Nicotera. Il 31 agosto 2014 la brigata della Guardia di Finanza
di Nicotera Marina, dopo oltre novant’anni di onorato servizio, chiuderà i
battenti. I militari presenti saranno dislocati, con ogni probabilità, presso la Tenenza di Tropea. Così,
per la verità, era già stato stabilito nella primavera dello scorso anno.
Motivazione ufficiale del trasferimento era la fatiscenza dell’edificio che
accoglieva la polizia tributaria. Era, già allora, fin troppo chiaro a tutti
che la motivazione reale della chiusura della Brigata di Marina era una ragione
collegata alle arcinote e implacabili logiche della spending-review. Tagli
selvatici che non possono tenere conto delle esigenze di sicurezza dei
cittadini, ma solo come far quadrare i conti. E così anche per i finanzieri
della frazione marittima è giunta l’ora di fare le valigie. A nulla,
evidentemente, sono serviti i proclami e le iniziative messe a punto dalla
giunta Pagano, nel tentare di far restare in sede la polizia tributaria. Anzi,
lo stesso sindaco Franco Pagano, all’indomani del feroce attentato a colpi di
Kalashnikov, che lasciarono una quarantina di buchi sulla villetta della sua
abitazione, annunciò a gran voce, che sarebbe rimasto seduto sulla poltrona di
sindaco solo se sul territorio sarebbero state rinforzate le presenze delle
forze dell’ordine. Richieste ovviamente cadute nel vuoto. Stesso destino
d’altronde accorso alle altre missive inviate dall’amministrazione presso le
alte sfere. Alla luce dei fallimentari tentativi di salvataggio della Brigata
della frazione, Pagano ha fatto recentemente sapere di aver gettato la spugna,
e che la Guardia
di Finanza presto leverà le tende dalla Marina, per essere allocata altrove.
Se
il sindaco si è però arreso, e sventola già la bandiera bianca della resa
-benché abbia solennemente promesso grandi lotte in difesa dei presidi di
legalità- i cittadini non ci stanno a perdere la polizia tributaria. Gli
abitanti di Nicotera Marina hanno infatti deciso di scendere in campo,
consapevoli che la frazione marittima, collocata com’è a metà strada, tra due
province pesantemente segnate dalla mano della criminalità organizzata, ha
bisogno della presenza della legge. Questa iniziativa si configura come un
scelta di campo, la ferma intenzione di schierarsi dalla parte della legge, di
richiedere che la Guardia
di Finanza rimanga nella sua storica sede, e non solo perché c’è bisogno di
controlli e monitoraggio del territorio, ma perché è forte la necessità di
credere nella presenza dello Stato. Da questa consapevolezza è nata la volontà
di iniziare una raccolta firme, ad opera di un gruppo di intraprendenti
cittadini. Essi sono ben consapevoli che probabilmente anche tale impresa
potrebbe scontrarsi contro un muro di indifferenza, ma hanno scelto di attuarla
ugualmente perché questo è un modo per proclamare da che parte stanno. Secondo
i difensori delle Fiamme Gialle, i vari politici finora interpellati, al fine di
chiedere attenzione e impegno in difesa della causa in oggetto, hanno fatto
orecchie da mercante. La raccolta firme è un’azione dimostrativa che si spera
possa produrre buoni effetti. Diego Corigliano, uno dei promotori
dell’iniziativa, ha espresso il suo disappunto. «Chiedo- ha detto- che
l’amministrazione Pagano si attivi per il salvataggio della Guardia di Finanza.
Le istituzioni non possono rimanere indifferenti al fatto che una cittadina
collocata in un territorio di frontiera rimanga spoglio di un importante
simbolo di legalità».
Al
momento la Brigata
di Marina ospita nove militari. Il loro impegno sul territorio è assai
difficile, perché nove unità sono troppo poche per il monitoraggio dell’intero
entourage nicoterese. Infatti, tenuto conto degli orari di turnazione, allo
stato dei fatti solo due militari effettuano attività di vigilanza e di
controllo. Essi si avvalgono dunque della collaborazione dei colleghi di Tropea
o Vibo Valentia. Da ciò si deduce dunque che Nicotera Marina non deve solo
chiedere che le Fiamme Gialle non vengano trasferite, ma che, qualora miracolosamente detengano la storica sede, siano
rinforzate in termini di unità. Insomma, sarebbe davvero sperare nell’impossibile.
Con buona pace del diritto alla sicurezza dei cittadini.
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