lunedì 23 marzo 2020

Nicotera. Cosa c'entra la Protezione Civile con Casapound? In atto la politicizzazione delle attività territoriali della Prociv.


Nicotera. Il gruppo volontari Nicotera della Protezione civile riesce a far parlare di sé, e non solo per le mascherine da consegnare ai cittadini presso il municipio, invitandoli dunque a violare il divieto governativo di uscire di casa, ma anche per altro. E’ lo stesso sindaco a porre le basi di una “faccenda” che non può e non deve essere ignorata. Infatti, nei giorni scorsi, in seguito a un appunto mosso dalla scrivente al gruppo Protezione civile che, come precisato, invitava la gente a uscire di casa per recarsi al comune per ritirare la mascherina, interveniva il primo cittadino a difendere l’operato del gruppo di volontari, soprassedendo sul clamoroso scivolone, definendolo una “piccola inesattezza”. Ma non è questo il punto. Il punto è il modus operandi di questo gruppo di volontari. Un’organizzazione che ha un suo presidente ma che si muove in stretta sinergia con il sindaco e l’amministrazione comunale. Innanzitutto, sarebbe interessante capire cosa c’entra la Protezione Civile con il partito politico filo fascista di Casapound. La Protezione Civile, si legge nel relativo sito web, “è una struttura della Presidenza del Consiglio dei Ministri” che “opera in stretto raccordo con le Regioni e le Province autonome, si occupa di tutte le attività volte alla previsione e alla prevenzione dei rischi, al soccorso e all’assistenza delle popolazioni colpite da calamità, al contrasto e al superamento dell’emergenza”. Da nessuna parte c’è scritto che qualcuno può mettervi sopra un cappello politico. Eppure qualcuno l’ha fatto e il sindaco ne ha sfoggiato con orgoglio la prova, rendendosi di fatto complice della politicizzazione del dipartimento governativo. Infatti, nella foto si vede il signor Nino Cupitò, seduto sul mezzo della Prociv, insieme ad altri due volontari, che indossano l’inconfondibile divisa. Cupitò non indossa la divisa, ma la pettorina di Casapound, partito di cui fa parte ed è un entusiasta sostenitore. Non si capisce bene cosa ci faccia su quel fuoristrada, perché non è chiaro se anche lui è volontario della Prociv (e se anche lo fosse, questo non giusitificherebbe la politicizzazione delle attività della stessa). Ma chi è Nino Cupitò? Tanto per cominciare è lo zio della vicesindaca e assessora al Bilancio, Valeria Caronte; non solo: è stato uno dei più agguerriti supporter nella campagna elettorale a favore del sindaco Pino Marasco. L’eclettico Cupitò è anche presidente dell’associazione Taranta Festival, nonché vicepresidente della Proloco Nicotera. Ma è soprattutto uno che ruota costantemente intorno al comune, forse ispirato dal fatto che la giovanissima nipote è vicesindaca, e quindi, per la “proprietà transitiva”, lui avrebbe tutto il diritto di essere il prezzemolino d’ogni minestra nelle azioni amministrative. La figura di Cupitò, ad ogni buon conto, apre uno scenario su altri soggetti, non candidati e quindi mai eletti, ma che svolgono, però, per il comune importanti funzioni burocratiche e consultive, o di factotum, quasi, come dire, degli assessori in pectore. Potremmo definirli consulenti esterni, o come altro si desidera, sta di fatto che nel comune non esiste uno straccio di carta, un documento con quattro parole messe in croce, che definisca, senza infingimenti, il ruolo di costoro, anche nel rispetto della tanta decantata trasparenza. Sta di fatto che a Nicotera “gli spazi” vengono sempre occupati dalle stesse persone, in una sorta di tacito accordo e muto consenso tra amministratori ed occupatori abusivi. Ogni ruolo, all’interno di un’amministrazione, dovrebbe essere chiarito, certificato, reso pubblico, senza strizzatine d’occhio e strane complicità. Quegli spazi, insomma, di cui parlava il procuratore Nicola Gratteri, non è semplice occuparli, dato che sono stati commissariati dai decurioni delle leggi non scritte, stilate da antiche e opache consuetudini, che non lasciano spazio ad altri, e meno che mai alle persone perbene. Occupare anche la Prociv è prova del fatto che non vi è un sano ricambio, tanto meno una ventata d’aria nuova, e che il commissariamento degli spazi civici, ma anche culturali e politici, prosegue con il consenso di compiacenti burocrati, emissari di un sistema politico-mafioso il cui scopo è il controllo totale del territorio.

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