martedì 26 luglio 2016

23 luglio: tavolo tecnico in prefettura.



Francesco Tripaldi
Enza Dell’Acqua
Vibo Valentia. E’ muro contro muro. Il comitato “pro mare pulito”, massicciamente partecipato dai cittadini nicoteresi, non ha voluto saperne di sedersi al tavolo voluto dal prefetto di Vibo Valentia Carmelo Casabona, per le nove circa di ieri. Così come organizzato i cittadini hanno ritenuto, espressamente, che non avesse quei requisiti di operatività necessari per trovare e implementare la soluzione al problema del mare inquinato che, a Nicotera, ha letteralmente distrutto un’economia già asfittica di suo. Troppi i politici in fila, per i nicoteresi. Che, forse, non hanno avuto tutti i torti, avuto riguardo delle poche e scarne determinazioni assunte al termine dei lavori, ovvero la realizzazione di due pozzi in quel della frazione Marina, nonché il monitoraggio degli sversamenti fognari abusivi. Dati giustamente per certi dal dottor Casabona, tuttavia ancora “fioritura algale” per la dottoressa Angela Diano dell’Arpacal.  «Chi si siede a questo tavolo- ha tuonato uno dei manifestanti dinanzi alla prefettura, seguito da tutti gli altri- decide di porsi come una nostra controparte». La frase, che aveva una portata ovviamente generale, era la risposta alla deputata pentastellata Dalila Nesci che, munita di megafono, cercava di intessere un dialogo con i manifestanti, affermando, tra l’altro, di aver chiesto l’incontro da diverso tempo. Il prefetto, per la cronaca, ha dato il via ai lavori attorno alle nove e trenta con una dura reprimenda all’amministrazione comunale, letteralmente “puntata” con occhio vigile. Si è detto esterrefatto, esordendo, «che ancora nel 2016 intere comunità abbiano il problema dell’acqua potabile, nell’inerzia di chi avrebbe avuto il dovere di provvedere». Altro problema messo, ovviamente, sul tappeto, quello del mare in condizioni indecenti, reso infrequentabile, citando Casabona, «da sversamenti illeciti». Questo il punto focale, atteso che all’alto rappresentante dello stato hanno fatto da eco le dichiarazioni dell’ingegnere Salvatore Epifanio della Regione Calabria, anche lui sicuro che vi siano condotte che portano fogna nel mare, così come del comandante Antonio Lo Giudice della capitaneria di Vibo, perfettamente consapevole del disastro della depurazione, così come del mancato censimento delle condutture fognarie. Non convincenti sono parse, sul fronte della potabilità dell’acqua, le asserzioni della Sorical, per bocca dell’ingegner Sergio De Marco, per il quale l’acqua nera, fenomeno definito “occasionale”, ma in realtà costante da mesi prove alla mano, dipenderebbe dal sedime di manganese e altri elementi ossidati. Pletoriche le spiegazioni che ha fornito ad un uditorio, prefetto in testa, ansioso di conoscere tempi e modi di soluzione del problema, per ora incerti. Dalila Nesci, deputata del M5S, ha, sulla scia, affermato e confermato che l’origine dell’inquinamento non può che essere fognaria. Dopo le puntualizzazioni di Brunello Censore, deputato dem, tese a circoscrivere il problema dell’inquinamento per evitare «allarmismi a stagione in corso», è stata la volta delle dottoressa Diano, che nel discettare di alghe dai nomi impronunciabili è stata poi interrotta, piuttosto bruscamente per la cronaca, dal prefetto nelle vesti di moderatore. Abbiamo voluto chiedere alla dottoressa, nel corpo della discussione, come mai la sua posizione sulla fioritura algale è pressoché difforme da quella di tutti i cittadini e delle autorità competenti. La risposta non è pervenuta, tuttavia non disperiamo per il futuro. Quasi al termine, l’assessore ai lavori pubblici del comune di Nicotera, Federico Polito, si è reso disponibile alla consegna delle schede tecniche di due pozzi già progettati alla Regione, nelle mani dell’assessora all’ambiente Rizzo, disposta a finanziarli seduta stante. Nel frattempo i manifestanti occupavano gli uffici dell’Asp, ottenendo che gli stessi rappresentanti della Regione firmassero un impegno scritto sul controllo del mare e sul fronte dell’acqua potabile. Non vogliono mollare la presa.

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