giovedì 21 novembre 2019

Carmine Mercuri, giovane ingegnere, racconta il mondo attraverso la poesia. La presentazione del suo libro,“Apnea”, è un successo di pubblico giovane.


Nicotera. «Fondamentalmente non mi sono mai ritenuto un “poeta”, sono troppo grezzo e grossolano per esserlo. Sono uno che sporca carta, o bit di computer, per raccontare le sue impressioni sul mondo, esplorandolo, a partire da dentro sé stesso sino alle lontane galassie». Questo dice di sé Carmine Mercuri, l’autore della raccolta di poesie “Apnea”, presentata domenica scorsa nella sala Papa Giovanni XXIII. L’evento, che è stato organizzato dalle associazioni Nicotera Nostra e Roberto il Guiscardo, è stato un trionfo di pubblico. La sala era gremita di persone, soprattutto da giovani, attratti dai versi di un giovane ingegnere, uno di loro, dall’animo profondo, che racconta il mondo attraverso la poesia, sublimando in versi una disperata sensibilità. «Sicuramente- scrive il poeta- riconosco di avere una patina sugli occhi che mi consente di vedere e carpire cose che altri non vedono. Benesseri, contraddizioni, sofferenze, insomma la vita dell’uomo sulla terra, tradotta in metrica». Mercuri appartiene alla sua generazione, con tutti drammi che essa vive quotidianamente: «Ritengo che quello che scrivo- dice- sia molto “generazionale”, sia in termini di temi, che di lessico e di metriche. Ciò che scrivo è spesso crudo, violento, come un pugno in pancia, sbatte tutto in faccia a metriche veloci, senza avere il tempo di prendere fiato. E’ l’urlo di un appartenente a quella che chiamano la “generazione X”, la generazione dei senza futuro, dei milleuristi, dei giovani poveri, di chi spinge fumo per vivere». Carmine Mercuri, figlio del compianto e stimato professore di Filosofia Agostino Mercuri, si affida umilmente al giudizio del lettore, invitando chiunque a scrivere, perché la scrittura è libertà e rivoluzione, e appiattirsi ai dogmi imposti è deleterio per lo spirito: «Ognuno di noi può scrivere. Basta avere qualcosa di bello, brutto, arrabbiato, noioso, ecc., da dire. Il piattismo cerebrale- osserva- ci trasforma in schiavi consumatori. Scrivere è un atto di guerra contro questa civiltà. Ed io sono in trincea, contro, armato di un foglio ed una matita o di un pc e di un editor di testo. Fino a che non schiatterò».



Nessun commento:

Posta un commento