Francesco Tripaldi
Enza Dell’Acqua
Vibo Valentia.
E’ muro contro muro. Il comitato “pro mare pulito”, massicciamente partecipato
dai cittadini nicoteresi, non ha voluto saperne di sedersi al tavolo voluto dal
prefetto di Vibo Valentia Carmelo Casabona, per le nove circa di ieri. Così
come organizzato i cittadini hanno ritenuto, espressamente, che non avesse quei
requisiti di operatività necessari per trovare e implementare la soluzione al
problema del mare inquinato che, a Nicotera, ha letteralmente distrutto
un’economia già asfittica di suo. Troppi i politici in fila, per i nicoteresi. Che,
forse, non hanno avuto tutti i torti, avuto riguardo delle poche e scarne
determinazioni assunte al termine dei lavori, ovvero la realizzazione di due
pozzi in quel della frazione Marina, nonché il monitoraggio degli sversamenti
fognari abusivi. Dati giustamente per certi dal dottor Casabona, tuttavia
ancora “fioritura algale” per la dottoressa Angela Diano dell’Arpacal. «Chi si siede a questo tavolo- ha tuonato uno
dei manifestanti dinanzi alla prefettura, seguito da tutti gli altri- decide di
porsi come una nostra controparte». La frase, che aveva una portata ovviamente generale,
era la risposta alla deputata pentastellata Dalila Nesci che, munita di
megafono, cercava di intessere un dialogo con i manifestanti, affermando, tra
l’altro, di aver chiesto l’incontro da diverso tempo. Il prefetto, per la
cronaca, ha dato il via ai lavori attorno alle nove e trenta con una dura
reprimenda all’amministrazione comunale, letteralmente “puntata” con occhio
vigile. Si è detto esterrefatto, esordendo, «che ancora nel 2016 intere
comunità abbiano il problema dell’acqua potabile, nell’inerzia di chi avrebbe avuto
il dovere di provvedere». Altro problema messo, ovviamente, sul tappeto, quello
del mare in condizioni indecenti, reso infrequentabile, citando Casabona, «da
sversamenti illeciti». Questo il punto focale, atteso che all’alto
rappresentante dello stato hanno fatto da eco le dichiarazioni dell’ingegnere Salvatore
Epifanio della Regione Calabria, anche lui sicuro che vi siano condotte che
portano fogna nel mare, così come del comandante Antonio Lo Giudice della
capitaneria di Vibo, perfettamente consapevole del disastro della depurazione,
così come del mancato censimento delle condutture fognarie. Non convincenti
sono parse, sul fronte della potabilità dell’acqua, le asserzioni della Sorical,
per bocca dell’ingegner Sergio De Marco, per il quale l’acqua nera, fenomeno
definito “occasionale”, ma in realtà costante da mesi prove alla mano,
dipenderebbe dal sedime di manganese e altri elementi ossidati. Pletoriche le
spiegazioni che ha fornito ad un uditorio, prefetto in testa, ansioso di
conoscere tempi e modi di soluzione del problema, per ora incerti. Dalila
Nesci, deputata del M5S, ha, sulla scia, affermato e confermato che l’origine
dell’inquinamento non può che essere fognaria. Dopo le puntualizzazioni di
Brunello Censore, deputato dem, tese a circoscrivere il problema
dell’inquinamento per evitare «allarmismi a stagione in corso», è stata la
volta delle dottoressa Diano, che nel discettare di alghe dai nomi
impronunciabili è stata poi interrotta, piuttosto bruscamente per la cronaca,
dal prefetto nelle vesti di moderatore. Abbiamo voluto chiedere alla
dottoressa, nel corpo della discussione, come mai la sua posizione sulla
fioritura algale è pressoché difforme da quella di tutti i cittadini e delle
autorità competenti. La risposta non è pervenuta, tuttavia non disperiamo per
il futuro. Quasi al termine, l’assessore ai lavori pubblici del comune di
Nicotera, Federico Polito, si è reso disponibile alla consegna delle schede
tecniche di due pozzi già progettati alla Regione, nelle mani dell’assessora
all’ambiente Rizzo, disposta a finanziarli seduta stante. Nel frattempo i
manifestanti occupavano gli uffici dell’Asp, ottenendo che gli stessi
rappresentanti della Regione firmassero un impegno scritto sul controllo del
mare e sul fronte dell’acqua potabile. Non vogliono mollare la presa.
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