Nicotera.
Forse
è la prima volta nella sua storia che la cittadina costiera è sotto la costante
attenzione dei media. Giornalisti e cameraman si aggirano per le viuzze del
centro storico, alla ricerca di una testimonianza, di un parere, di una battuta
da parte dei frastornati abitanti di un paese vissuto sempre nel più completo
anonimato e che ora si trova catapultato al centro di un’attenzione mediatica
senza precedenti. Si bussa all’ufficio del sindaco Franco Pagano, si cerca di
carpire qualche frase in più rispetto a quelle, ormai arcinote, che il primo
cittadino ha finora proferito. In pochi hanno voglia di parlare con i
giornalisti. A farlo sono esclusivamente quei cittadini che si dicono perplessi
da tutta l’attenzione delle tv, in quanto sfugge alla loro comprensione la
bufera giudiziaria, prima ancora che mediatica, abbattutasi sull’intera vicenda
e sulla città. Dopo i telegiornali e i vari talk show, il “caso Nicotera” è
approdato anche nella seguitissima trasmissione di Massimo Giletti, “L’arena”,
programma in cui si discute di fatti di cocente attualità. In collegamento da
Nicotera si trovava, in mezzo alla famosa “piazza elicottero”, la giornalista Ilenia
Petracalvina. Alle sue spalle la “rosa dei venti” dove il velivolo guidato da
Giovanni Contieri, è atterrato. Ma a rappresentare Nicotera ad un certo punto
qualcuno si è fatto avanti. A prendere il microfono una signora che si è fatta
portatrice della tesi imperante che è stata generosamente offerta alle
telecamere dagli intervistati, e cioè, “che si sta facendo tanto rumore per
nulla”, che in fondo si tratta di “due sposini che hanno voluto coronare il
loro sogno d’amore”. Una tesi bizzarra e miope, proposta con sicumera e viva
costernazione nel rifiuto di contemplare il senso delle leggi che regola il vivere
civile. Una tesi fermamente contestata nello studio televisivo. E così la signora, suo malgrado carente di
grammatica istituzionale, ha ribadito un concetto trito e ritrito che molti
intervistati avevano già consegnato alla nazione attraverso l’occhio spietato
delle telecamere. La persona in questione si è fatta dunque portavoce del
paese, diventando in quell’istante, agli occhi di milioni di persone, la
Nicotera che non vede nell’atterraggio di un elicottero nel centro storico una
trasgressione della legge. In una manciata di secondi, la città è stata
codificata come tollerante, connivente, incapace di indignarsi contro chi
calpesta le regole. Non sapremo mai se esiste una Nicotera che si dissocia da
quanto operato dagli intrepidi sposini, che condanna eventuali manchevolezze di
sindaco e dirigenti comunali per quanto accaduto, che semplicemente si schiera
contro. Non lo sapremo mai perché questa Nicotera non era in piazza a
manifestare il suo dissenso. Nessuno si è fatto avanti per dire che la città è
ben altro, che è cultura, impegno sociale e civile, che è lotta per i diritti
fondamentali dei cittadini, che è legalità. La paura ha chiuso le bocche,
l’omertà ha azzerato secoli di cultura, il silenzio ha gettato il paese in uno
stato di prostrazione, ha deturpato la sua immagine, l’ha consegnato all’ambasciatrice,
allo stato dei fatti, più rappresentativa. Eppure ci sono dei dati che devono
far riflettere: la città conta un elevato numero di associazioni e di esponenti
politici. Questi ultimi li troviamo spesso e volentieri sui giornali, a
disquisire nelle loro note, dei più disparati temi. Alla luce della tempesta
mediatica di questi giorni è chiaro che, nel terreno minato che è il paese,
stanno bene attenti a dove mettere i piedi. Lo stesso dicasi della Nicotera
dell’associazionismo. Anch’essa sparita. Tutti introvabili. Proprio ora,
proprio adesso che l’immagine della città andrebbe tutelata. La domanda vera da
porsi è se esiste, quindi, una Nicotera sana. Se essa può essere rappresentata
dignitosamente. Se c’è qualcuno capace di mostrare che essa è anche cultura
della legalità, che si oppone alla rappresentazione folkloristica di una
cittadina dipinta come una Corleone negli anni in cui il rumore del piombo
risuonava costantemente nelle strade.
martedì 27 settembre 2016
sabato 24 settembre 2016
Risultati Sorical. Il parere dell'ingegnere Antonio D'Agostino.
