Nicotera. Continuano le celebrazioni per l’Anno Santo nella
Cattedrale della cittadina costiera. Domenica scorsa si è svolto il “giubileo
dei fratelli migranti”, l’invito era esteso a tutte le persone di ogni
nazionalità che vivono nel territorio di Limbadi, Nicotera, Joppolo.
Don Francesco
Vardè, parroco della Cattedrale di Nicotera, sta promuovendo, col noto
entusiasmo, iniziative, incontri e celebrazioni per coinvolgere tutta la
comunità a vivere in pienezza questo anno di grazia voluto da papa Francesco.
Abbiamo chiesto di parlarci di questa importante iniziativa per la chiesa
locale e la comunità dei fedeli.
-Don Francesco
come nasce questa iniziativa.
«Il vescovo, mons.
Renzo, ha emesso un decreto con cui sceglie anche il Duomo nicoterese, santuario
dedicato alla Madonna Assunta e antichissima sede episcopale, come chiesa
giubilare».
-Quali attività
sta mettendo in campo?
«Sto promuovendo
una serie di iniziative, incontri e celebrazioni per coinvolgere tutta la
comunità a vivere in pienezza questo anno di grazia voluto da papa Francesco. Si
è iniziato da subito, coinvolgendo le giovani coppie, per ricordare la verità e
la bellezza del disegno di Dio sulla famiglia e la ricchezza dei valori che in
essa fioriscono, specie nel dono dei figli».
-In che modo la
Chiesa intende aiutare e sostenere le famiglie?
«Già da tempo si
stanno coinvolgendo le famiglie della comunità, con la visita casa per casa,
nella prospettiva di quella “chiesa in uscita” proposta da Papa Bergoglio. Il
fine è quello di realizzare dei “centri di ascolto” dove più famiglie
periodicamente si incontrano per maturare la propria fede e contribuire così
alla crescita spirituale e morale della comunità. Poi nella Festa del Battesimo
di Gesù, si è celebrato il Giubileo dei bambini e dei ragazzi. E domenica
scorsa, a conclusione della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani,
si è celebrato il Giubileo dei Migranti, preparato con incontri, insieme alle
suore Figlie della Chiesa e ai giovani “Amici della Parola” che operano in parrocchia.
Inoltre, è già in cantiere il Giubileo dei fidanzati, che si terrà a febbraio,
nel contesto dell’itinerario di preparazione al sacramento del matrimonio».
-Qual è il suo progetto per la comunità
nicoterese?
«Il mio desiderio di Parroco della comunità è
raggiungere ogni persona, uomini e donne di buona volontà, con fraterno e
paterno affetto; bambini, giovani, anziani e chiunque sia in cammino alla
ricerca di un senso da dare alla propria vita, specialmente chi soffre nello
spirito, nel corpo, o ferito nella vita affettiva e familiare e a causa degli
affanni e delle prove che l’esistenza pone davanti».
-In questo
senso, qual è il ruolo della parrocchia?
«La parrocchia è
un organismo vivo, fatto di relazioni concrete e specie in questo momento storico,
vuole sempre più essere luogo di incontro, dialogo e collaborazione, per
edificare, insieme, ognuno con la propria responsabilità, la civiltà del bene
comune e della carità evangelica, in questo particolare periodo di crisi. Nella
nostra epoca di profondi cambiamenti, la Chiesa locale è chiamata ad offrire il
suo contributo peculiare, rendendo visibili i segni della presenza e della
vicinanza di Dio. E l’Anno giubilare è un tempo favorevole per tutti noi,
perché contemplando la Divina Misericordia, che supera ogni limite umano e
risplende sull’oscurità del peccato, possiamo diventare testimoni più convinti
ed efficaci di Cristo e di una umanità rinnovata, più giusta ed equa, ad ogni
livello».
-Se dovesse
rivolgere un invito ai fedeli della città.
«Come in tutte le
occasioni ricordo a me stesso, e a chiunque ogni giorno incontro per le vie
della nostra Città, di aprire, anzi spalancare la porta del cuore a Cristo,
compimento delle promesse di Dio Padre, sull’umanità avvolta nelle tenebre del
male, che ancora oggi ha spesso il volto oscuro dell’egoismo, delle chiusure,
delle divisioni, della corruzione, delle violenze, delle discriminazioni, delle
ingiustizie, delle guerre vicine e lontane. E perciò un invito all’unità, visto
che talvolta a Nicotera si vive un clima di disunione e frammentazione fra le
varie realtà presenti e anche la chiesa non può essere divisa ma segno
vivo di comunione per la crescita di
tutto il corpo sociale».
-Quanto
l’essere umano ha bisogno di Dio, in un momento storico così difficile, e
quanto l’Anno Santo può dare al popolo dei credenti?
«L’Anno Santo è
l’occasione per ritrovare il senso della misericordia di Dio nella vita
dei credenti e di chi non crede, o di chi è in cammino, e combatte ogni giorno
per un mondo migliore in cui vivere, più giusto e solidale, ove possa trionfare
l’armonia e il rispetto per tutti, senza disuguaglianze e barriere di ogni
genere, superando così contrapposizioni e dannosi conflitti che generano nuove
povertà morali e materiali…».
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