domenica 17 luglio 2016

Terzo giorno di protesta per i manifestanti in lotta contro le criticità del territorio.



Nicotera. E così i manifestanti hanno trascorso la terza notte consecutiva a palazzo Convento. L’alba li ha sorpresi sfiniti, per le scomode nottate a dormire su lettini di fortuna, sfiniti ma sempre più motivati, sempre più decisi ad andare fino in fondo, a non rassegnarsi a vedere morire il proprio territorio.
Previsto per stasera l’arrivo, presso la casa comunale che ospita i manifestanti, del consigliere regionale di maggioranza Vincenzo Pasqua. Una volta sensibilizzato della vigorosa protesta in atto, Pasqua si è attivato per dare risposte concrete all’esasperazione dei cittadini. A cominciare dei famosi 72 mila euro promessi nei giorni scorsi e che dovevano servire a sbarrare la foce del Mesima. Ebbene. Sembra che sull’apposito capitolato d’appalto non c’era nemmeno un soldo bucato. Pasqua, di concerto con l’assessora all’Ambiente Antnietta Rizzo sono riusciti a reperire, presso uno speciale capitolato d’appalto i soldi disponili, quindi, previa convenzione tra la Regione e il comune di Nicotera, i lavori possono cominciare, per arginare almeno una delle cause del problema dell’inquinamento marino. Ma i dimostranti non si fermano qui. Attendono che tutta la politica si faccia avanti, che finalmente si schieri dalla loro parte. E che le istituzioni decidano di porre in essere i giusti interventi per venire a capo di problema atavico e ammantato da troppi misteri: questo mare inquinato, sporco, impraticabile. Quella inesauribile fonte di guadagno ormai non lo è più. Si celebra, ogni anno, il suo funerale. Con rabbia, sdegno, disappunto, ma quest’anno è scattato qualcos’altro. Un’esasperazione tremenda che non poteva non sfociare nell’eclatante protesta di questi giorni. Le domande, sul tappeto, sono tante, le risposte pochissime e inconcludenti. Domande che rimbalzano di anno in anno, sempre le stesse. Cambiano i politici, cambiano i rappresentanti istituzionali, cambiano anche i dirigenti dell’Arpacal, ente regionale deputato al controllo dell’ambiente. Ma gli interrogativi sono sempre uguali: cosa c’è alla base del mare sporco e inquinato? L’Arpacal risponde. Sono alghe, dice. Risposta, questa, che non convince i cittadini. La vista, l’olfatto, persino il tatto dice esattamente il contrario. Il mare è imbrattato, maleodorante, pesante, denso. E qui comincia il solito fenomeno del doppio binario. L’istituzione Arpacal espone la sua verità, i cittadini ne sostengono un’altra. E nell’incontro di due realtà distinte e separate a vincere è l’Arpacal, perché rappresenta l’ipse dixit istituzionale, contro il quale si disintegra qualsiasi contestazione. Persino gli esami di Goletta Verde o Legambiente impallidiscono di fronte alle parola dell’Arpacal, che sembra essere, dopo la Cassazione, l’unico ente in Italia ad emettere sentenze senza appello, e questo è contemplato in un sistema democratico che vorrebbe basarsi sulla logica di pesi e contrappesi. E a tutto il malcontento si aggiunge, per i manifestanti, l’impotenza nel dover fare un passo indietro.

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