l’argomento del dibattito tenutosi
martedì sera presso la sala convegni del Museo Diocesano di Nicotera. Un tema
estremamente attuale, di cui si parla da molto tempo, in quanto urge una
modifica delle attuali leggi sull’istituto degli scioglimenti dei consigli
comunali per infiltrazioni mafiose, nonché delle interdittive che sovente
colpiscono ditte o attività considerate vicine ai clan. L’evento, promosso dal Rotary
Club Nicotera Medma, dell’Inner Wheel e
della Fondazione Scopelliti, ha
evidenziato le criticità presenti nel codice vigente, nonché le direttive che
il nuovo codice intende introdurre. Un tema complesso, dunque, che abbraccia
diversi aspetti della normativa intorno a una questione caleidoscopica, dalle
tante sfaccettature. Un argomento affrontato con lucidità e concretezza da Luciano
Maria Delfino, professore universitario e membro effettivo del Comitato
Scientifico della Rivista Filodiritto.com; da Giacomo Francesco Saccomanno, responsabile scientifico della Fondazione
A. Scopelliti; Gelsomina Silvia Vono,
senatrice e componente della I^ Commissione Affari Costituzionali e dal
prefetto di Vibo Valentia, Giuseppe Gualtieri. A tenere le fila del dibattito
la preside Maria Rosaria Russo, dirigente dell’istituto “R. Piria” di Rosarno.
Dopo i saluti di rito, il convegno è
entrato subito nel vivo. A parlare per primo il professore Luciano Maria
Delfino, il quale ha tenuto una lectio magistralis su quelle che sono le falle presenti nell’attuale sistema
legislativo; ha inoltre osservato quali potrebbero essere le modifiche da
introdurre. Una dissertazione quasi esclusivamente tecnico-giuridica, la sua,
nella quale ha sottolineato che spesso gli scioglimenti per mafia si fondano
«su una sarabanda di sospetti, senza la certezza della prova». Ha evidenziato
che urgono le opportune modifiche della normativa vigente, in quanto tal quale
com’è si è spesso trasformato in uno «strumento improprio di potere». Il
docente ha inoltre osservato che l’assenza di un contraddittorio tra la parte
che subisce l’intervento interdittivo e la prefettura costituisce un vero e
proprio “vulnus” nella normativa. Un tema ripreso dall’avvocato Giacomo Saccomanno
che ha rimarcato come spesso la commissione di accesso agli atti (inviata dalla
prefettura) operi unilateralmente e senza un confronto con l’amministrazione
comunale. «Il primo intervento che ritengo fondamentale- ha aggiunto- è che le
verifiche sul territorio, sui candidati e sulle modalità delle elezioni siano
preventivamente monitorate», per affrontare subito eventuali “anomalie”, «onde
evitare che i cittadini dopo un anno si ritrovino senza amministrazione». Altro
punto affrontato da Saccomanno quello dei burocrati che sopravvivono alla
politica «e che spesso sono i veri anelli di congiunzione tra la pubblica amministrazione
e la mafia». L’avvocato rosarnese ha auspicato la creazione di un «organo di
controllo, ma che non sia come il vecchio Coreco composto da politici, ma un
organo di controllo “serio”.» Inoltre: verifica sulle singole condotte, in
quanto «non può pagare l’intera comunità per colpa di pochi soggetti».
La senatrice Silvia Vono ha esordito
osservando che «gli effetti dei temi in discussione, se non adeguatamente considerati,
influiscono sui nostri territori in modo devastante». «Mi sono fatta promotrice
di due disegni di legge- ha spiegato- uno di modifica degli articoli del testo
unico degli enti locali riguardo proprio gli scioglimenti dei comuni per infiltrazione
mafiosa e l’altro in materia di infomativa antimafia interdittiva». In uno
stato di diritto, ha argomentato inoltre la senatrice, non è accettabile che
vengano prese iniziative drastiche come l‘estromissione dell’intera amministrazione
politica democraticamente collocata in quel ruolo attraverso elezioni regolari
senza che tutto ciò non preveda un contraddittorio con le parti in causa. Infatti,
il sindaco viene travolto dal ciclone del provvedimento senza che gli sia consentito
un minimo di accenno di difesa o di confronto; un provvedimento che, osservato
sotto la lente di ingrandimento del sistema repubblicano-democratico, appare di
una portata di altissima gravità in quanto si annulla la volontà popolare
democraticamente espressa». Lo scioglimento, secondo la senatrice, deve essere l’estrema
ratio, e deve produrre i presupposti per un ripristino efficace della legalità affinchè
«un ente interessato da questo provvedimento sia riconsegnato ai cittadini completamente sanato
da quel virus mafioso che le norme attualmente disponibili non riescono a
sanare».
Il prefetto Giuseppe Gualtieri ha messo
in evidenza le criticità in cui versano molti comuni, e nelle quali spesso
alligna l’origine del malaffare. Ha poi evidenziato che nelle interdittive
antimafa c’è un eccesso di potere strutturale, quindi non attribuibile ai
prefetti che alle normative devono attenersi.
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