sabato 24 settembre 2016

Il prefetto di Vibo chiede lo scioglimento del Comune di Nicotera.



Nicotera. La notizia della richiesta inviata al ministro dell’Interno, da parte del prefetto di Vibo Carmelo Casabona, giunge nel bel mezzo della turbolenta storia dell’atterraggio abusivo dell’elicottero con a bordo i due sposi. Novità in tal senso si attendevano da tempo, ed esattamente già a partire da fine luglio, da quando, cioè, la commissione di accesso agli atti aveva finito i tre mesi di proroga per il lavoro investigativo iniziato lo scorso 3 febbraio, giorno del suo insediamento. Non è chiaro se la rocambolesca avventura nei cieli di Nicotera abbia accelerato il lavoro della prefettura, sta di fatto che questa notizia si incastona perfettamente in un clima rovente, contrassegnato dall’apertura dell’inchiesta da parte della Procura, la richiesta delle dimissioni di Pagano da parte del sindacato di polizia e del Pd calabrese (dopo alcune dichiarazioni secondo le quali “i Mancuso hanno ben altro a cui pensare che all’elicottero”, ndr) e un tam tam mediatico che imperversa senza sosta. La parola passa ora al ministro dell’Interno Angelino Alfano. Sarà lui a decidere, in base alla relazione del prefetto, se sciogliere il consiglio comunale nicoterese. Se sul comune costiero si abbatterà la scure ministeriale si tratterà del terzo scioglimento in 10 anni. Il 2005 fu l’anno in cui Nicotera conobbe il primo, per infiltrazioni mafiose, ad essere destituita dall’incarico fu la giunta guidata da Princivalle Adilardi. Nel 2010 toccò all’esecutivo di Salvatore Reggio. Ora potrebbe essere la volta della giunta Pagano. E se così fosse Nicotera conseguirebbe un record ignominioso: la terza medaglia al disvalore che di certo non agevola una cittadina che vorrebbe vivere di turismo e di dieta mediterranea. La città invece non ha fatto altro che conoscere, in questi ultimi anni, momenti difficili che hanno giocato nettamente a sfavore di sana evoluzione sociale, culturale ed economica. L’amministrazione Pagano ha dovuto confrontarsi con enormi criticità: mare, acqua sporca dai rubinetti, sicurezza, sanità, rifiuti. Un percorso non semplice, sullo sfondo di problemi sempre più grandi. Ma l’esecutivo ha preferito concentrarsi su progetti faraonici, puntando lo sguardo su opere grandiose: ad esempio, l’idea del costosissimo porto turistico, oppure dell’anfiteatro, o della scuola della dieta mediterranea, il tutto sullo sfondo di un malcontento crescente da parte dei cittadini, che è poi sfociato nella famosa protesta del 14 luglio. Qualcosa, sin da subito, tra il palazzo e il paese si è interrotto. Ad aggravare il comportamento della giunta Pagano è stata l’assenza dell’opposizione. Se, in una prima battuta, l’esecutivo poteva avvantaggiarsi dall’atteggiamento di un’opposizione che non le ha frapposto il bastone fra le ruote, alla lunga si è invece visto che proprio il silenzio e l’allineamento della minoranza ha solo portato grane. Nel senso che proprio la mancata vigilanza di quest’ultima non ha indotto l’esecutivo a procedere senza quel necessario e democratico pungolo critico che rende un’amministrazione più efficiente e più vicina ai problemi dei cittadini. Se il ministro Angelino Alfano dovesse apporre il suo placet alla richiesta prefettizia, l’esecutivo in carica uscirebbe di scena nel modo più indecoroso possibile, perché, oltre alla batosta morale dello scioglimento, sul sindaco Franco Pagano grava il peso di una bufera giudiziaria, oltre che mediatica,  che lo vede coinvolto: “il pasticciaccio brutto” dell’elicottero di cui egli dice di non saperne nulla. Ma la magistratura gli fa eco da Vibo: “non poteva non sapere”. In entrambi i casi la sua figura esce opaca: se sapeva, è grave; se non sapeva, grave lo è ugualmente, perché vorrebbe dire che la sua figura istituzionale sarebbe così inconsistente da essere facilmente aggirabile. Sta di fatto che la vicenda ricorda molto da vicino il caso  Shalabayeva, quell’oscura vicenda kazaca, in cui il ministro dell’Interno giurò di non sapere cosa stesse accadendo, preferendo passare per fesso anziché per complice.

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