sabato 24 settembre 2016

Terremoto nel vibonese. Scuole evacuate.



La terra ha tremato esattamente alle 9.24. Il sisma ha avuto epicentro in provincia di Vibo Valentia, esattamente a due chilometri dal comune di Francica. L’istituto nazionale di geofisica e vulcanologia ha rilevato una magnitudo di 3.2 gradi della scala Richter  a una profondità di sei kilometri. Ad avvertire chiaramente il sisma tutti i comuni fino a un raggio di venti kilometri dall’epicentro. Poichè ha avuto luogo a pochissimi kilometri dalla superficie terrestre, solo sei kilometri di profondità, è stato chiaramente avvertito in moltissimi punti dell’area provinciale. Alle 13.09 i sismografi hanno registrata un’altra scossa. Sempre nello stesso “distretto sismico”, a 8 kilometri di profondità, di una intensità pari a 1.4 gradi. Ma ad essere chiaramente avvertita è stata quella delle 9.24. A quell’ora gli uffici e le scuole erano nel pieno delle loro attività. Proprio per quest’ultime è scattato l’immediata evacuazione degli studenti. Dalle scuole materne fino agli istituti superiori, gli edifici sono stati abbandonati dagli alunni che, a scopo precauzionale, sono stati condotti in strada dagli insegnanti. San Costantino Calabro, Ionadi, Mileto, Vibo Valentia, Stefanaconi, Filandari, Sant'Onofrio, Cessaniti, Rombiolo, Dasà, San Calogero, Nicotera, Serra San Bruno, Tropea: questi i comuni interessati all’immediata evacuazione collettiva. In un attimo è stato il caos. Centinaia di ragazzi si sono riversati in strada. I genitori si sono precipitati a scuola per recuperare i propri figli, in preda all’apprensione. Il traffico per un attimo è andato in tilt. Poi via via la situazione si è andata normalizzando. Intanto tutti i sindaci dei comuni interessati hanno emesso l’ordinanza di chiusura delle scuole per la giornata di oggi. Gli alunni hanno raccontato di aver sentito chiaramente le porte e le finestre vibrare fortemente. Un boato ha accompagnato il sisma, mentre, nei piani più alti, gli allievi hanno sentito tremare le sedie. Nonostante i momenti di panico, ragazzi e insegnanti hanno mantenuto la calma guadagnando con compostezza la via d’uscita. La scossa tellurica verificatasi ieri ha, com’era prevedibile, riaperto il dibattito sulla sempiterna questione della sicurezza degli edifici scolastici e della loro conformità alle norme antisismiche. Un tema, questo, che non smetterà mai di essere attuale vista l’estrema sismicità del territorio calabrese, da sempre interessato a terremoti devastanti che hanno cambiato l’aspetto territoriale della regione. Si pensi, ad esempio, al devastante terremoto del 1783 che causò il cambiamento dei corsi dei fiumi e dei torrenti: la valle del Mesima si abbassò, si crearono molte paludi, e il monte Sant’Elia si spezzò in due. I morti furono circa 50 mila, secondo una stima approssimativa. La Calabria registra, in media, un terremoto al secolo e, dicono gli esperti, la regione si trova nella fase “di ritorno”, cioè, sono altissime le possibilità che possa avere luogo un nuovo devastante terremoto. La penisola calabrese si trova in mezzo alla placca tettonica europea a quella africana. Una posizione critica che non promette una vita semplice a una regione già gravata da mille altre difficoltà. A fronte di questi dati scientifici è doveroso domandarsi quanto gli edifici siano a norma, se, nella loro costruzione, siano state rispettate le norme antisismiche o se invece siano stati costruiti all’acqua di rose. Altro punto, affatto trascurabile, attiene alla macchina dei soccorsi. Come e quanto la Protezione Civile calabrese è capace di portare aiuti ad eventuali popolazioni colpite. Di quanti uomini e mezzi è fornita in questo senso? Gli ospedali sono attrezzati per fornire cure a un gran numero di persone contemporaneamente? I collegamenti stradali possono garantire la macchina dei soccorsi? Domande cruciali, che qualcuno deve cominciare a porsi.

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