Nicotera.
E
così i manifestanti hanno trascorso la terza notte consecutiva a palazzo
Convento. L’alba li ha sorpresi sfiniti, per le scomode nottate a dormire su
lettini di fortuna, sfiniti ma sempre più motivati, sempre più decisi ad andare
fino in fondo, a non rassegnarsi a vedere morire il proprio territorio.
Previsto per stasera
l’arrivo, presso la casa comunale che ospita i manifestanti, del consigliere
regionale di maggioranza Vincenzo Pasqua. Una volta sensibilizzato della
vigorosa protesta in atto, Pasqua si è attivato per dare risposte concrete
all’esasperazione dei cittadini. A cominciare dei famosi 72 mila euro promessi
nei giorni scorsi e che dovevano servire a sbarrare la foce del Mesima. Ebbene.
Sembra che sull’apposito capitolato d’appalto non c’era nemmeno un soldo
bucato. Pasqua, di concerto con l’assessora all’Ambiente Antnietta Rizzo sono
riusciti a reperire, presso uno speciale capitolato d’appalto i soldi
disponili, quindi, previa convenzione tra la Regione e il comune di Nicotera, i
lavori possono cominciare, per arginare almeno una delle cause del problema
dell’inquinamento marino. Ma i dimostranti non si fermano qui. Attendono che tutta
la politica si faccia avanti, che finalmente si schieri dalla loro parte. E che
le istituzioni decidano di porre in essere i giusti interventi per venire a
capo di problema atavico e ammantato da troppi misteri: questo mare inquinato,
sporco, impraticabile. Quella inesauribile fonte di guadagno ormai non lo è
più. Si celebra, ogni anno, il suo funerale. Con rabbia,
sdegno, disappunto, ma quest’anno è scattato qualcos’altro. Un’esasperazione
tremenda che non poteva non sfociare nell’eclatante protesta di questi giorni.
Le domande, sul tappeto, sono tante, le risposte pochissime e inconcludenti.
Domande che rimbalzano di anno in anno, sempre le stesse. Cambiano i politici,
cambiano i rappresentanti istituzionali, cambiano anche i dirigenti
dell’Arpacal, ente regionale deputato al controllo dell’ambiente. Ma gli
interrogativi sono sempre uguali: cosa c’è alla base del mare sporco e
inquinato? L’Arpacal risponde. Sono alghe, dice. Risposta, questa, che non
convince i cittadini. La vista, l’olfatto, persino il tatto dice esattamente il
contrario. Il mare è imbrattato, maleodorante, pesante, denso. E qui comincia il
solito fenomeno del doppio binario. L’istituzione Arpacal espone la sua verità,
i cittadini ne sostengono un’altra. E nell’incontro di due realtà distinte e
separate a vincere è l’Arpacal, perché rappresenta l’ipse dixit istituzionale,
contro il quale si disintegra qualsiasi contestazione. Persino gli esami di
Goletta Verde o Legambiente impallidiscono di fronte alle parola dell’Arpacal,
che sembra essere, dopo la Cassazione, l’unico ente in Italia ad emettere
sentenze senza appello, e questo è contemplato in un sistema democratico che
vorrebbe basarsi sulla logica di pesi e contrappesi. E a tutto il malcontento
si aggiunge, per i manifestanti, l’impotenza nel dover fare un passo indietro.
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