Nicotera.
Nei
giorni scorsi la Sorical ha divulgato gli esiti degli esami dell’acqua in
uscita dall’acquedotto Medma. Le analisi sono state effettuate in seguito ai
lavori effettuati nell’impianto che hanno visto l’inserimento di un sistema di
filtraggio del ferro e del manganese. Abbiamo chiesto all’ingegnere Antonio D’Agostino,
tecnico delegato del Movimento 14 luglio, il suo parere in merito.
-Ingegnere,
pare che il livello di manganese presente nell’acqua sia più che accettabile.
Tutto a posto quindi?
«E’ necessario in
premessa ricordare che i lavori di potabilizzazione all’impianto Medma sono
stati eseguiti con colpevole ritardo dalla Sorical, dopo quasi due anni
dall’ordinanza di divieto d’uso umano dell’acqua da parte del sindaco di
Nicotera e dopo le note manifestazioni di protesta della popolazione nicoterese
a causa degli enormi disagi che ha sofferto insieme ai gravi pericoli per la
propria salute. Dopodiché debbo fare anche presente che la conformità dei
parametri al d.lgs. 31/2001 non riguarda soltanto il manganese e il ferro, ma
molti altri parametri sia chimico-fisici (38) che batteriologici (2) che rappresentino
un pericolo, anche solo potenziale, per la salute umana. Vi sono poi altri
9 parametri di potenziali contaminanti
(tra cui il Pseudomonas aeruginosa, riscontrato
mesi fa) la cui ricerca può essere disposta dall’autorità sanitaria. Come si
vede si tratta di una quantità rilevante di possibili inquinanti che, nella
gran parte, non sono oggetto delle analisi, di routine e di verifica (con la
frequenza e lo spettro previsto dalla normativa citata), né da parte dell’Arpacal
né della Sorical. Ricordo, a solo titolo di esempio, che nel luglio 2015, a
seguito di un allarme lanciato dal direttore del Dipartimento di Prevenzione
dell’Asp di Vibo Valentia, è stato chiesto all’Asp di fornire i dati sulla radioattività.
Ebbene, la risposta fu che il laboratori Arpacal competenti non erano dotati
della strumentazione necessaria per effettuare tale ricerca. Sarebbe
interessante conoscere se, da allora ad oggi, è cambiato qualcosa…».
-E’
la stessa Sorical a sottolineare che nell’acqua che giunge nella frazione
Marina si sono riscontrati alti livelli di cloruri che sarebbero imputabili a
un pozzo comunale. Nuovi problemi all’orizzonte?
«Direi piuttosto vecchi
problemi anche se la situazione appare in via di miglioramento. Le alte
concentrazioni di cloruro e di sodio erano state già rilevate in altre analisi
del recente passato. Né vale dire, come afferma il direttore tecnico della
Sorical, Sergio De Marco, che tali elementi si trovano nell’acqua immessa nel serbatoio
di Nicotera Marina che proviene da un pozzo comunale. Infatti, da notizie
assunte personalmente presso gli uffici comunali, detto pozzo non sarebbe attualmente attivo. Ancora, la
Sorical, citando l’art. 14 del d.lgs. 31/2001, rileva che tali sostanze,
compreso il manganese, rientrano tra i parametri “indicatori”. Ciò però non
significa che non possano costituire pericolo per la salute umana su cui è
competente l’Asp e non certo la Sorical. E se l’Asp ha ritenuto di prescrivere
al sindaco di Nicotera di intervenire entro 24 ore per ripristinare i valori di
legge, qualche pericolo vuol dire che lo ha ravvisato. In ogni caso non ci
stancheremo mai di ricordare che l’art. 4 del decreto citato parla chiaro: “le acque destinate al consumo umano debbono
essere salubri e pulite”».
-Il
Movimento 14 luglio di cui lei è tecnico delegato ha spesso ribadito che è
opportuno che il comune di Nicotera di sganci dalla Sorical. Può motivare il
perché di questa decisione?
