Nicotera.
Una
radicata convinzione vuole che nelle grandi città si è soli nelle criticità e
nel disagio, in quanto i rutilanti ritmi cittadini catapultano le persone
nell’indifferenza e in una sorta di cinismo che impedisce di vedere il dolore
dei più deboli. La storia di F.L. ribalta totalmente questa convinzione, e
mostra, con spietata evidenza, che si può essere soli e vittime del proprio dramma
anche in un paese di provincia, dove tutti conoscono tutti.
Il dramma di F.L. e dei
suoi anziani genitori è esplosa in tutta la sua veemenza una gelida mattina di
fine gennaio. Sono circa le 8 quando arriva una telefonata alla locale stazione
dei Carabinieri: agli uomini dell’Arma viene comunicato che urge il loro
intervento poiché c’è una donna in evidente stato di alterazione mentale, di
attimo in attimo sempre più pericolosa per se stessa e per gli altri.
I militari giunti
prontamente sul posto trovano F.L. in preda ad uno stato confusionale: è scalza
e indossa un pigiama striminzito, ma sembra non sentire freddo. I piedi nudi
affondano nella pioggia che continua a cadere. Dice frasi sconnesse, non
riconosce i vicini di casa accorsi sul posto avendo sentito le sue urla piene
di parole senza senso. Ha atteggiamenti violenti: aggredisce chiunque passi da
là, ma anche contro se stessa attua gesti autolesionistici. Trattenerla diventa
difficile perché F.L., nonostante la gracilità del suo fisico debilitato,
mostra una forza insospettabile che rende complicato gestire il suo disagio.
Nel giro di pochi minuti nella centrale via Filippella giunge il medico
psichiatra del servizio di salute mentale dell’ospedale di Nicotera, il 118, i
vigili urbani, e i tanti passanti che assistono impotenti alla tragedia di F.L.
Ma arrivano soprattutto alcuni rappresentanti della congregazione dei Testimoni
di Geova che, come vedremo, hanno avuto un ruolo fondamentale nella storia di
F.
Intanto vengono
attivate le procedure per il TSO. F. viene condotta presso una struttura di
Crotone. Ma le sorprese sulla vicenda della giovane donna non finiscono con il
suo ricovero coatto. Entrando in casa i militari dell’Arma hanno potuto
constatare le terribili condizioni di degrado in cui essa viveva insieme agli
anziani genitori. La casa era stracolma di ogni sorta di oggetto e indumento.
Il caos totale rendeva quasi impossibile addentrarsi nelle stanze dell’appartamento.
L’odore nauseabondo segnalava la presenza di cumuli di immondizia, oltre che la
convivenza della famiglia con almeno una quindicina di gatti. L’anziana madre
stava a letto, a causa delle precarie condizioni di salute, mentre il padre,
anch’egli anziano e provato, mostrava evidenti sul viso i segni di
un’aggressione da parte di quella figlia ormai fuori controllo.
Il dramma di questa
famiglia si consumava nel silenzio e in una sorta di forzata riservatezza.
Infatti, da quanto è dato sapere, nessuno poteva avvicinarsi a quella casa,
perché F.L. non gradiva visite o intromissioni nella sua vita. Il padre e la
madre erano attivi nel frequentare le attività religiose della congregazione
dei Testimoni di Geova. Ma ultimamente la loro presenza, presso la Sala del
Regno (luogo dove si celebrano i riti) era diventata un po’ rada. Gli
appartenenti a tale credo costruiscono intorno a sé una fitta rete di
solidarietà, prestando immediato soccorso a un “fratello” qualora ne abbia
bisogno. Ma nel caso in specie, sembrerebbe che il padre di F. abbia invitato
confratelli a non avvicinarsi alla sua casa, forse per paura delle reazioni
della figlia che, si mormora in paese, sembra nutrisse un odio mortale per i
membri della confraternita.
In realtà F. è
cresciuta in seno alla comunità di questo movimento religioso. Allevata secondo
i rigidi valori morali e religiosi, valori che vorrebbero sanare la società, applicando
una dettagliata interpretazione della Bibbia, F. viveva conformandosi alle
sacre scritture, vademecum di ogni Testimone. Addirittura sotto la casa di F.
era stata allocata la Sala del Regno. La sua vita era scandita dagli incontri,
dalle liturgie, dai rituali del movimento con la quale la donna viveva in
simbiosi. Poi però ad un certo punto deflagrò la rottura totale. Non è ben
chiaro cosa sia accaduto. Sta di fatto che F. si è allontanata dalla
confraternita; non ha più voluto avere nulla a che fare con i Testimoni; la
Sala del Regno dovette sloggiare da sotto casa sua. F. non salutò e non parlò
più con i membri della congregazione. La chiusura fu totale e senza ritorno.
Poi, lentamente la deriva. Gli anni per F. passavano nella solitudine e del
disagio psicologico: trascorreva i suoi giorni allevando gatti e coltivando
nella sua mente chissà quali pensieri. Scarsi o nulli i contatti sociali, la
sua casa diventava giorno dopo giorno una “discarica”, come l’ha definita chi
vi è entrato. Ora resta da chiarire il ruolo dei genitori in questa allucinante
situazione, anche se si vocifera che i due anziani erano incapaci di ribellarsi
alla personalità e agli atteggiamenti della figlia.
Ma un giorno, quando il
padre di F. si è presentato presso la Sala del Regno visibilmente deperito e
con il voto graffiato, agli “anziani” è parso chiaro che qualcosa non andava
per il loro confratello. Hanno quindi deciso di intervenire. Adesso, dopo il
ricovero di F., lo hanno sistemato in una pensione, mentre la madre è stata
ricoverata in ospedale. Si sono assunti il compito di pulire quella casa,
sporca e impraticabile. Per un giorno intero è sostato davanti l’ex Sala del
Regno un camion sul quale è stato deposto l’intero contenuto della casa, e
uomini, vestiti di tute bianche integrali e muniti di mascherine, si sono
addentrati nella giungla del degrado e dell’abbandono.
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