Nicotera.
E’
arrivata nella tarda serata di giovedì la notizia dello scioglimento del
consiglio comunale. Una notizia attesa da tempo. Esattamente dal 12 settembre,
quando il prefetto di Vibo, Carmelo Casabona, inviò al Ministero dell’Interno
la richiesta di scioglimento nel consiglio. A distanza di due mesi e mezzo il
Consiglio dei Ministri, su richiesta del titolare del Viminale, Angelino
Alfano, ha deliberato il commissariamento del Comune di Nicotera, “in
considerazione dei gravi condizionamenti criminali accertati” dalla commissione
di acceso agli atti, insediatasi nel comune di Nicotera il primo febbraio
scorso. Si attende ora di conoscere quali sono state le motivazioni che hanno
indotto il Governo a commissariare il comune costiero, a cosa si riferiscano,
nella fattispecie, i “gravi” condizionamenti criminali alla base di uno
scioglimento, il terzo in dieci anni, che mortifica una cittadina che pare non
riesca ad emanciparsi dall’influenza ormai invalidante e pervasiva della
criminalità organizzata. La giunta Pagano, insediatasi nell’ottobre del 2012,
arrivava dopo due scioglimenti consecutivi. Il 2 settembre del 2005 a finire
sotto la lente di ingrandimento della prefettura fu la compagine guidata da
Princivalle Adilardi. Agli accertamenti investigativi effettuati dalla
Commissione di accesso seguì lo scioglimento del consiglio comunale. Stessa
sorte toccò all’amministrazione guidata da Salvatore Reggio. Era il 13 agosto
2010 e il comune di Nicotera conosceva per la seconda volta un commissariamento
prefettizio, in seguito al secondo scioglimento. Dal 2005 al 2016, dunque, in poco
più di dieci anni, la casa municipale nicoterese ha visto un via vai di
commissioni di accesso agli atti, commissari prefettizi, carabinieri e
finanzieri intenti a reperire atti, delibere, determine. Tutto ciò che poteva
servire a completare un mosaico il cui soggetto era sempre lo stesso: un Comune
fortemente condizionato dalla criminalità organizzata, in cui la longa manus
della cosca egemone dei Mancuso e dei loro referenti ne sovrastava l’attività
amministrativa. I commissari antimafia, per come la legge in oggetto
è stata concepita, dovrebbero svolgere anche un ruolo etico in seno a una
comunità, o per meglio dire, “educativo”, cioè aiutare un comune, e la cittadinanza,
a trovare la via delle legalità. Eppure, il caso Nicotera, che detiene adesso l’inglorioso
record di tre scioglimenti consecutivi del consiglio, in dieci anni, dimostra
che il legame mafia politica non si è mai spezzato. Un legame che pare
inscalfibile e che trova il suo collante in quel grosso capitale di voti,
sapientemente “gestito” da una regia occulta, ma non troppo, e che incorona il
sindaco di turno, deputato, a quanto pare, a servire gli interessi della
ndrina. Franco Pagano, eletto nel 2012, a capo di una lista dal nome carico di
belle promesse, “Patto per la legalità”, divenne sindaco con 1350 voti, facendo
mangiare la polvere ai quattro avversari, con un ampio scarto. Ma la sua vita a
palazzo Convento non è stata semplice. Dal misterioso attentato del 23 giugno
del 2013 alla recente vicenda dell’atterraggio dell’elicottero in pieno centro
storico cittadino- per cui ha incassato un avviso di garanzia- alle dimissioni,
il 5 di ottobre. In mezzo una serie di appalti per alcune opere pubbliche finite
sotto inchiesta, come il rifacimento del waterfront nella frazione Marina. Lo
sfondo del quadro è paradossale: istituzioni che faticano a dare risposte certe
ai cittadini, che d’altra parte, le risposte paiono non cercarle, incapaci come
sono di ribellarsi alla mafia ma anche all’inefficienza di certe azioni dello
Stato.
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