«Da una recente
delibera abbiamo appreso che l’importo annuo da corrispondere alla Sorical da
parte del nostro comune è di oltre 250.000 euro all’anno per i circa 20-25
litri al secondo erogati, molti dei quali non fatturati (per perdite e
sottrazioni abusive). A conti fatti, per i 6.500 abitanti del nostro comune, ne
basterebbero molti di meno. Inoltre, attingendo a pozzi comunali (realizzabili
con i 201.000 euro conquistati dal movimento nicoterese al tavolo tecnico
regionale), da trivellare in prossimità dei vari serbatoi a servizio del
capoluogo e delle frazioni, si potrebbero conseguire sensibili economie (che
potrebbero servire per ammodernare la rete idrica) e nel contempo assicurare
una migliore qualità dell’acqua che giunge nelle nostre case. In più, con
“l’acqua del sindaco” verrebbe rispettata la volontà espressa da 27 milioni di
italiani col referendum che ha sancito la volontà che questo bene comune vitale
debba essere pubblico e non fonte di
business. Molti comuni calabresi stanno seguendo questa strada. Questa
richiesta sarà oggetto di una prossima assemblea dei cittadini e delle
cittadine nicoteresi che decideranno se e con quali modalità portarla
all’attenzione degli attuali amministratori».
-Una
recente delibera comunale ha stabilito che il Comune accetta di transigere il
debito pregresso con la Sorical che ha ceduto il credito accumulato dall’ente
(negli anni 2009-2013) ad una società di riscossione inglese. Cosa pensa di
questa transazione? Quali vantaggi ne può trarre l’ente e quali i cittadini ?
«Con la transazione il
comune andrà a pagare circa la metà dei circa 1,5 milioni richiesti, il ché
rappresenta una notevole economia per l’ente. Aggiungiamo però che, per equità
e giustizia, a ciò dovrebbe corrispondere una correlativa e proporzionale
restituzione ai cittadini nicoteresi che, in questi anni, hanno pagato canoni
iniqui sia per la qualità dell’acqua sia per le tariffe illegali a lungo
praticate dalla Sorical. Anche questo argomento sarà oggetto di una prossima
discussione pubblica».
Terremoto nel Vibonese/2. Edifici scolastici non a norma.
Oggi tutte le scuole
del Vibonese resteranno chiuse. Lo hanno deciso le ordinanze sindacali dopo la
scossa di terremoto che ieri mattina, alle 9.24, ha gettato nel panico gli
abitanti fino ad un raggio di trenta kilometri dall’epicentro del sisma, individuato
dai sismografi dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia di Roma, a
due kilometri dal comune di Francica. Il
movimento tellurico ha avuto una magnitudo pari a 3.2 gradi della scala
Richter. Fenomeni che nel sottosuolo calabrese sono molto comuni, ma ieri
mattina la scossa è stata distintamente percepita dalla popolazione, in quanto
poco profonda: solo sei kilometri dalla superficie terrestre. La scelta della
chiusura delle scuole è stata decisa dai sindaci in via precauzionale. Il terremoto
è, per i paesi calabresi, collocati in una delle aree più sismiche d’Europa, un
subdolo nemico con cui fare i conti. La Calabria si trova tra la placca
tettonica europea e quella africana, e nel corso dei secoli ha conosciuto
molti, devastanti, terremoti. Ieri mattina, un nuovo incontro ravvicinato con
il più temibile dei fenomeni naturali. Gli alunni hanno dichiarato di aver sentito
un boato, di aver visto vibrare porte e finestre, mentre le sedie su cui erano
seduti hanno cominciato a muoversi. Nonostante il panico, i ragazzi, coordinati
dagli insegnanti, hanno immediatamente guadagnato la via d’uscita. In un attimo
le zone antistanti le scuole sono state invase dagli studenti, dai più piccoli
delle scuole materne, ai più grandi, delle superiori. A Vibo i ragazzi si sono
ritrovati tutti in piazza Municipio, già notoriamente e incautamente invasa
dalle automobili in sosta. Il caos è diventato ingestibile, nei vari paesi
interessati alla scossa, quando i genitori, in preda all’ansia, si sono precipitati
a scuola a prelevare i propri figli. Un’apprensione più che motivata quella dei
genitori ben sapendo le grandi incognite che gravano sulla questione edilizia
scolastica. Molte scuole risentono di grandi deficit strutturali e, più
specificamente, spesso non sono conformi alle norme antisismiche. La provincia
vibonese detiene, in tal senso, il triste record delle strutture che
necessitano cure massicce. Di tanto in tanto i dirigenti scolastici lanciano
allarmi ai Comuni e alla Provincia, i due enti deputati ad effettuare
interventi in tal senso. Richieste che cadono nel vuoto, o che si scontrano con
la solita motivazione delle casse vuote che non permettono di mettere mani a
questo genere di lavori. Molto spesso sono gli stessi comuni che “dimenticano”
di presentare apposite domande per usufruire dei fondi governativi per
ristrutturare le scuole. E’ il caso, ad esempio, del Comune di Nicotera, che ha
perso lauti finanziamenti per interventi strutturali non avendo presentato in
tempo l’apposita richiesta. Il problema vero è che la questione terremoto non è
finora stata affrontata in tutta la sua gravità e completezza. A nessun livello
amministrativo. Ieri il presidente della Provincia Andrea Niglia ha fatto
sapere che l’amministrazione provinciale «è impegnata costantemente sul fronte della sicurezza degli alunni». «Stiamo
facendo il possibile- ha precisato- per mettere in sicurezza tutti gli edifici
scolastici delle scuole superiori ma mancano i soldi necessari». Servirebbero,
da una sommaria ricognizione delle criticità estese su tutte la provincia, un
milione e mezzo di euro per ogni struttura. In totale, una cifra enorme. Senza contare quella delle scuole elementari
e medie.
Terremoto nel vibonese. Scuole evacuate.
La terra ha tremato
esattamente alle 9.24. Il sisma ha avuto epicentro in provincia di Vibo
Valentia, esattamente a due chilometri dal comune di Francica. L’istituto
nazionale di geofisica e vulcanologia ha rilevato una magnitudo di 3.2 gradi
della scala Richter a una profondità di
sei kilometri. Ad avvertire chiaramente il sisma tutti i comuni fino a un
raggio di venti kilometri dall’epicentro. Poichè ha avuto luogo a pochissimi
kilometri dalla superficie terrestre, solo sei kilometri di profondità, è stato
chiaramente avvertito in moltissimi punti dell’area provinciale. Alle 13.09 i
sismografi hanno registrata un’altra scossa. Sempre nello stesso “distretto
sismico”, a 8 kilometri di profondità, di una intensità pari a 1.4 gradi. Ma ad
essere chiaramente avvertita è stata quella delle 9.24. A quell’ora gli uffici
e le scuole erano nel pieno delle loro attività. Proprio per quest’ultime è
scattato l’immediata evacuazione degli studenti. Dalle scuole materne fino agli
istituti superiori, gli edifici sono stati abbandonati dagli alunni che, a
scopo precauzionale, sono stati condotti in strada dagli insegnanti. San Costantino Calabro, Ionadi, Mileto,
Vibo Valentia, Stefanaconi, Filandari, Sant'Onofrio, Cessaniti, Rombiolo, Dasà,
San Calogero, Nicotera, Serra San Bruno, Tropea: questi i comuni interessati
all’immediata evacuazione collettiva. In un attimo è stato il caos. Centinaia
di ragazzi si sono riversati in strada. I genitori si sono precipitati a scuola
per recuperare i propri figli, in preda all’apprensione. Il traffico per un
attimo è andato in tilt. Poi via via la situazione si è andata normalizzando.
Intanto tutti i sindaci dei comuni interessati hanno emesso l’ordinanza di
chiusura delle scuole per la giornata di oggi. Gli alunni hanno raccontato di aver
sentito chiaramente le porte e le finestre vibrare fortemente. Un boato ha
accompagnato il sisma, mentre, nei piani più alti, gli allievi hanno sentito
tremare le sedie. Nonostante i momenti di panico, ragazzi e insegnanti hanno
mantenuto la calma guadagnando con compostezza la via d’uscita. La scossa
tellurica verificatasi ieri ha, com’era prevedibile, riaperto il dibattito
sulla sempiterna questione della sicurezza degli edifici scolastici e della
loro conformità alle norme antisismiche. Un tema, questo, che non smetterà mai
di essere attuale vista l’estrema sismicità del territorio calabrese, da sempre
interessato a terremoti devastanti che hanno cambiato l’aspetto territoriale
della regione. Si pensi, ad esempio, al devastante terremoto del 1783 che causò
il cambiamento dei corsi dei fiumi e dei torrenti: la valle del Mesima si
abbassò, si crearono molte paludi, e il monte Sant’Elia si spezzò in due. I
morti furono circa 50 mila, secondo una stima approssimativa. La Calabria
registra, in media, un terremoto al secolo e, dicono gli esperti, la regione si
trova nella fase “di ritorno”, cioè, sono altissime le possibilità che possa
avere luogo un nuovo devastante terremoto. La penisola calabrese si trova in
mezzo alla placca tettonica europea a quella africana. Una posizione critica
che non promette una vita semplice a una regione già gravata da mille altre
difficoltà. A fronte di questi dati scientifici è doveroso domandarsi quanto
gli edifici siano a norma, se, nella loro costruzione, siano state rispettate
le norme antisismiche o se invece siano stati costruiti all’acqua di rose.
Altro punto, affatto trascurabile, attiene alla macchina dei soccorsi. Come e
quanto la Protezione Civile calabrese è capace di portare aiuti ad eventuali
popolazioni colpite. Di quanti uomini e mezzi è fornita in questo senso? Gli
ospedali sono attrezzati per fornire cure a un gran numero di persone
contemporaneamente? I collegamenti stradali possono garantire la macchina dei
soccorsi? Domande cruciali, che qualcuno deve cominciare a porsi.
Matrimonio show. Come ha reagito la città.
Nicotera.
Com’era
prevedibile il matrimonio dell’anno con tanto di “aereosposi” ha varcato i
confini regionali e sta dominando in queste ore le cronache nazionali. Per
tutta la giornata di ieri Nicotera ha visto un via vai di giornalisti e
cameraman. Tante le interviste al sindaco Franco Pagano, il quale ha espresso
ferma condanna nei confronti dell’iniziativa degli sposini, definendola “abusiva”.
Diventa invece più complicato fare breccia nella coscienza collettiva dei
nicoteresi. Infrangere il muro di silenzio che è calato su questa storia da
parte degli abitanti della cittadina costiera appare ardua impresa. Anzi, ad
onor del vero qualcuno che parla con i giornalisti e che esprime liberamente il
proprio pensiero c’è. Le voci che si levano si dividono essenzialmente in due
filoni. Quello più corposo appartiene a coloro i quali si schierano apertamente
a difesa della rocambolesca avventura nuziale. E sono in tanti. Dentro e fuori
i social network prendono la parola per farsi avvocati difensori di una giovane
coppia che non avrebbe fatto nulla di male. Poi ci sono quelli che, nella
miglior tradizione delle storie in odor di mafia, non sanno nulla, non hanno visto
e né sentito nulla. Non hanno niente da dire e si stringono nelle spalle, tra
la rassegnazione e il fatalismo, perchè sei nato qui e devi accettare la realtà
che ti circonda. Le grandi assenti sono le opinioni di chi intravede in quanto
accaduto un fatto grave, lesivo della dignità di un’intera comunità. Manca
all’appello la posizione di chi si sente offeso per l’abusivo atterraggio del
velivolo, di chi non tollera l’appropriazione arrogante di un bene collettivo, di
chi addita l’iniziativa come assai discutibile, che ha messo a repentaglio la
pubblica sicurezza. L’assenza della voce di chi dissente, di chi si indigna è
un’assenza ingombrante, che si fa spia di un clima di silenzio. La paura si è
travestita di finta indifferenza. Perché non è facile ammettere di aver paura
di parlare, di dissentire, di contrastare le moltissime difese d’ufficio fioccate
nei confronti dell’impavido atterraggio degli sposi a bordo dell’elicottero
nuziale, nel cuore del paese. La gente preferisce tacere. Farsi gli affari
propri è l’unico modo per vivere tranquilli e non avere grane, allontanare le
preoccupazioni, non temere qualsivoglia
forma ritorsiva, non esporsi, rimanere nella sicurezza dell’ignavia. A
Nicotera tacciono tutti, tranne che gli amici degli sposi. Le tante
associazioni cittadine si sono chiuse anch’esse nel loro silenzio, sembra quasi
non si siano accorte di nulla. Lo stesso dicasi di alcuni politici locali,
generalmente in prima linea in altre circostanze dal sapore innocuamente
paesano. Ma sul fatto che ha portato Nicotera in cima alle cronache nazionali,
un evento in cui l’ombra della mafia si allunga sempre di più, la politica
cittadina tace. In questo clima di omertà- parola obsoleta che riesce sempre a
vestirsi di attualità- un certo tipo di intraprendenza, alcuni atti di
arroganza e certi sponsor abbaglianti e hollywoodiani hanno vita facile.
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